Juventus:| Vucinic, il gol è un'ossessione
Ci sono assist che valgono un gol, come quello di tacco a Palermo per Lichtsteiner. Ci sono dribbling che fanno la differenza, come quello a Donetsk che ha innescato l’azione decisiva. Ci sono movimenti
che aprono spazi, come tutti quelli nei quali si fiondano Vidal e Marchisio. Ci sono (tante) partite in cui non segna, ma è come se Mirko Vucinic lo avesse fatto: l’unica differenza è che sul tabellino dei marcatori non ci finisce lui, ma un compagno grazie a una giocata
del montenegrino. Insomma: Vucinic è prezioso, determinante, geniale, fondamentale. Ma fa pochi gol. E pochissimi in casa.
Vucinic ha realizzato 13 reti in 54 partite: tanto per fare un confronto, Vidal ne ha segnate 16 in 56 eMarchisio nello stesso periodo 14 in 59. Una media da centrocampista, insomma, che però ha anche una
spiegazione tattica: a Vucinic Conte chiede di fare il regista avanzato, nella trequarti avversaria Mirko è l’ispiratore di ogni manovra, gli viene chiesto l’assist ancor più del tiro. Però un gol ogni tanto farebbe piacere perfino a lui, sempre molto snob nei confronti della gioiamassima per un attaccante. Ad inizio stagione Vucinic aveva addirittura voluto il 9, un numero che al popolo bianconero ricorda le gesta e le reti di Charles, Boninsegna, Anastasi, Rossi, Inzaghi e Trezeguet (non conta che indossasse il 17). El’inizio era stato bruciante: gol in Supercoppa e poi alla seconda e alla terza
giornata di campionato. Da quel momento il buio: domani saranno passati tre mesi esatti dall’ultima rete in Serie Ae nel frattempo è arrivato solo il timbro di Copenaghen.Maledizione Stadium C’è, però, un altro dato che Vucinic spera di mandare in archivio domani contro l’Atalanta: in tutto il 2012 ha segnato appena due reti allo Stadium e una soltanto in campionato (per la Gazzetta il 3-0 contro il Napoli
dell’1 aprile fu aperto da Bonucci). Era il 15 gennaio, Juve- Cagliari finì 1-1, un pareggio come tutte le volte che Mirko ha realizzato un gol allo Stadium: 1-1 contro Bologna (settembre 2011) e appunto
Cagliari, 2-2 contro il Milan (febbraio 2012, semifinale di ritorno di Coppa Italia). Sembra quasi una maledizione, di sicuro è una cosa molto strana. Vucinic è allo stesso tempo centravanti e seconda punta, attaccante e rifinitore. Ha doti tecniche incredibili, nasconde la palla come un prestigiatore, ma al momento di tirare sembra quasi che la vittima del sortilegio sia lui. All’improvviso i portieri sembrano giganti e la porta piccolissima.APalermo, pur risultando alla fine il migliore in campo, avrebbe potuto fare una tripletta e due errori non trovavano alcuna giustificazione per un giocatore così talentuoso. Conte ha detto che «sui tiri ci alleniamomolto a Vinovo e a me piacerebbe molto che le nostre punte chiudessero la stagione in doppia cifra». Vucinic è ancora lontano, ma può arrivarci a patto di trovare un po’ di cattiveria e precisione in più. Che non sono qualità in vendita al supermercato, ma chissà che prima o poi quella maglia numero 9 non trasmetta a Mirko il Dna del grande cannoniere.
La Gazzetta dello Sport