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  • Vlahovic: 'Ho voluto solo la Juve, ora deve solo vincere. L'intesa con Chiesa è rimasta a Firenze. Non sono un campione, spero...'

    Vlahovic: 'Ho voluto solo la Juve, ora deve solo vincere. L'intesa con Chiesa è rimasta a Firenze. Non sono un campione, spero...'

    • Cristiano Corbo, inviato a Torino
    Serata di presentazione del libro "Vlahovic, non finisce qui" al Salone del Libro di Torino: il diretto interessato, l'attaccante della Juventus Dusan Vlahovic, è intervenuto personalmente. Vi proponiamo le parole del numero 7 della Juventus: 



    COME HO INIZIATO - "E' un onore essere qui, sono contento. Grazie alla gente che è venuta, grazie. Come ho iniziato? In Serbia, da piccolini, ci mettono sempre la palla tra le mani e io da quando ero piccolino avevo una voglia di correre e di fare, di essere sempre in movimento. Ho cominciato prima con il basket, la mia prima passione, giocando da piccolino e proprio con le mani. Avevo una squadra di basket alle elementari, vedevo la gente che si allenava e avevo lo stesso interesse. Ho fatto 2-3 anni di basket, poi davanti ai palazzi, nei nostri quartieri, ho deciso di giocare a calcio e mia madre mi ha portato ai primi allenamenti".

    MIGLIORARE - "Come detto nella presentazione, mi piace il dna della Juve, questa voglia di combattere, di non mollare, di andare oltre il limite, fino alla fine. Un po' così sono anch'io. Mi piace lavorare, fare, soprattutto perché quando smetto di giocare, anche se è presto, non voglio avere rimpianti. Voglio dare tutto, non vorrei avere rimpianti. E' il mio lavoro, sono un privilegiato e non vedo perché debba essere diverso. Come dice lei, si può fare sempre meglio. Anche quando hai fatto una cosa straordinaria, devi essere consapevole e soddisfatto, senza esagerare". 

    PRANDELLI - "Vorrei dire che parlare di me come un campione non mi piace, c'è tanta strada da fare, da lavorare. Darò tutto me stesso e spero che diventerò un campione. Prandelli? Mi emoziona sempre, mio padre non avrebbe fatto ciò che ha fatto lui per me. Mi diceva: guarda al posto suo non avrei fatto questo. Lo ringrazio tanto, ci sentiamo spesso. E' stato quello di cui avevo bisogno, mi ha spinto avanti, mi ha supportato. Lo ringrazierò per tutta la vita, qualsiasi cosa per lui ci sono e ci sarò sempre. Sono veramente grato, spero di vederlo presto, di chiacchierare, fino ad ora è l'uomo sportivo più importante. Uno vero".

    CHIESA - "Mi ha visto crescere, mi ha aiutato tanto. Io queste persone non le dimentico. Sono sempre grato a tutti quelli che hanno fatto qualcosa per me. Mi ha visto crescere, da ragazzino. Abbiamo condiviso tre anni alla Fiorentina, fortunatamente siamo di nuovo insieme. Si è infortunato quando sono arrivato, spero torni il prima possibile, lo conosciamo come calciatore. E' stato un piacere vederlo, speriamo di ritrovare la nostra intesa sul campo, che è rimasta a Firenze. Non vedo l'ora di giocare con lui, per scendere in campo e lottare con lui, e vincere insieme".

    PAURA - "Nel calcio? Non ne ho. Fa tutto parte del gioco, dare tutto te stesso poi ti ripagherà di ogni cosa. Le paure non ci sono, è un gioco, è un divertimento, dobbiamo farlo sereni. Alla fine viene tutto da solo. Nella vita siamo umani, tutti abbiamo delle paure. Magari non paure, ma cose che sono legate alla mia famiglia. A cui non voglio neanche pensare. E' normale che abbiamo qualcosa di profondo, è la vita, andiamo sempre avanti, col sorriso, anche se abbiamo paure, dobbiamo affrontarle e andare fino alla fine".

    GOL IN CHAMPIONS - "Può sembrare un cliché, quando però dicono di sognare l'inno della Champions, di essere a centrocampo mentre tutti aspettano la partita... l'atmosfera è diversa, io non avevo quell'esperienza, non ce l'ho ancora. Al primo impatto, al primo momento, si respira qualcosa di diverso. Me la sono vissuta in quel modo, per me è stato così. E' stato speciale, una cosa così. Ero orgoglioso di me stesso, ho detto tra me e me, ecco: ci siamo! Andiamo avanti, ora non ci possiamo fermare. Da brividi. Il gol segnato? Le emozioni che provi, quando fai gol, per me qualsiasi perché tutti sono importanti, è un'emozione ancora forte, rara, che vorrei provare per tanto tempo. E tante volte, molto spesso. Devo continuare a lavorare più di tutti, speriamo che arriveranno tutte queste partite, che saranno tantissime. Speriamo".

    LA PRIMA IN CHAMPIONS - "Sì, ero molto piccolino, me la ricordo e me l'ha raccontata papà. Milan-Liverpool 3-3, ero andato a dormire convinto che avesse vinto il Milan. Avevo 5 anni, credo sia stata questa, me l'ha raccontata mio papà. La ricordo poco".

    PROSSIMO CAPITOLO - "Non lo so, non guardo così in avanti. Ho miei obiettivi, che tengo per me. Chiari, in testa. Quello che sto immaginando io, alla fine sarà scritto da qualche parte, ma li terrei per me. Non mi piace parlare di queste cose, né con la mia famiglia, né con nessuno. Corro per arrivarci. Obiettivi Juve? C'è poco da aggiungere, sappiamo che la Juve vincerà sempre e vincerà per sempre, è l'unica cosa che conta e dobbiamo tornare su questa strada. A vincere e basta. C'è poco da parlare, dobbiamo vincere. Solo questo. Pressione forte? Secondo me ce l'hanno le altre, come ha detto qualche allenatore... le pressioni sono altre! Una famiglia che lavora tutto il mese non sapendo se arriva a fine mese, questa è la pressione! Noi giochiamo a calcio, ci divertiamo, provando a far felici quante più persone possibili. Ho iniziato a giocare per passione, per rendere orgogliose tutte le persone che mi guardavano".

    SEI FELICE? - "Sì, sono felicissimo, la mia vita sta andando bene, sono sano, i miei stanno bene, tutte le persone che mi circondano stanno bene. Questo è l'importante, essere felici con l'affetto del pubblico, dei tifosi, mi dà la spinta in più, anche se sei stanco e non ce la fai. Ti spinge avanti a far sì che non puoi neanche immaginare. Sono felicissimo di stare nella Juve, l'ho voluta tanto e spero di raggiungere altri obiettivi, di vincere tante cose e niente, non aggiungerei nient'altro".

    ITALIANO - "Ho imparato il più possibile, la cosa più piccola da fare era imparare la lingua del Paese in cui gioco. Tutti qui dovrebbero sapere e imparare la lingua, era il minimo per me. Sono abbastanza socievole, chiacchierone. Per via del mio carattere ho conosciuto tante persone, anche a Firenze. Sono curioso, quando non capisco una parola chiedo sempre. Spero un giorno di parlare italiano perfettamente".

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