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  • Juve, alla festa non partecipa Vlahovic: limiti, rabbia, pubalgia e Mondiale, è ancora essenziale per la squadra?

    Juve, alla festa non partecipa Vlahovic: limiti, rabbia, pubalgia e Mondiale, è ancora essenziale per la squadra?

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Tre gol alla Lazio e terzo posto in classifica. Dopo tanti, e più che motivati, rimproveri alla squadra e al suo allenatore per assenza di gioco e risultati, il miglioramento della Juventus è nei fatti. Pur non avendo ancora recuperato del tutto i suoi giocatori migliori (Chiesa, Di Maria, Pogba) e avendone persi altri per strada. Tipo Vlahovic, uscito dai radar da tre settimane causa il ripresentarsi improvviso della pubalgia. Ciò nonostante, anche senza di lui, la Juve ha fatto filotto di vittorie in campionato, aggiudicandosi 2 scontri diretti (con Inter e Lazio) cosa che non accadeva da un anno, ritrovato prolificità in attacco (6 gol in 3 gare) e solidità difensiva, testimoniata dai 6 clean sheet consecutivi. Viene da domandarsi: è così essenziale il serbo nell’economia del gioco bianconero?

    Risposta scontata: certo che lo è, a patto torni ad essere quello della Fiorentina. Ovvero, l’infallibile cecchino sotto porta delle ultime stagioni in viola. Alla Juventus mancano soprattutto i suoi gol, che non possono arrivare solo da calci di punizioni e rigori. Serve il Vlahovic finalizzatore del quale si sono perse le tracce da quando è approdato in bianconero, vuoi anche per problemi strutturali della squadra, incapace di mettere il serbo nelle condizioni di essere letale. Un po’ del suo ce ne ha aggiunto però pure lui, con qualche limite tecnico di troppo e una scarsa propensione al dialogo coi compagni. Il tutto accompagnato da un nervosismo eccessivo che di sicuro non aiuta a migliorare le cose.

    Con l’applicazione, il lavoro e la calma Kean ha ricominciato a segnare e ad essere utile per la squadra, Milik ha dimostrato fin da subito una naturale propensione a partecipare alla manovra collettiva, Vlahovic pretende invece che i compagni giochino per lui e lo servano. Che è poi ciò che vuole ogni attaccante. Lo chiedeva pure Ronaldo, in grado però da solo – quando gli arrivava il pallone – di rendersi spesso letale con una giocata delle sue. 

    Purtroppo il passaggio da CR7 a DV7 è stato un po’ troppo affrettato, e decisamente forzato: Cristiano è un extraterrestre, Dusan un umano di ottimo livello ma non ancora un top, e se non migliorerà non lo diventerà mai. Serve calma e sangue freddo, ingredienti di cui al momento Vlahovic  è sprovvisto. Vorrebbe spaccare il mondo, ma non ce la fa. Anche per colpa sua, non solo della squadra. La quale ha dimostrato di poterne fare a meno, vincere e recuperare posizioni in classifica.

    Anche perché Dusan ultimamente ha anteposto la Serbia alla Juventus, complice il ripresentarsi di una fastidiosa pubalgia non del tutto debellata in estate. Un dolore che gli ha impedito di essere presente nelle ultime tre gare di campionato, ma non di rifiutare la convocazione della propria nazionale per il Mondiale. Precauzione con la Juve, disponibilità per il Qatar. Per il quale non dovrebbe nemmeno imbarcarsi se il dolore fosse davvero così acuto, ma pur di andarci si sottoporrà  anche a qualche infiltrazione. Perché il Mondiale capita una volta ogni 4 anni (se non fai come l’Italia), col proprio club ne restano altrettanti di contratto per poterci giocare. Sempre che alla Juventus un bel giorno non si stanchino di aspettarlo, e lo cedano. 

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