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  • L'Inter si arrende al City con onore e tanti rimpianti. Quanto pesano gli errori di Lautaro e Lukaku

    L'Inter si arrende al City con onore e tanti rimpianti. Quanto pesano gli errori di Lautaro e Lukaku

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Sconfitta con tanto onore e con tantissimi rimpianti. Perché l’Inter ricorderà a lungo questo 1-0 che consegna la prima, storica, Champions al Manchester City alla fine di una partita giocata a lungo in equilibrio e persa soltanto nella ripresa quando Rodri, e non il tanto atteso Haaland, segna il gol del successo, mentre Lautaro e soprattutto Lukaku falliscono quello del pareggio che avrebbe almeno garantito i tempi supplementari. Nel calcio chi sbaglia paga e la squadra di Inzaghi, al di là della sfortuna per la traversa colpita da Dimarco, ha sbagliato più di quella di Guardiola, che diventa così il sesto allenatore capace di vincere la Champions con due squadre, dopo l’ultimo suo successo alla guida del Barcellona, nel 2011 contro il Manchester United. E’ vero che il City avrebbe potuto raddoppiare con Foden, ma soprattutto è vero che l’Inter non ha mai mollato. Applausi agli inglesi, comunque, che centrano la tripletta stagionale dopo la Premier e la FA Cup, ma applausi anche alla squadra di Inzaghi che non si fa travolgere come il Real Madrid e anzi fa soffrire i più forti rivali fino all’ultimo secondo dei 97’.

    DZEKO DIFENSORE - L’Inter ha il merito di partire bene dimostrandosi subito molto compatta e così, senza gli spazi per attaccare, i centrocampisti di Guardiola sono costretti più volte a passare il pallone indietro a Ederson, tra l’altro non impeccabile con i piedi. Davanti a Onana, che come lui interviene più con i piedi che con le mani, Acerbi dirige il reparto arretrato con la consueta sicurezza, tra Darmian e Bastoni, ma sono i cinque centrocampisti i più impegnati. Capitan Brozovic pressa sul suo dirimpettaio Gundogan e poi smista sui due compagni più vicini Barella e Calhanoglu, mentre Dumfries e Dimarco coprono le corsie laterali. E così i due centrali del City, Stones e Rodri, non trovano mai il tempo per smarcare Bernardo Silva a destra e Grealish a sinistra, affidandosi invano alle invenzioni di De Bruyne che fatica a smarcare Haaland. Il piano di Inzaghi è chiaro e tutti lo esaltano con una generosità da applausi, sintetizzata dal recupero difensivo di Dzeko, preferito a Lukaku, bravo ad anticipare Grealish.

    POCHI RISCHI - Tanta attenzione in fase di contenimento non basta però per impostare azioni pericolose, perché Dzeko e Lautaro non hanno mai l’occasione per pungere come vorrebbero e dovrebbero. La somma di tutto ciò è un primo tempo senza spettacolo, con rare emozioni e rarissimi rischi corsi dall’Inter che si spaventa soltanto due volte: la prima quando Bernardo Silva sfiora il palo con una conclusione dalla destra, e soprattutto la seconda quando Haaland scarica un bel sinistro in corsa che Onana respinge con la mano. Troppo poco, comunque, per dimostrare che il City meritava il ruolo di favorito alla vigilia perché la squadra di Guardiola può soltanto recriminare per l’infortunio di De Bruyne, costretto a cedere il posto a Foden 12’ prima dell’intervallo.

    DECIDE RODRI - Anche Dzeko è costretto a uscire dolorante quando la ripresa è già incominciata da una decina di minuti, anticipando la prevista staffetta con Lukaku. E guarda caso, dopo l’ingresso del centravanti belga, Lautaro si trova sui piedi la prima palla gol della serata ma invece di servire lo smarcato Brozovic la scarica addosso a Ederson. E’ comunque un segnale che la partita finalmente si sta aprendo, anche se i nuovi spazi favoriscono le accelerazioni del City, che infatti trova il gol del vantaggio nell’unica occasione in cui nessun nerazzurro chiude su Rodri, bravo a segnare in corsa di destro il classico rigore in movimento.

    SFORTUNA DIMARCO - Colpita, ma non affondata, l’Inter potrebbe pareggiare subito dopo quando Dimarco si improvvisa attaccante e scavalca di testa Ederson colpendo la traversa. Sfortuna doppia, perché sulla ribattuta il pallone schizza male su Lukaku e lo stesso Dimarco che non riescono a ricacciarlo in rete. Non è sfortuna ma colpa dello stesso Lukaku, invece, l’occasione mancata dal belga che grazia Ederson con un tiro fiacco. E allora Inzaghi getta nella mischia Gosens al posto di Bastoni, arretrando Dimarco sulla linea dei tre difensori, e a sorpresa Bellanova che rileva Dumfries. E’ un chiaro tentativo di aumentare la velocità e la pericolosità sulle fasce, che però non basta perché subito dopo Foden sciupa la palla del raddoppio, esaltando i riflessi di Onana.

    REGALO LUKAKU - Di solito chi sbaglia paga e la regola non scritta del calcio sarebbe aggiornata se il vero Lukaku, e non il suo sosia, deviasse meglio di testa da due passi il pallone offertogli da Gosens, invece di appoggiarlo centralmente tra le gambe di Ederson. E’ l’ultimo regalo, ma non l’ultimo rimpianto per l’Inter che fino all’ultimo secondo dei 97’ spaventa il City, salvato dal suo portiere, bravo ancora sulla deviazione finale di Gosens. La palla del pareggio, però, non vuole entrare e così fanno festa soltanto i tifosi inglesi. E a poco serve ribadire che l’Inter avrebbe meritato almeno di giocarsela ai tempi supplementari. Perché il Manchester City ha fatto un gol in più e nel calcio conta soltanto questo.

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