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    Ipotesi vendita: brand Juventus con forti potenzialità, ma solo se crescerà sui mercati internazionali

    Ipotesi vendita: brand Juventus con forti potenzialità, ma solo se crescerà sui mercati internazionali

    • Marcel Vulpis
      Marcel Vulpis
    I recenti rumour, rilanciati dal quotidiano "Il Giornale", sulla vendita della Juventus, hanno inevitabilmente scatenato media e analisti sul valore di questa eventuale operazione (troppo semplicisticamente identificata in area 1,5 miliardi di euro), che porterebbe, per la prima volta, la società di calcio più blasonata d'Italia fuori dall'orbita della famiglia Agnelli. 

    Attualmente infatti è controllata da Exor N.V, holding di diritto olandese (con sede ad Amsterdam), di proprietà appunto dagli stessi Agnelli, che detiene un pacchetto di azioni pari al 63,8% (con diritto di voto al 77,9%), ed è tra le più importanti in ambito europeo (secondo Forbes è tra i primi 320 gruppi al mondo nell'anno in corso). La stessa, peraltro, giorni fa, ha smentito l'ipotesi cessione della società bianconera, ma l'interesse sulla quantificazione del valore non è diminuito nel tempo. 

    Una prima valutazione (più di natura economica) ce la fornisce, anche considerando la serie storica 2018-2022, la società di consulenza Deloitte, nell’annuale report "Football Money League", che misura da sempre la ricchezza dei 20 top club dei principali campionati europei. Nell'edizione 2023, su dati 2021/22, la società torinese si è fermata all'11° posto, prima però fra tutte le italiane (superando l'Inter in 14esima posizione e il Milan in 16esima). Ha fatto registrare, nell'anno oggetto di analisi (2022), più di 401 milioni di euro di fatturato, così suddiviso: 48% (194 milioni) in ricavi da diritti commerciali, 44% (175 milioni) in tv rights, e 8% (32 milioni) in entrate da biglietteria. Il miglior risultato l'ha ottenuto nel 2019, con 460 milioni di euro di "valore della produzione". In media, nell'ultimo quinquennio, ha generato ricavi per 417,6 milioni. 

    Le potenzialità del brand Juventus, soprattutto in un'ottica di internazionalizzazione, devono essere messe in collegamento a quella che è l'attuale situazione contabile-finanziaria. Dai dati dell'ultima semestrale bianconera (al 30 giugno 2023), come si evince dai documenti della controllante olandese, le perdite sono vicine agli 81 milioni di euro (la situazione debitoria è tenuta sotto controllo grazie allo strumento degli aumenti di capitale, ma anche questo non è un segnale positivo). A questi bisogna aggiungere i 29,5 milioni della prima semestrale. Un "rosso" globale, quindi, che potrebbe attestarsi in area 110 milioni (c'è da sottolineare che, finendo nel consolidato della holding olandese, potrebbero esserci comunque delle variazioni finali), nettamente più basso però rispetto a quello della stagione precedente (2021/22): -239,3 milioni di euro. Il sesto "rosso" consecutivo dal 2017/18 (-19,2 milioni di euro) a oggi. 

    Questo dato statistico conferma una difficoltà perdurante (almeno negli ultimi 6 anni) nell'individuazione di una strada chiara nel segno della sostenibilità. Una serie storica, però, che è sotto gli occhi di tutti (a partire dai potenziali compratori). 
    Più in generale, ci si trova di fronte al più importante marchio calcistico italiano sotto il profilo del blasone sportivo (soprattutto in ambito "domestico"). E' anche, tra l'altro, uno dei pochi con uno stadio di proprietà (anche se con una capienza che non consente ulteriori percentuali di crescita se non operando, nei diversi settori di riferimento, sulla leva del "prezzo") e con strutture all'avanguardia. E' indubbio però che per tornare a eccellere, soprattutto in ambito internazionale (nelle coppe europee), il potenziale nuovo proprietario dovrebbe attivare una serie di investimenti a sei zeri a partire dal progetto sportivo. 

    La competizione in ambito internazionale infatti è sempre più agguerrita. Il Manchester City, brand del conglomerato "City Football Group", ha conquistato il primo posto della classifica Deloitte generando ricavi, nell'ultima analisi, pari a 731 milioni (+13% rispetto alla stagione precedente). Un risultato possibile anche perché oggi la English Premier League è il campionato più ricco e con le maggiori opportunità commerciali su scala mondiale. Già il 9° posto in questa speciale classifica, ovvero quello conquistato dal Tottenham (523 milioni di euro e una crescita, anno su anno, del 23%), sull'onda del boom dei ricavi commerciali (215 milioni), per il momento, è una "chimera", perché, per sfondare il muro dei 500 milioni, la Juventus dovrebbe conquistare, nei prossimi anni, almeno la finale di una edizione della Champions League (la partenza della nuova formula però potrà agevolare questa crescita economica). 
    Nel frattempo marchi come il ManCity (ma lo stesso vale ad esempio per il Real Madrid) hanno già fatto capire che, entro i prossimi 5 anni, puntano a raggiungere il tetto del miliardo di euro di fatturato. L'idea quindi di un possibile prezzo di vendita fissato a 1,5 miliardi di euro per la Juventus FC è sicuramente suggestiva, ma non supportata da alcuni parametri di valutazione economica-contabile. 

    Se si esce, invece, da questo terreno e si entra sulla valutazione del marchio e di ciò che rappresenta nel mondo dello sport (non solo italiano), soprattutto guardando alle potenzialità di crescita sui mercati internazionali (dove è uno dei brand europei di calcio di maggiore appeal), si può provare ad avvicinarsi a questa valutazione "monstre". Non si può escludere infatti che il marchio piemontese (valutato nel 2022 dalla società di consulenza Brand Finance in più di 705 milioni di euro) possa, nel futuro, entrare a far parte del portafoglio di un gruppo internazionale e possa far parte di una strategia globale di penetrazione sui principali mercati esteri. 
     

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