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  • Juve, Vlahovic al primo, vero big match in carriera: contro l'Inter due momenti-chiave della sua crescita

    Juve, Vlahovic al primo, vero big match in carriera: contro l'Inter due momenti-chiave della sua crescita

    • Federico Targetti
    Dusan Vlahovic è lo specchio della Juventus, ora più che mai: la partita di domenica sera contro l’Inter è un banco di prova importante sia per il serbo, sia per tutti i bianconeri, chiamati alla definitiva intromissione nella lotta per il podio.
     
    PREMIERE – Le grandi del nostro campionato, Vlahovic le ha affrontate tante volte con la maglia della Fiorentina. Ma proprio perché ha sempre fatto parte di una squadra di metà classifica (non storicamente, ma di sicuro ultimamente, meglio solo nella prima parte della stagione attuale), non si è mai parlato di big match, di partita di cartello. Ora che il serbo è il bomber della Juventus, era solo questione di tempo prima che arrivasse un incrocio del genere. Atalanta-Juventus e il derby di Torino sono state partite importanti, sia per la classifica, sia per il valore di una stracittadina; andata e ritorno contro il Villarreal avevano il fascino della Champions, pur non contro una grande; ma queste gare non sono sullo stesso piano rispetto a Juventus-Inter, il derby d’Italia, la sfida tra le squadre che hanno dominato l’ultimo ventennio di Serie A con qualche sporadica intromissione del Milan, nonché la partita che può determinare in negativo la stagione dei rivali nerazzurri. Vlahovic, in carriera, non ha mai vissuto nulla del genere.
     
    IMPERTURBABILE – Non che questo debba per forza essere una sentenza di fiasco, anzi. Vlahovic ha dimostrato di avere una mentalità notevole, soprattutto in autunno, quando per un breve lasso di tempo il pubblico di Firenze gli si è messo contro: lo ha riportato dalla sua parte a suon di gol prima di salutarlo senza troppi complimenti, con la freddezza che lo contraddistingue sotto porta e un ringraziamento dovuto ma tardivo in conferenza stampa. Al ritorno allo stadio Franchi, in Coppa Italia, quasi sorrideva, il 7 bianconero, mentre era sommerso dai fischi.
     
    PROPRIO L’INTER – I nerazzurri, la squadra mai battuta in carriera, la squadra che lo ha sempre mortificato, tranne in una occasione: è il dicembre del 2019, prima della pandemia, prima di tante cose, Vlahovic ha ancora il numero 28 sulle spalle della divisa viola e salva la panchina di Vincenzo Montella con un gol da cineteca che fissa il risultato finale sull’1-1 contro l’Inter. Sprint su Skriniar che probabilmente lo sottovaluta, arrivo al vertice dell’area e botta con il sinistro sul secondo palo, dove Handanovic non arriva. Esultanza con le dita a tappare le orecchie, come a dire “non sento le vostre critiche”. Come non ha sentito quelle assordanti che gli sono piovute addosso alla fine del settembre 2020, quando fallì un gol facile facile a San Siro, mancando il colpo di grazia e dando il là alla rimonta dell’Inter che vinse 4-3: e come se non fosse abbastanza, il match-winner D’Ambrosio sfuggì proprio alla sua debole marcatura per il gol decisivo. Di lì a pochi mesi, Cesare Prandelli, subentrato a Beppe Iachini, lo avrebbe trasformato nella macchina da gol che oggi guida la Juventus verso un traguardo che molti, alla metà di novembre, mai avrebbero creduto possibile.
     

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