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  • Juve, Sarri: 'Difficile raccogliere l'eredità di Allegri. L'obiettivo, anche in Europa, è far divertire e vincere'

    Juve, Sarri: 'Difficile raccogliere l'eredità di Allegri. L'obiettivo, anche in Europa, è far divertire e vincere'

    Seduto in panchina all'Allianz Stadium, una settimana dopo la presentazione ufficiale, Maurizio Sarri ha raccontato le sue prime impressioni da neo tecnico della Juventus in una lunga intervista, concessa ai canali social della società bianconera. L'eredità di Allegri, il rapporto con Ronaldo, gli obiettivi e le differenza tra calcio italiano ed inglese: Sarri ha parlato di tanti temi.

    PRIME SENSAZIONI - "Ho la consapevolezza di arrivare in un club importantissimo: ho la fortuna di arrivare dal Chelsea che nell'ultimo anno è diventato un club molto importante, ma la storia è diversa. Qui c’è una storia lunga, centenaria, al Chelsea solo ventennale. Poi le sensazioni le danno le persone: ieri sera ho visto un gruppo coeso di persone di grande mentalità, determinazone. L’impressione che la società sia snella, fatta di persone coerenti e compatte tra di loro".

    SUL CALCIO INGLESE - “La scelta dell’estero l'anno scorso era ponderata, e una volta fatta mi sono reso conto che era un’esperienza straordinaria. La Premier a livello di visibilità è il campionato più importante del mondo, più ricco. Livello tecnico altissimo, strutture straordinarie, e l’atmosfera bellissima che si respira negli stadi. Tifoserie che arrivano insieme allo stadio, bambini vicino alle panchine, un campionato che noi siamo costretti a rincorrere. Sperando di cominciare a migliorare e di poter tornare quello che eravamo 20 anni fa, il punto di riferimento del calcio mondiale”.

    COME E’ NATA LA SCELTA JUVE - “All’interno di questa esperienza bellissima c’erano situazioni più personali che professionali che mi facevano pensare che fatta questa esperienza era il momento di tornare a casa. Così ho cominciato a viaggiare su questa lunghezza d’onda, e la Juve è stata la società che mi ha cercato con più determinazione. Questo mi ha colpito e mi ha fatto scegliere abbastanza velocemente di andare in questa grande società, che fino all’anno prima era la nemica storica con cui avevo combattuto in maniera anche forte, perché chiaramente non puoi pensare di sconfiggere la Juve se non tiri fuori il 110%. Ma questa determinazione dirigenziale mi ha convinto”.

    ESPERIENZE PASSATE CONTERANNO? -  “Contano, sono esperienze fatte in progressione non solo temporale ma anche progressione per la qualità dei giocatori e delle società allenate. Quello che puoi fare in certi club con certi giocatori non lo puoi fare in altri club con altri giocatori. Bisogna arrivare a innescare la propria filosofia di calcio, ma più sali nella scala dei valori più bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori. Se fai 3 figli e fai la stessa educazione a tutti e 3 ti vengono fuori 3 persone con 3 caratteri diversi. Le squadre sono come figli: una squadra non sarà mai uguale all’altra".

    SU CRISTIANO RONALDO - "E’ più facile per un grande giocatore fare diventare grande un allenatore che viceversa. Quindi, mentre a 35 anni quando cominci pensi di poter incidere in modo feroce, poi nel corso del tempo ti rendi conto che fino a un certo punto incidi e per andare oltre la qualità dei giocatori è determinante. E’ molto più importante un giocatore per me che io per il giocatore, a meno che non incocci in un giocatore giovane che posso ancora migliore e modellare”.

    OBIETTIVI - "Le vittorie sono frutto di lavoro. Ho un’eredità difficile da raccogliere, sarà difficile ripetere i risultati degli ultimi 5 anni. Il tentativo sarà quello di dimenticarsi di tutte queste responsabilità e divertirsi e far divertire. Coniugando questo cercando di allungare la sequenza delle vittorie e di risultati positivi".

    IN EUROPA...? - "Vivere l’Europa per quello che è. La Juve così straripante in Italia fa pensare a tutti che possa essere lo stesso in Europa. Purtroppo il nostro movimento in questo momento non è questo. La Juve straripante in Italia a livello europeo rappresenta una delle 10 società di top livello, e il fatto che in queste 10 ci siano 5 inglesi fa capire il differenziale di sistemi in cui stiamo operando in questo momento. Qui però si parla di massimi sistemi e difficoltà, però poi alla fine l’obiettivo è uno: vincere”.

    LA PRIMA ALLO STADIUM - "Questo è uno stadio raccolto, accogliente. Dà facilità sentirselo proprio con questa vicinanza alle tribune. Lo stadio di concezione inglese a me piace molto, penso che mi troverò bene “.

    LA SUA JUVE - "Una squadra che rispetterà le caratteristiche dei giocatori più importanti, che ci fanno vincere le partite. Il tentativo sarà quello di giocare un numero di palloni superiori, pero questa è una filosofia di gioco. Vorrei che la squadra mantenesse certe caratteristiche della squadra di Allegri. A tratti durante la partita ti dava la sensazione che ci potevi giocare, potevi metterla sotto, poi all’improvviso ti dava la sensazione opposta, che stavi per perderla. Avere questo tipo di capacità nel rimanere compatti nelle difficoltà e devastare gli avversari nei 10 minuti di supremazia è una qualità troppo importante. La filosofia di gioco deve essere diversa, ma non si deve perdere il 99% di positivo che c’era nel modo di giocare della Juve di prima”.

    SUI 33 SCHEMI - "Non vorrei deludervi, ma è una cosa nata quando allenavo nei dilettanti. Un giornalista mi chiese quanti schemi avevo su palla ferma. Risposi: "Tanti". Lui ipotizzò 30, io per prenderlo in giro dissi 33. Ma era uno scherzo con un giornalista, è nato tutto così".

    SULLA PROSSIMA SERIE A - "Il livello di allenatori è frizzante. C’è il ritorno di Antonio Conte con una società importante, l’avvento di Giampaolo finalmente in una società di altissimo livello, cosa che merita da tantissimi anni. Ancelotti a Napoli, e l’arrivo di Fonseca è da valutare con attenzione, è un ragazzo con grandi doti. A Sassuolo c’è De Zerbi che è un altro giovane emergente di talento, non so come finiranno altre trattative e non voglio dimenticare nessuno, ma a livello di movimento di allenatori la sensazione è che può essere una stagione in cui si può innescare qualcosa di nuovo, in cui si può innescare qualche cambiamento, qualche tendenza nuova. Noi abbiamo ancora un piccolo vantaggio rispetto all’Inghilterra: l’organizzazione societaria, tattica e tecnica, in cui abbiamo ancor qualcosa in più".

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