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  • Sei reti per giustificare 60 milioni: Juve, (in) Chiesa il vero Cristiano, è lui l'uomo dei gol pesanti

    Sei reti per giustificare 60 milioni: Juve, (in) Chiesa il vero Cristiano, è lui l'uomo dei gol pesanti

    • Luca Fazzini
    Il gol del decisivo 2-1 all'Atalanta gli è valso il titolo di MVP della finale targato Coca-Cola. In comune, con la celebre bibita di Atlanta, Federico Chiesa vanta un'inconfondibile frizzantezza. I suoi gol, invece, hanno il peso dei cocktail più alcolici: il mancino con cui ha freddato Gollini è solo l'ultima rete di una stagione che lo ha visto andare in gol nelle partite davvero importanti. Si pensi al giorno dell'Epifania e alla doppietta che mandò ko il Milan dopo dieci mesi: un 3-1, quello di San Siro, che permette ai bianconeri di essere a -1 dai rossoneri e coltivare ancora ottimismo per la qualificazione in Champions League. Già, la Champions. Un'avventura terminata troppo in fretta, agli ottavi di finale, ma che ha visto il figlio di Enrico come grande protagonista: gol della speranza a Oporto, (inutile) doppietta allo Stadium. Un poker di occasioni per un totale di sei gol: quest'anno è stato l'uomo il vero Ronaldo della Signora, l'uomo dei gol pesanti. 

    DUTTILITA' - Il ruolo di Cristiano, però, Chiesa non se l'è preso solo a livello figurato. Anche in campo, infatti, ha scambiato spesso posizione con il portoghese, alternando giocate sulla fascia a movimenti da punta centrale. Elementi che amplificano ulteriormente il raggio d'azione del nativo di Genova, capace di avvicendarsi senza distinzioni tra fascia destra e sinistra. Giocate e prestazioni che, unite ai dati, danno ragione al colpo estivo.

    I numeri raccontano di 14 gol e 11 assist stagionali, di cui una rete e un passaggio vincente con la maglia della Fiorentina: Chiesa ha posto il timbro diretto in 23 reti bianconere in 45 presenze. Una presenza costante, la nota più lieta di un'annata di rivoluzione rivelatasi complicata ma che, tra coppa Italia e possibile qualificazione in Champions, potrebbe rivelarsi più dolce. Dolce è già, sicuramente, l'investimento della scorsa estate: quei 60 milioni pretesi da Commisso danno ragione al presidente viola ma, soprattutto, al coraggio della Juve, decisa nel mettere sul piatto una cifra da top-player per un giocatore che, ad alti livelli, non si era mai esibito. La risposta, invece, è stata multipla: dalla Champions al campionato, fino al timbro in finale: il vero Cristiano, quest'anno, è in Chiesa...









     

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