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  • Jacobelli, il retroscena: perchè Moratti ha ceduto a Thohir (ma l'indonesiano sa chi resterà il presidente per i tifosi)

    Jacobelli, il retroscena: perchè Moratti ha ceduto a Thohir (ma l'indonesiano sa chi resterà il presidente per i tifosi)

    L'incontro di Parigi è stato fruttuoso: al prezzo di 350 milioni di euro, Thohir sta per diventare il nuovo proprietario dell'Inter. Manca solo l'ufficialità alla conclusione di una trattativa che è stata lunga e laboriosa come doveva essere, poichè questa è davvero una svolta storica. Per l'Inter, che sta alla famiglia Moratti come la famiglia Moratti sta all'Inter e per il calcio italiano. 

    In queste settimane, grazie alla bravura dei suoi giornalisti, calciomercato.com vi ha raccontato per filo e per segno come siano andate le cose. Qui finisce un'era e ne incomincia una nuova.

    In attesa di sapere che cosa faranno gli indonesiani, quale squadra e quale società abbiano in testa gli indonesiani, qui bisogna rendere omaggio a ciò che Massimo Moratti ha fatto nei 18 anni in cui è stato l'Inter e a ciò che sta facendo in queste ore per l'Inter, allo scopo di garantirle un futuro solido, ricco di vittorie e di conti in regola.

    Il Signor Saras l'acquistò il 25 febbraio 1995, quando non aveva ancora compiuto 50 anni. Lo fece anche nel nome del padre, Angelo e dei milioni di interisti che, negli Anni Sessanta, si specchiarono nella Grande Inter euromondiale da Angelo costruita. Il padre vinse 3 campionati, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe intercontinentali. Il figlio allinea 16 titoli: 5 scudetti (anche se per gli juventini sono 4, ma il pronunciamento della giustizia sportiva su Calciopoli è stato definitivo); 4 coppe italia, 4 supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa del mondo per club).

    E' stato Massimo a guidare la sua gente nella traversata nel deserto europeo: ci sono voluti 45 anni per riconquistare la Coppa dei Campioni. E, sebbene sembri siano passati trent'anni, in realtà ne sono trascorsi soltanto tre dall'indimenticabile 2010, durante il quale Mourinho in ordine cronologico vinse la Coppa Italia, lo scudetto e la Champions League; Benitez, già, il magnifico Benitez che sta facendo volare il Napoli, chiuse il cerchio conquistando la Supercoppa di Lega e il mondiale per club prima di venire inopinatamente esonerato.

    Proprio dal brusco quanto immotivato licenziamento dello spagnolo, sono nati i tre anni neri del cub che ha cercato il clone di José e non l'ha mai trovato, sino ad approdare a Mazzarri, chiamato a ricostruire dopo la disgraziata stagione 2012-2013, figlia di errori di mercato e di programmazione: eliminazione dalla Coppa Italia e dall'Europa League, nono posto in campionato, esclusione dalle coppe europee 2013-2014, record negativo assoluto di sconfitte (sedici), 57 gol incassati in 38 gare di serie A.

    Intanto, la situazione di bilancio si è costantemente aggravata, anche a causa della mancata partecipazione per due stagioni consecutive alla Champions League; la drastica riduzione del monte-ingaggi e il congedo di molti, strapagati veterani, non sono stati sufficienti per invertire la rotta; l'esposizione con le banche e i fornitori, certificata dal bilancio al 30 giugno 2012 attorno ai 214 milioni di euro, è diventata una zavorra insopportabile per un presidente che, in 18 anni e mezzo, ha speso 1 miliardo e mezzo di euro nel nome della sua società e deve fare i conti con i problemi della Saras, la cassaforte di famiglia.

    Nell'intervista rilasciata il 3 agosto scorso alla Gazzetta dello Sport, che confermò le anticipazioni di calciomercato.com di due settimane prima, Moratti non ebbe peli sulla lingua: "I debiti, i debiti: parlate sempre di quelli, ma è un errore di prospettiva. Il debito dell'Inter è simile a quello di altre grandi società e non mi preoccupa affatto. Comunque rimanda in gran parte alla mia persona ed è strutturato in maniera solida.

    Potrei tranquillamente continuare da solo. Il problema non sono i debiti, il vero problema è il fatturato. Sono le risorse necessarie per lo sviluppo: un tema commerciale, se proprio non vogliamo definirlo industriale, che nel calcio suona brutto... Ciò di cui mi preoccupo è il futuro della squadra. E questo non può prescindere dall'espansione del marchio sul mercato internazionale".

    E ancora: "Per anni il calcio italiano, e mi assumo la mia parte di colpe, ha vinto all'estero sul campo, ma finanziariamente ha giocato una partita assolutamente casalinga. E l'ha perduta. S'è nutrito di diritti televisivi e di colpi di mercato. Per carità, anche quelli servono, creano identità e coesione tra i tifosi, che sono il primo patrimonio di una squadra. Ma oggi ci ritroviamo incapaci di fare sistema, con stadi vetusti, senza un format che possa realmente attrarre un interesse planetario. Creare un solido mercato all'estero è un'operazione lunga, difficile e costosa. E la concorrenza è fortissima. L'ingresso di un socio asiatico, per esempio, quel mercato fondamentale te lo porta in casa. Ti costringe a cambiare indirizzo e abitudini manageriali. Ti apre al mondo e a nuove risorse in modo quasi automatico. Insomma, ti internazionalizza persino più di un Triplete...".

    Parole sincere, parole sagge, parole degne di un presidente che appartiene di diritto alla storia del suo club e del calcio mondiale.

    Moratti ha rivelato che non crede di rimanere ancora presidente, con l'avvento di Thohir. Può essere. Anche se, stasera, un'accreditata fonte interista interpellata da calciomercato.com ha ventilato l'ipotesi di almeno un altro anno del proprietario uscente al vertice dirigenziale, quale garante dei tifosi.

    Del resto, nessuno potrebbe farlo meglio di lui. Moratti è l'Inter e l'Inter è Moratti. Anche Thohir lo sa.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

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