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  • Inter, Gasp e la sindrome di Mou

    Inter, Gasp e la sindrome di Mou

    • Marco Guidi

     

    L'Inter soffre della sindrome di Mou. E la colpa è della società, dei giocatori e dei tifosi. Il sospetto era venuto già nelle prime settimane dell'era Benitez, quando l'ex tecnico del Liverpool fu preso di mira perché così diverso dallo Special One
    Il peccato originale è stata la beatificazione di Mourinho. Tecnico vincente, speciale appunto. Ma assurto al ruolo di semi-dio nella Milano nerazzurra. Una presenza ingombrante anche nell'assenza. Una volta rimasto orfano del vate di Setubal, tutto l'ambiente Inter ne ha da subito evocato le magnifiche gesta. Nessuno ha saputo superare il passato e guardare avanti. Imprimis Massimo Moratti, rimasto così legato al suo pupillo.
    Così si è finito per bruciare e delegittimare i suoi successori. Benitez? Non piaceva ai giocatori perchè in antitesi con il credo mourinhano. Leonardo? Troppo sognatore e offensivista, vuoi mettere il pragmatismo di Mou? E Gasperini? Non ha il carattere, l'appeal del portoghese.
    Tutte cose vere, magari, ma l'Inter deve voltare pagina. Dare credito a un nuovo progetto, non sedersi sugli allori del passato. Dimenticare lo Special One, il Triplete e la magica notte di Madrid. 
    Guardare Gasp imitare (male) le lamentele con gli arbitri di Mou dopo appena due giornate di campionato fa quasi sorridere. Non ragioniamo sul merito (e qui anche Mou spesso aveva torto marcio), ma sulla forma. Per l'allenatore portoghese la polemica era un modo per sviare lo sguardo su problemi e casini interni allo spogliatoio e al club. Giuste o sbagliate che fossero, le conferenze stampa show di Mou raggiungevano lo scopo. Grazie alla personalità e alla faccia tosta del tecnico. L'effetto delle parole di Gasperini, invece, è più vicino al canto del cigno. O al miagolio di un gattino in pericolo (di esonero). Povero Gasp, come stai male nei panni di Mourinho

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