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  • Dalla benedizione di Bruno Conti alla standing ovation di Ronaldo, Verde a CM: 'Un sogno chiamato calcio'

    Dalla benedizione di Bruno Conti alla standing ovation di Ronaldo, Verde a CM: 'Un sogno chiamato calcio'

    • Francesco Guerrieri
    "Rudi Garcia mi aveva detto che se non fossi sceso in campo con spensieratezza non mi avrebbe più fatto giocare". Daniele Verde ha seguito il consiglio alla lettera: due assist contro il Cagliari al debutto da titolare in Serie A con la maglia della Roma: "Da quel momento ho sempre giocato in quel modo" ci ha raccontato nella diretta sulla nostra pagina Instagram. E l'ha fatto anche bene. Per informazioni chiedere all'ex portiere del Milan Diego Lopez, Verde ha deciso un Valladolid-Espanyol al 90' con una punizione da 30 metri: "E' il gol più bello della mia carriera. O calciavo come so fare io, o era inutile. Ma non me l'aspettavo finisse in porta". Con tanto di standing ovation del presidente Ronaldo: "Io l'ho visto dopo sui video che mi hanno mandato, è stata un'emozione incredibile".

    I TUNNEL DA TERZINO - Oggi Verde gioca in Grecia all'Aek Atene: "Qui la situazione è molto meno pesante rispetto all'Italia, io sto uscendo la mattina presto ad allenarmi così non c'è molta gente in giro". La carriera di Daniele però parte da lontano, quando l'occhio lungo di Bruno Conti lo porta a Trigoria per fare un provino: "Non avevo mai visto quei campi, per me era qualcosa fuori dal normale. Ero un attaccante, ma in quella partita Montella (allora allenatore dei Giovanissimi Nazionale, ndr) mi ha schierato terzino". Sì, per 45'. Poi ha capito che Daniele lì dietro era sprecato: "Facevo tunnel e dribbling, nel secondo tempo mi ha spostato più avanti come ala". Immancabile il retroscena: "Mi volevano anche Juventus e Manchester City. Prima di quello con la Roma avrei dovuto fare un provino con i bianconeri, ma la il volo per Torino era stato cancellato per neve. Poi la prova a Trigoria è andata bene e ho subito firmato".

    EMOZIONI SPAGNOLE - Qualche anno dopo si ritrova al Bernabeu e al Camp Nou (la maglia è sempre quella del Valladolid, la stessa con la quale ha fatto quella magia da 30 metri): "E' impossibile non emozionarsi quando si entra in questi stadi. Ero abituato a vederli solo alla Play, quando avevo dieci anni non mi sarei mai immaginato di poterci giocare. La sera prima non ho chiuso occhio". Sicuro, non capita tutti i giorni di affrontare due come Piqué e Sergio Ramos: "Il primo è enorme, una bestia. Impossibile saltarlo". Su Sergio scatta l'aneddoto: "Avevo fatto una veronica a Kross e Ramos mi è entrato subito facendomi fallo". L'avversario più forte però è un altro: "Messi. Ma è fuori categoria, non lo reputo nemmeno un giocatore. A fine partita ci siamo scambiati la maglia, ma la sua non l'ho mai lavata". Il ricordo di Leo riposto lì nel cassato, il presente in giallonero con l'Aek Atene e il futuro... in Italia? "A gennaio mi hanno cercato Sampdoria e Genoa, ma non soddisfacevano le mie richieste. Questo è il mio secondo anno all'estero dopo l'avventura in Spagna, mi piace girare e scoprire posti nuovi". Piedi per terra e spensieratezza, come gli ha insegnato Garcia.



     

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