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  • L'Italia vince, diverte e fa sognare: ma gli Europei non sono adesso

    L'Italia vince, diverte e fa sognare: ma gli Europei non sono adesso

    • Giancarlo Padovan
    Troppo forti per essere veri. Roberto Mancini mi perdonerà, ma se a sette giorni esatti dall’esordio con la Turchia, l’Italia batte 4-0 la Repubblica Ceca e inanella l’ottava vittoria consecutiva senza subire reti forse c’è qualcosa che non va. Mentre scrivo mi rendo conto di quanto paradossale sia il mio discorso, ma forse è perché l’Italia ha fatto sempre bene quando si era avvicinata male alle grandi competizioni, oppure quando le aveva addirittura cominciate in maniera deludente per non dire frustrante. 

    I problemi sono due: l’Europeo comincia fra una settimana e l’Italia è in forma adesso; la Turchia, per me, è più forte della Svizzera e, ovviamente, della Repubblica Ceca per cui sono molto prudente nel dire che le partite a venire saranno una passeggiata. 
    Al contrario penso che tutto quanto realizzato finora vada giustamente interiorizzato, ma non esaltato. Il debutto di Roma sarà tutta un’altra storia e io sono abbastanza vecchio da ricordare che prima del Mondiale del 1966, quello in cui fummo eliminati dalla Corea, avevamo vinto tutte le amichevoli di preparazione e pure  nella prima partita avevamo raccolto due punti. Allora la vittoria valeva così e, per raccontare un eccesso, non c’era neppure una sostituzione per infortunio contro le cinque di adesso. 

    Altro mondo e altro calcio. Ma gli italiani, secondo il luogo comune che a qualcosa si deve pur ricondurre, danno il massimo o il meglio quando sono con le spalle al muro e tutto, ma proprio tutto - vedi Calciopoli prima del Mondiale 2006 - sembra perduto. 
    Ora mi auguro che nella palingenesi manciniana ci sia anche questo, ovvero l’abbattimento del luogo comune e che la Nazionale di calcio sappia e possa dare il massimo anche nelle condizioni più favorevoli, tre partite all’Olimpico, per esempio, che significano casa e una squadra che è già competitiva adesso, segna e gioca che è un piacere, tratta gli avversari tutti allo stesso modo e ha una panchina assolutamente alla pari con quelli che giocano.

    Tagliato Sensi (non vorrei avergli portato male, ma ero assolutamente contrario alla sua convocazione, in tutti i casi in bocca al lupo), Mancini si ritrova con Pessina e, soprattutto, con Raspadori che ha fatto l’esordio in azzurro. La nota lieta, però, non è lui (ci sarà tempo anche se non è Paolo Rossi), ma il tridente d’attacco formato da Immobile, Insigne e Berardi tutti a segno con una rete, cui va aggiunta la marcatura di Barella. Se nel primo (Immobile) e nel secondo gol (Barella) ci sono state due deviazioni significative (Brabec in un caso, Boric nell’altro), le marcature di Insigne, assist di Immobile, e quella di Berardi, assist di Insigne, sono state pulite ed esaltanti. 

    L’Italia si è schierata con la formazione che, al novanta per cento, sarà titolare contro la Turchia. Ovvero con Donnarumma in porta, Florenzi e Spinazzola esterni bassi, Bonucci e Chiellini centrali di difesa. Barella, Jorginho e Locatelli (in attesa di Verratti) a centrocampo, Berardi (preferito a Chiesa), Immobile e Insigne davanti. 
    Non si è giocato un grande calcio
    , soprattutto nei primi venti minuti, e anche i ritmi erano bassi. Tuttavia la sostanza c’è stata e si è vista. Non è solo una questione di gol fatti e non subiti, ma di atteggiamento propositivo, di rischi ridotti al minimo, di fraseggio compiuto e mai manierato. I gol si sono collocati a metà del primo tempo (22’, destro di Immobile da dentro l’area, “sporcato” da Brabec), alla fine del primo tempo (41’, tiro di Barella dal limite deviato da Boric), a metà ripresa (Insigne sui assist smarcante di Immobile) e ad un quarto d’ora dalla fine (73’, tocco sotto di Berardi, dopo finta e servizio sublime di Immobile). 
    Il 4-0 è stato il più bello perché l’azione è nata dal pressing collettivo azzurro e si è sviluppata per vie centrali da dove Insigne ha pescato Berardi con un passaggio che ha spaccato l’area avversaria. 

    Poco prima del terzo e quarto gol, ovvero al 63’, Mancini ha fatto uscire Jorginho, Chiellini e Spinazzola per Cristante, Acerbi ed Emerson. Poi, al 77’, Raspadori e Chiesa per Immobile e Berardi. Infine all’86’ Toloi per Florenzi, a dimostrazione che l’atalantino può fare anche l’esterno di destra. 
    L’Italia piace e diverte, segna e sogna. L’importante è, da qui a venerdì, cancellare tutto e disporsi per tutta un’altra competizione. Non si chiamerebbe Europeo e non sarebbe una vicenda da scoprire e da vivere. Un’unica certezza: comunque vada non siamo più una sorpresa. 
     

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