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  • Commisso 'non può competere' con il Milan, ma lo poteva acquistare cinque anni fa: cosa non è andato

    Commisso 'non può competere' con il Milan, ma lo poteva acquistare cinque anni fa: cosa non è andato

    • Gabriele Stragapede
    Un match sentito, dalle innumerevoli sfumature. Nella giornata del quinto anniversario dalla scomparsa di Davide Astori, Fiorentina e Milan saranno protagoniste all’Artemio Franchi di una partita che, mai come quest’oggi, rischia di far parlare più per le vicende extracampo che per quello che succederà all’interno del rettangolo di gioco. Le parole del patron dei viola, Rocco Commisso, durante un intervento all’ospedale Careggi di Firenze, sono destinate a far discutere: “Il Milan qualche giorno fa ha fatto sapere di aver incassato ben 9 milioni dalla sfida di Champions League contro il Tottenham, noi arriviamo ad 8 in un anno, come facciamo a competere con certe società?". Un attacco diretto, frontale, dei più classici. Il presidente della Fiorentina ha già abituato la sua piazza ad uscite di una certa importanza. Ma questo, se non altro, sottolinea l’attuale differenza tra i due club, almeno sul piano economico.

    RICAVI FONDAMENTALI - Impossibile anche solo avvicinarsi ai ricavi della formazione rossonera. Incassi che permettono anche un maggior raggio d’azione sul mercato e su investimenti ad ogni livello in società. Allo stato attuale, Commisso ha semplicemente sottolineato l’impossibilità di poter competere ai più alti livelli del campionato italiano, a meno che i ricavi non comincino ad aumentare. Ricavi che quindi diventano un punto di partenza per alzare il proprio livello di competitività. Uno stadio di proprietà, la vittoria di un trofeo, tutte ambizioni realistiche per la piazza di Firenze che, però, Commisso poteva già realizzare a Milano.

    IL RETROSCENA - Era l’estate del 2018, quando l’attuale patron dei viola, aveva iniziato a sondare il terreno per acquistare proprio il Milan – all’epoca non ancora passato sotto il controllo di Elliott, a seguito dell'inadempimento delle obbligazioni verso il fondo d'investimento americano da parte del presidente Yonghong Li –. Le dichiarazioni erano all’ordine del giorno: “La trattativa per l’acquisto del Milan continua, nonostante la difficoltà di comunicazione. Chiudo il contratto. Ma sia chiaro, prima devo avere un accordo vincolante. Non accetterei mai di essere in minoranza. Il club deve essere mio perché credo di poterlo gestire e farlo tornare ai massimi splendori”. Ed ancora: “Il Milan è il Milan, con una tradizione che non tutti i club italiani o mondiali possono vantare”. Parole al miele, dense d’amore e di passione verso i colori rossoneri che, però, non sfociarono nell’acquisto del club di via Aldo Rossi. Alla fine di giugno, non ci furono più le condizioni accettabili per acquisire il Milan. Li non era disposto a chiudere l’accordo in maniera tempestiva. E la storia tra Commisso ed il Milan si chiuse ancor prima di cominciare. L’anno successivo divenne patron della Fiorentina e l’avventura dell’imprenditore americano nel calcio italiano iniziò. Una sliding door decisiva per il futuro delle due squadre coinvolte. Firenze è tornata in Europa, il Milan in Champions e sul trono d’Italia. In attesa di un nuovo scontro, questa sera.

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