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  • Inter, Inzaghi ritrova Simeone dopo il 5 maggio: cholismo contro 'demonismo'

    Inter, Inzaghi ritrova Simeone dopo il 5 maggio: cholismo contro 'demonismo'

    • Pasquale Guarro
    Nello stesso spogliatoio dal 1999 al 2003, in quella Lazio stellare di Nesta, Mancini, Mihajlovic, Nedved e Stankovic, c'erano anche loro due: Simone Inzaghi e Diego Simeone, che martedì sera si affronteranno da avversari, rispettivamente alla guida tecnica di Inter e Atletico Madrid. Due percorsi e due filosofie diverse a confronto, da una parte il "Cholo" con il suo calcio speculare, difensivo e tremendamente cinico; dall'altra quello che è stato ribattezzato come il "Demone", che ha trasformato l'Inter in una delle squadre più belle e concrete d'Europa, abbinando solidità difensiva al gioco avvolgente e godibile. 

    PUNTI DI RIFERIMENTO - Diversi in tutto e per tutto, l'argentino ha sempre dato l'idea di gestire lo spogliatoio alla Antonio Conte, usando anche il pugno di ferro, quando necessario. Diversa la visione di Inzaghi, che in quanto ad amministrazione del gruppo sembra invece molto più vicino alle idee di Carlo Ancelotti. Dimostrazione di come nel calcio esistano diverse strade da poter percorrere per arrivare al successo e di come ognuno scelga la sua anche in base al proprio modo di intendere il ruolo di allenatore. 

    MERCATO DELLE PUNTE - Ma tra Inzaghi e Simeone ci sono anche punti in comune: intanto entrambi avrebbero voluto l'attaccante dell'altro. Sì, perché Lautaro era di fatto un calciatore dell'Atletico Madrid prima di strappare il preaccordo con i colchoneros e dire sì all'Inter, dietro la spinta di Milito e Zanetti. Mentre in Spagna c'è Morata, il calciatore più richiesto da Inzaghi nella sessione estiva di mercato. Il tecnico nerazzurro non aveva alcun dubbio e aveva indicato Alvaro davanti a tutti gli altri, ma gli alti costi dell'operazione avevano fatto desistere Ausilio e Marotta. Per l'altro punto in comune tra Inzaghi e Simeone, invece, bisogna andare un po' più indietro nel tempo, precisamente al 5 maggio del 2002, quando il nome di entrambi finì nel tabellino della partita che fece precipitare l'Inter di Ronaldo, Vieri e Cuper nello sconforto più totale, consegnando di fatto lo scudetto alla Juventus. 

    CICLI STORICI - Ventidue anni dopo si giocano un ottavo di Champions, in quello che per entrambi è un periodo di trasformazione. Di Simeone si dice che il suo Atletico non sia più quello del pullman davanti alla porta, ma anche che dopo 13 anni alla guida dei colchoneros si senta pronto a una nuova esperienza che possa risvegliare i suoi istinti primordiali. Inzaghi sta invece conoscendo il suo zenit, visto che mai da allenatore aveva raggiunto una tale continuità di rendimento, associata alla maturità che può sfoggiare adesso che è arrivato al terzo anno di Inter, con alle spalle una finale di Champions giocata alla pari contro il Manchester City di Guardiola. E chissà che un nuovo punto in comune con Simeone possa proprio essere quello di una lunghissima permanenza alla guida di un club di grande spessore, aprendo un ciclo e costruendo la storia, come ha saputo fare il "Cholo" a Madrid. 
     

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