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  • Juventus:| Tutto il mondo di Pirlo

    Juventus:| Tutto il mondo di Pirlo

     

    La casa è sempre  quella: grande, bella, accogliente, storica. Tornarci
    stasera, però, sarà diverso dal solito, probabilmente  meno emozionante, perché molti inquilini  sono cambiati e allora non è più la stessa cosa. Non è più la stessa casa. Andrea Pirlo arriverà a San Siro con lo sguardo curioso di chi vuol capire cos’è  successo nel posto in cui è diventato grande, con l’animo  contrastato di chi è allo stesso tempo triste perché mancheranno molti amici e felice perché  senza di loro il Milan è decisamente meno forte.
     
    Solo Ambrosini Nesta, Gattuso, Inzaghi, Seedorf. «Dove siete, ragazzi? Dai, uscite fuori. Non sono scherzi da fare». Andrea, il più tremendo organizzatore di burle che le stanze di Milanello  abbiano conosciuto, penserà per un attimo di essere stato  beffato dalle sue vittime preferite. «Ma come? Torno a San  Siro e non c’è più nessuno? Su, venite fuori». A un certo punto  incrocerà Massimo Ambrosini («Non ti cambi? Ah, sei infortunato ») e si accorgerà della realtà: di quel Milan non c’è più  quasi nessuno. Eppure la casa stasera sarà addobbata a festa: tanta gente, grande atmosfera, voglia di emozioni.
    Il trasloco Milan-Juve è la partita  di Pirlo e non solo perché Andrea ha traslocato da una squadra  all’altra. La leggenda del più grande regista degli ultimi dieci anni nacque in un Trofeo  Berlusconi: era una notte estiva e Pirlo convinse Ancelotti a  spostarlo indietro di una trentina
    di metri. Iniziò un’altra storia, bellissima e intensa, interrotta  solo dal progetto tattico di un allenatore (Allegri) che  voleva togliere la regia a Pirlo e dalla politica societaria del  club, che prevede solo contratti annuali per gli ultratrentenni.  All’ultratrentenne Pirlo, però, la Juve ha dato fiducia e le chiavi della squadra ricevendo  in cambio uno scudetto e la ritrovata competitività anche in  Europa.
     
     
    Il gol che manca Stasera Andrea torna a casa senza il bisogno di   cercare altre rivincite. Il messaggio più bello lo mandò a maggio con la conquista del tricolore e subito dopo con la sua  precisa ricostruzione della vicenda: «Quando con il Milan ho parlato del mio contratto, mi hanno proposto il rinnovo per un anno. Io chiedevo un  triennale perché ero più giovane degli altri giocatori in scadenza.  Ma il vero motivo del mio trasferimento è stato un altro:  Allegri voleva piazzare davanti alla difesa Ambrosini o  Van Bommel e io avrei dovuto cambiare ruolo. Allora ho  detto "no, grazie" e ho scelto la Juve, che mi  offriva motivazioni importanti. Ci tengo a dire che non è stata una questione economica. Il Milan ha deciso che non servivo più. L’ho  capito subito durante quel colloquio.  Nel mio ruolo Allegri preferiva
    altri giocatori». Nessuna polemica,  solo una puntualizzazione. Con la Juve Pirlo ha segnato 6 gol in 58 gare, con il Milan  il bilancio era stato di 41 reti in 401 incontri: una media incredibilmente  simile (un gol ogni
    9,6 incontri in bianconero, ogni 9,78 in rossonero). E un dubbio: se segnasse a San Siro, esulterebbe? Andrea non è il tipo  da programmare una reazione emotiva: se dovesse accadere,  si farebbe trascinare dall’istinto.  Come quando scelse senza timori una Juve che arrivava da due settimi posti.Ocome  martedì sera, dopo la vittoria
    sul Chelsea, quando ha abbracciato Buffon e si sono detti  una cosa talmente bella da non poter essere raccontata.  Magari ne avrà parlato solo con la moglie Debora, tra una coccola a Nicolò e una carezza ad Angela. E forse si confiderebbe  con uno dei vecchi amici
    rossoneri, a cena in via Ravizza, come accaduto l’anno scorso  dopo la partita di campionato  e il gol di Muntari. Senza i vecchi amici, però, anche la cena avrà un sapore diverso.
     
    La Gazzetta dello Sport

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