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La Juve di Pirlo non è diversa da quella di Allegri e Sarri: il suo 'calcio liquido' è uno scolastico 4-4-2

La Juve di Pirlo non è diversa da quella di Allegri e Sarri: il suo 'calcio liquido' è uno scolastico 4-4-2

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Il calcio liquido di Andrea Pirlo non è molto dissimile da quello solido di Massimiliano Allegri e da quello visionario di Maurizio Sarri. Perché se è vero che la Juve batte nettamente la Sampdoria (3-0) nell’esordio casalingo in campionato, è altrettanto vero che soffre e meriterebbe di subire un gol sia ad inizio di ripresa, quando Claudio Ranieri ridisegna la squadra immettendo qualità davanti (Gaston Ramirez e Quagliarella, oltre a Yoshida per Tonelli in difesa), sia nel finale di gara,  quando il risultato è ancora sul 2-0 se tutto può cambiare.

Dopo l’intervallo i bianconeri perdono la facilità di palleggio e commettono qualche errore di troppo. Nel finale, poi, quando la Juve sembra definitivamente avanti, ci si mette Pirlo a complicare le cose: toglie Chiellini per inserire Demiral (mai visto avvicendarsi due centrali se non per infortunio), la difesa perde coesione e concentrazione e la Samp rischia di riaprire la partita con una deviazione di Bonucci su colpo di testa di Ekdal (prodigioso Szczesny e con un diagonale di Quagliarella fuori di un alito.

Naturalmente sono il meno sorpreso di tutti: Pirlo non ha mai allenato neanche in prima categoria,  non sa cosa significhi gestire una partita, è e resta un fuoriclasse in campo, ma il mistiere del tecnico non sa neanche cosa sia. Primo, perchè è completamente diverso da quello del giocatore. Secondo, perché per adesso lui produce pura teoria.

Buon per lui che i giocatori non gli siano contro come lo sono stati con Sarri, chiedendone la testa ben prima della conquista dello scudetto. Mai visto giocare a questo livello Ramsey (tra l’altro, per tutta la partita e senza infortuni). Mai ricordato un Rabiot tanto dominante sia nei contrasti che nella distribuzione della palla. Mai percepito un Danilo così in partita, attento e propositivo al tempo stesso.

Eppure, anche se qualcuno crede che Pirlo sia arrivato alla Juve per miracol mostrare, abbiamo visto la Juve impostare a tre, ma difendersi sempre a quattro, con uno scolastico 4-4-2. Abbiamo notato un buon pressing, ma sicuramente meno di quello che produceva Sarri. Abbiamo apprezzatola continuità nel palleggio e tante giocate di prima. Ma nulla di sconvolgente, solo un’applicazione migliore nel gioco collettivo.

Naturalmente in tutti, tranne in Cristiano Ronaldo. Che ha segnato un gol, assolutamente inutile, trattandosi del terzo, e colpito una traversa sull’1-0, ma che continua a ritenere la partita un palcoscenico per esibizioni individuali. Il bello - anche se nessuno lo sottolinea - è che perde un’infinità di palloni, tira quando potrebbe servire i compagni, slalomeggia per poi tornare al punto di partenza. Sarà bello vedere chi giocherà e cosa accadrà quando rientrerà Dybala e arriverà - se arriverà - Dzeko. Dato per certo che il bosniaco cucirà il gioco abbassandosi e procurandogli voragini, non credo che il Dybala della stagione scorsa pesi e conti meno di Ronaldo.

Di veramente nuovo, rispetto al passato, c’è Kulusevski, da sempre un mio pallino, che ha segnato un gol straordinario (dopo un fallito tentativo di comica percussione di Cristiano), ad  appena dodici minuti dall’inizio. Il tiro a giro, di sinistro, è stato splendido perché perfetto, ma dopo la prestazione dello svedese (svedese per modo di dire con quel cognome) è andata scemando. Può fare di più e con maggiore continuità anche se va spiegato che il ruolo di seconda punta o di attaccante aggiunto non è esattamente il suo.

Una ventata di novità, anch’essa proveniente dal mercato, l’ha portata l’americano McKennie che, oltre ad avere propiziato il secondo gol (quello di Bonucci) e averne sfiorato di un millimetro un altro sconfessato dalla tecnologia, ha giocato come posizione all’altezza di Rabiot anche se in assetto più difensivo. Per la sua capacità ha perso qualche pallone di troppo, ma ne ha conquistati anche tanti, facendo ripartire in un paio di occasioni il contropiede.

PIrlo, forse per stupire, forse perchè il calciatore è in partenza, non ha nemmeno convocato Luca Pellegrini (lo vuole il Genoa, ma anche l’Atalanta e questo dovrebbe far riflettere) e preferito Frabotta a De Sciglio. Ora, è vero che De Sciglio è una mezza sciagura, come è altrettanto vero che Frabotta è mancino puro, tuttavia sia l’esperienza che la possibilità di rientrare sul piede buono avrebbe dovuto consigliare il neo allenatore una scelta meno azzardata.
La Juve ha giocato meglio nel primo che nel secondo tempo, perché ha fatto girare la palla con maestria e perché ha saputo affondare contro un’avversaria troppo supina. Se Ranieri avesse scelto il 4-4-2 a specchio, come ha fatto nel secondo tempo, anziché un rinunciatario 4-5-1 senza Quagliarella e Ramirez (Gabbiadini è infortunato), avremmo giusto un’altra partita.

Apparentemente la Juve scatta, ma c’è molto da fare, soprattutto sul mercato in uscita e nel disegnare le gerarchie. Tanto per cominciare, possono Arthur e Bentancur essere delle riserve?


Juventus-Sampdoria 3-0
Marcatori
: p.t. 13 Kulusevski; s.t. 33' Bonucci, 43' Ronaldo.
Assist: s.t. 43' Ramsey.
Juventus (3-4-1-2): Szczesny; Danilo, Bonucci, Chiellini (37' s.t. Demiral); Cuadrado (33' s.t. Bentancur), Rabiot, McKennie, Frabotta (22' s.t. De Sciglio); Ramsey; Kulusevski (37' s.t. Douglas Costa), Ronaldo. A disp. Buffon, Pinsoglio, Arthur, Rugani, Portanova, Vrioni, Nicolussi Caviglia. All.Pirlo.
Sampdoria (4-1-4-1): Audero; Bereszynski, Tonelli (1' s.t. Yoshida), Colley, Augello; Ekdal; De Paoli (1' s.t. Ramirez), Thorsby (25' s.t. Damsgaard), Jankto, Leris (1' s.t. Quagliarella); Bonazzoli (25' s.t. Verre). A disp. Ravaglia, Vieira, Chabot, Regini, La Gumina, Ferrari, Capezzi. All. Ranieri.
Arbitro: Piccinini di Forlì.
V.A.R.: Calvarese di Teramo.
Ammoniti: p.t. 4' Tonelli (S); s.t. 9' Frabotta (J).

 
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