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  • L'esito del ricorso Juve è già stato deciso? Gravina e quelle parole che generano sospetto

    L'esito del ricorso Juve è già stato deciso? Gravina e quelle parole che generano sospetto

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Nessun sospetto, semmai una certezza. Che la giustizia sportiva si ostina a voler operare con metodi privatistici ed autoreferenziali, ponendosi fuori dal comune ordinamento giuridico sancito dalla Carta costituzionale. Un pensiero condiviso pure dal Tribunale Amministrativo, che recentemente - con una sentenza - lo ha fatto presente alla Federazione Giuoco Calcio del presidente Gravina. Colui che adesso accusa chi mette in dubbio i metodi di lavoro della procura federale, parlando esplicitamente di “cultura del sospetto” e puntando il dito su chi “segue per strategia questo tipo di cultura”.

    Vero che in Italia siamo pieni di complottisti e dietrologi , ma stavolta il sospetto era talmente fondato sulla vicenda carte Covisoc che a censurare quell’anomalo comportamento federale sono stati anche dei giudici terzi (Tar e Consiglio di Stato) i quali si attengono alle norme del giusto processo, non contemplate da procedure e organi giuridici dell’ordinamento federale. Che la Giustizia sportiva operi fuori dagli schemi lo ha ammesso lo stesso presidente della CAF Torsello, dicendo che il codice “si adegua ai principi processuali generali” ma non ne è “automatica trasposizione”, altrimenti perderebbe la propria specifica peculiarità, quella cioè di essere “veloce e tempestiva”. Quindi la GS è un soggetto fuori dall’ordinamento ordinario, e che pretende di restare tale ,“come affermato dalla stessa Corte Costituzionale” ha rivendicato sempre Torsello. Un’ autonomia che però non dovrebbe essere totale, ma restare sui binari costituzionali. Cosa che,invece,non avviene.

    Su inchieste in corso e recenti sentenze CAF, Gravina ha parlato di “tentativo di violentare le norme del codice, dalle quali non si può andare al di fuori”. Se il riferimento è alle plusvalenze, il presidente sa meglio di altri che quella è una materia non normata dalle leggi federali. Non a caso anche il ministro Abodi ne ha auspicato una celere regolamentazione. Intenzione indirettamente confermata dallo stesso Gravina dicendo “sicuramente arriverà un momento in cui bisognerà porre un punto fermo” . Il quando, però, non è dato saperlo. Da decenni i presidenti che si sono avvicendati sullo scranno della FIGC parlano di riforma del codice di giustizia sportiva, ma finora nessuno si è azzardato a porci mano. Gravina compreso. Tornato anche, e con palese fastidio, sulla vicenda dei carteggi Procura/Covisoc “Non c’era nulla di strano in quelle note – ha detto - sono modalità di studio trasformate in una forma di esaltazione, per trovare un grimaldello”.

    Signor presidente, sarebbe bastato consegnare subito quelle carte alla difesa e avrebbe scongiurato il ricorso al grimaldello. Non sarebbe sorto nemmeno alcun sospetto sul fatto che la Procura volesse tenerle occultate, a maggior ragione se rappresentavano (come pare) documenti di scarsa rilevanza. Dopo mesi di richieste respinte, i legali si sono dovuti rivolgere al Tar per averli a disposizione. E persino il giudice amministrativo ha trovato da eccepire su questo anomalo comportamento, invitando la FIGC “ad un esercizio della giustizia più coerente con la Costituzione”. A rimorchio è arrivato pure Il Consiglio di Stato, al quale si era appellata la federazione, confermando che quella carta andava consegnata. Però ascoltandola, signor presidente, un altro sospetto ce lo ha generato eccome, quando ha detto “serve un senso di responsabilità da parte di tutti, per atterrare in un periodo che consenta al campionato di vivere il suo naturale percorso e alle parti di accettare i veredetti della giustizia sportiva”. Prima che il CONI si pronunci sul ricorso Juve, il finale è forse già stato deciso?

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