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    Non c'è Inter senza Thuram: questo Sanchez vale Correa

    Non c'è Inter senza Thuram: questo Sanchez vale Correa

    • Pasquale Guarro
    Se oggi si scrivesse la Costituzione dell'Inter, l'articolo 1 reciterebbe: "Thuram non può uscire dal campo". Di sicuro non può lasciare spazio a Sanchez, che al momento vale più o meno Correa. Non è una questione di gol, visto che il bomber è chiaramente Lautaro, ma di peso specifico e coinvolgimento nell'impianto di gioco. Complesso il ruolo di Inzaghi, gestore di anime ed energie, ma ciò che più balza all'occhio adesso è che il tecnico nerazzurro non può più permettersi di alternare il francese e il cileno come se i due si equivalessero. Neanche in nome dei famosi equilibri di spogliatoio, perché se in altre zone di campo il divario tra i diversi interpreti è minimo o addirittura inesistente, lì davanti c'è una differenza troppo marcata per non battezzare titolari e panchinari. Un po' come aveva dovuto fare Conte con Lukaku e Lautaro, tenuti in campo fino allo sfinimento. 

    Il richiamo ai tempi che furono non è casuale: Thuram deve essere per Inzaghi ciò che Lukaku è stato per il tecnico salentino. Questione elevata a potenza se l'Inter, come accaduto contro Sassuolo e Bologna, si ritrova a dover assaltare l'avversario alla ricerca di un gol. E invece, in entrambe le occasioni, Thuram ha lascito spazio a Sanchez; al 68' sul punteggio di 1-2 contro i neroverdi; al 55' sul 2-2 contro i rossoblù. Il risultato è stato il medesimo: l'attacco dell'Inter ha perso velocità, centimetri e sponde, consegnandosi alle difese avversarie. L'esperimento è fallito, vietato insistere: non c'è Inter senza Thuram e non c'è assalto con il cileno in campo, osservando quella che è stata la naturale evoluzione dell'ex Udinese e Barcellona, che con il passare del tempo è finito per allontanarsi sempre di più dalla porta avversaria. Ormai gira a largo. E allora lunga vita a Thuram. 
     

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