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  • L'Inter è super, ma in Italia. Per la Champions serve di meglio: gioco e giocatori

    L'Inter è super, ma in Italia. Per la Champions serve di meglio: gioco e giocatori

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Lo ha detto Conte e ora molti si accodano: se l’Inter di Champions fosse stata questa, la storia sarebbe stata diversa e il cammino europeo dei nerazzurri non sarebbe finito in quel modo umiliante. E’ un’opinione rispettabile, ci mancherebbe: chi osserva oggi la capolista ha la sensazione che sia una squadra quasi inarrestabile, non a caso in campionato ha vinto dieci partite di fila. Crediamo, però, che nemmeno questa Inter avrebbe avuto un percorso in Coppa molto migliore rispetto a quello che l’ha portata a essere eliminata in un girone facile, finendo quarta alle spalle di Real e - addirittura - Borussia Moenchengladbach e Shakhtar.

    In Europa i valori sono differenti. Per competere con le squadre migliori della Champions serve altro e chi ha visto alcune partite dei quarti di finale se n’è reso conto. Manchester City, Paris Saint-Germain, Bayern e anche Real hanno uno spessore superiore, tanto che perfino una squadra chiaramente forte come il Liverpool, però in un momento nero, è stata travolta. Proprio il Real è l’emblema di ciò che stiamo dicendo. Quando il gioco si fa duro, e le partite diventano decisive, poter contare in mezzo al campo su Modric, Kroos e Casemiro fa la differenza. Lo ha sperimentato la stessa Inter sulla propria pelle: benché sconfitta due volte dallo Shakhtar, la squadra di Zidane ha battuto in entrambe le sfide i nerazzurri estromettendoli di fatto dal torneo. Questi campioni - i Modric, i Kroos - magari hanno frequenti passaggi a vuoto in campionato, anche per l’età, ma quando il pallone diventa pesante, e le gare determinano la stagione, allora difficilmente sbagliano.

    Il nostro campionato, e lo scudetto strameritato che sta per conquistare, non devono illudere l’Inter. Perché i nerazzurri siano competitivi ai massimi livelli europei, hanno bisogno di crescere almeno in due aspetti. Il primo è l’organico. Conte ha tredici o quattordici calciatori di primissimo piano, ma per lottare in Champions e in Serie A contemporaneamente ne occorrono di più. Invece la terza punta è Sanchez, che è stato spesso infortunato, e la quarta nemmeno esiste. E in difesa le alternative ai tre titolari sono di emergenza (Darmian, D’Ambrosio) oppure insufficienti (Ranocchia, per non dire di Kolarov). Anche in mezzo al campo - nel reparto più completo e ricco dell’Inter - manca qualcosa, fatte salve la qualità di Eriksen e la completezza di Barella.

    Poi c’è il gioco. In Europa si può anche vincere con il contropiede, e lo ha dimostrato il Psg a Monaco (sfruttando comunque un fenomeno qual è Mbappé), ma occorre essere più propositivi di quanto non lo sia spesso l’Inter. Servono maggiori soluzioni, bisogna saper prendere in mano le partite con personalità oltre che con tecnica e fisico. Non è una questione estetica, bensì di atteggiamento. E qui anche Conte deve compiere un salto di qualità. Antonio sta conquistando il suo quinto campionato nelle ultime sette stagioni alla guida di un club (ne ha vinti tre su tre alla Juve e uno su due al Chelsea). In Champions, però, non ha mai avuto un percorso soddisfacente, anzi spesso ha deluso in modo perfino clamoroso. Probabilmente non è un caso.

    @steagresti

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