Inter, Icardi non è un problema. Ma neanche la soluzione
BEATA SOLITUDINE - Spietato killer dell'area di rigore, centravanti freddo e concreto. Icardi sa far gol, ma non riesce a farti innamorare. Sarà per la sua natura marcatamente individualista, che spesso ha anche liberamente manifestato. Perché a dichiararlo fu lo stesso argentino: "Come preferisco giocare? Mi piace avere due ali che mettono palloni al centro e agire da unica punta", ebbe a dire il rosarino in conferenza stampa con l'allora tecnico Frank de Boer. E da allora l'Inter ha praticamente assecondato i desideri del bomber, nonostante la folta presenza di attaccanti in rosa. Da Palacio a Eder, passando per Gabigol e Pinamonti: tutti in panchina a guardare Icardi, spesso isolato. Ma felice.
SOLO IL GOL - Perché la sensazione è proprio questa: con un altro attaccante al suo fianco, Icardi va totalmente in crash. Contro il Genoa la riconferma, quando Pioli gli ha affiancato Eder come compagno di reparto. Il risultato è stato deprimente, Icardi è totalmente sparito dal terreno di gioco. Un aspetto preoccupante, per l'Inter e per lo stesso attaccante, che dimostra - ancora una volta - di preferire la sola fase realizzativa. Di dialogare e sacrificarsi neanche se ne parla, almeno non nel lungo periodo. Di questo passo diventa difficile farsi accettare e apprezzare da un gruppo che, come unico scopo, dovrebbe avere quello di faticare per farti fare gol.
QUELLA FASCIA... - Con 24 gol all'attivo diventa difficile criticare Icardi, ma se ampliamo il quadro delle considerazioni, diventa complesso anche escluderlo a prescindere dai problemi attuali di questo gruppo, che dopo Zanetti non ha ancora trovato il proprio capitano. Perché Icardi, per diverse ragioni, sembra ben lontano dal meritare la fascia. Accentratore, egoista, forte di una leadership più imposta dall'alto che guadagnata nello spogliatoio. Insomma, Icardi non sarà un problema, ma di sicuro non è la soluzione.
