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La grande menzogna del Famalicao -3: un'altra tessera del sistema Mendes

La grande menzogna del Famalicao -3: un'altra tessera del sistema Mendes

  • Pippo Russo
    Pippo Russo
Le prime due puntate sono leggibili QUI e QUI

La costruzione di sistemi per la circolazione dei calciatori è la sua specialità. Jorge Mendes l'ha affinata nel corso di oltre vent'anni di carriera da agente, e adesso ha trovato nel Famalicão una nuova tessera da aggiungere al complesso puzzle. E a lui va benissimo così, poiché più sono le squadre attraverso cui far transitare calciatori e valori finanziari, più sarà la forza di un potere che soltanto due anni fa pareva sul punto di crollare. Erano i giorni in cui le rivelazioni di Football Leaks armavano le inchieste del fisco spagnolo, a proposito degli schemi offshore allestiti per far planare presso sistemi fiscali meno agguerriti i guadagni da diritti d'immagine di molti clienti di Gestifute. Compreso Cristiano Ronaldo.

Adesso quei giorni drammatici sono messi alle spalle, anche perché da parte degli accusati vi è stata una corsa a assumere su di sé le responsabilità lasciando fuori dalla mischia il super-agente portoghese. Che dal canto suo si è messo con pazienza a tessere da capo una rete di relazioni indebolita dalla perdita di rapporti con molti club dell'élite europea. Del resto, egli non ha mai disdegnato il rapporto con le società calcistiche medio-piccole del suo paese, così disposte a lasciarsi condurre per mano lungo rotte del calcio internazionale che altrimenti mai avrebbero frequentato.

È questa la vera forza di Jorge Mendes: tirare dentro alla propria galassia club portoghesi che su scala europea sono di taglia minima, e trasformarli in centri di smistamento. È così in modo consolidato per il Rio Ave e lo Sporting Braga, e in misura minore lo è stato nel corso degli anni per Vitória Guimarães, Belenenses, Paços de Ferreira, Moreirense, Varzim, e persino il minuscolo Real Massamá, per non dire di club che poi sono andati incontro al fallimento come il Salgueiros e l'Alverca. E tale logica è stata replicata negli anni con club spagnoli come il Salamanca, il Reus e il Real Saragozza. Per la cronaca, i primi due sono falliti e il terzo ha dovuto affrontare la procedura concorsuale. 

Dunque, nel momento in cui c'è stato da ricostruire, Jorge Mendes è tornato a tessere rapporti con club di seconda o terza fascia. E non soltanto nel suo paese. Ha lavorato molto in Inghilterra, dove è stato dato in avvicinamento all'Aston Villa e al Nottingham Forest, dopo che da tempo il Middlesbrough veniva collocato nella sua sfera d'influenza. Ma soprattutto ha curato molto i rapporti coi nuovi proprietari di club, sbarcati nel calcio europeo per comprarsi un pezzo del business cruciale nell'economia del ventunesimo secolo, in cui il segmento sport & entertainment fa da traino. 

Il rapporto con Peter Lim, il miliardario singaporiano che dal 2014 controlla il Valencia tramite il fondo Meriton Capital, è solido al punto da andare sul piano personale, dato che Lim è stato testimone nelle nozze religiose di Jorge Mendes con la moglie Sandra tenute nell'estate del 2015 (la coppia era già unita da dieci anni con rito civile). E l'ultima dimostrazione della solidità di legame fra i due compari d'anello si è avuta nelle scorse settimane con la cacciata del tecnico Marcelino e la messa in riga del direttore sportivo Mateu Alemany, colpevoli di voler lavorare al riparo dall'influenza di Mendes

Lo schema è stato replicato col Wolverhampton. La società inglese, allora impegnata in Football League Championship, è stata acquisita nell'estate del 2016 dal conglomerato cinese Fosun, pilotato da Guo Guangchang. Tra Fosun e Gestifute esiste una partnership che si è concretizzata nel 2015 tramite l'acquisizione, da parte dell'amico cinese, di una partecipazione in Start SGPS (società che controlla Gestifute e il suo braccio nel settore marketing, Polaris Sport) pari al 15%. Con l'avvento della proprietà cinese i Wolves sono stati riempiti di calciatori di area Mendes, nettamente al di sopra della media della Premiership sia in termini tecnici che di costo per l'acquisizione. E il flusso è proseguito dopo che la squadra allenata da Nuno Espírito Santo (che da calciatore è stato il primo cliente di Jorge Mendes, quando ancora il fondatore di Gestifute era soltanto un gestore di locali notturni) è tornata in Premier League. Un viavai continuo e molto costoso, che durerà fino a che il proprietario cinese deciderà di spendere. E se invece un giorno decidesse di smettere? 

A questa ipotesi non vuol pensare nessuno, a cominciare dai tifosi dei Wolves. Così come nessuno, a Famalicão, si chiede fino a quando possa durare questa iniezione di calciatori che in poco più di un anno ha condotto il club minhoto dalla Segunda alla cima della classifica in Primera. E in questo caso non si tratta di soldi spesi, ché anzi di euro investiti sul mercato dei trasferimenti ce n'è pochi o punti. Si tratta piuttosto di capire fino a quando il socio di maggioranza, l'israeliano Idan Ofer, avrà voglia di baloccarsi con la piccola società che da poco più di un anno si è lasciata alle spalle la forma dell'associazione di tifosi per trasformarsi in società di capitali (SAD).

Soprattutto, c'è da chiedersi perché mai mister Ofer abbia voluto prendere una società di calcio in Portogallo. Detiene già il 32% dell'Atletico Madrid, altra società che con Jorge Mendes fa affari dacché lo stesso Mendes è nel mondo del calcio. Tra il boss di Gestifute e l'azionista di riferimento di Quantum Pacific è giunta un'intesa subitanea. Talmente solida da sembrare radicata in un tempo lontano. Ma quale che sia l'origine del rapporto fra i due, rimane il fatto che grazie al loro operato il piccolo Famalicão sia stato trasformato in una potenza del calcio nazionale. Senza passare attraverso un processo di sviluppo e maturazione, e senza nemmeno aver beneficiato degli investimenti che sarebbero indispensabili per una scalata così fulminea.

In questo senso, il club minhoto sembra un spin-off nato dall'alleanza fra il magnate israeliano e il super-agente portoghese. E basta guardare alla politica dei prestiti per rendersi conto dell'intreccio. Come evidenziato nel primo articolo di questa serie, tre calciatori provengono dall'Atletico Madrid di Ofer. E molti altri giungono dal giro di Mendes: i già citati Wolverhampton Wanderers e Valencia (due a testa), e poi due dal Benfica, due dallo Sporting Braga, uno dal Vitória Guimarães. Un gruppo messo lì a svernare e portare in alto una squadra fin qui anonima. Il tutto fino a che la Santa Alleanza fra il miliardario e il super-agente deciderà di far durare questa storia. 
(3. fine)

@pippoevai

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