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  • Juve, ma quale inversione di tendenza: squadra senza gioco, la differenza l’ha fatta la disperazione

    Juve, ma quale inversione di tendenza: squadra senza gioco, la differenza l’ha fatta la disperazione

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    La partita Roma-Juventus, con la spettacolare rimonta bianconera, ha condotto molti commentatori e tifosi a vedere una svolta nella stagione dei torinesi. Forse, invece, si tratta di un raggio di luce nella penombra, non di più. Non si vuole continuare a criticare anche in caso di vittoria, ma pensare che il 4 a 3 rappresenti un’inversione di tendenza a un’aurea mediocrità sul piano dei risultati e del gioco, è azzardato. La Roma sta peggio, però non è con questa squadra (la società e Mourinho si danno tre anni per vincere) che la Juventus si confrontava a inizio campionato. E’ stata una prova di carattere, d’accordo, quella dei torinesi con Landucci in panchina, ma non molto di più. E non solo per le amnesie a cui la Roma ha ormai abituato; soprattutto per i 70 minuti o quasi in cui i bianconeri sono stati in balia dei giallorossi.

    Molli, troppo spesso in ritardo sulle seconde palle, mai un contrasto vinto (anche se Massa ha lasciato picchiare i capitolini in tutto il primo tempo, questo va detto) con un Kean evanescente, gli juventini sono risultati quasi sempre in balia degli avversari. Il goal di Dybala non è bastato a risvegliarli: Landucci dice che sono rimasti sorpresi dall’ avvio romanista, ma lo stesso si può dire anche per i venti minuti del secondo tempo, alla totale mercé dei giallorossi, senza uno straccio di gioco che non fosse la lentezza e la svagatezza (Bentancur su tutti), come molto spesso si è visto in questa stagione. Brutalmente, Mourinho dà dei “complessati” ai suoi giocatori, forse, per pudore o equilibrio, Allegri non è mai arrivato a tanto con i propri che, ormai da quasi 3 anni, galleggiano in una sorta di intermittente labilità tecnico-atletica.

    E’ vero: i cambi (Morata, soprattutto e Arthur) hanno fatto la differenza. Ma la differenza, in realtà, l’ha fatta la disperazione. Quando non aveva più nulla da perdere la Juventus ha cominciato a giocare, a scuotersi di dosso quella paura di sbagliare e di prendere l’iniziativa che l’attanaglia fin dall’inizio del campionato. Sotto di due goal, ha levato il freno a mano di quel calcolo guardingo che confonde la calma con la timidezza. Appunto, perdere 3 o 4 a 1 non avrebbe fatto differenza e allora i giocatori si sono buttati dentro senza pensarci troppo.

    La Juventus saprà essere “disperata”, affamata e spensierata nel prossimo futuro? Basterà questa scossa? Oppure, come crediamo, una rimonta sia pur spettacolare, non fa primavera?

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