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  • La Juve è travolta a Empoli e perde la Champions League. Ma la sentenza a mezz’ora dalla partita è una vergogna

    La Juve è travolta a Empoli e perde la Champions League. Ma la sentenza a mezz’ora dalla partita è una vergogna

    • Giancarlo Padovan
    A mezz’ora esatta dal fischio d’inizio di Empoli-Juventus, la Corte federale di appello ha comminato alla squadra di Allegri un meno dieci in classifica che dal secondo posto l’ha retrocessa al settimo. In teoria, ma solo in teoria, la Juventus non era stata colpita dall’arbitrario morbo dell’afflittività, un’invenzione della giustizia sportiva che non trova riscontro nel diritto. Poteva, cioé, ancora qualificarsi aritmeticamente alla Champions League vincendo la partita con l’Empoli, lo scontro diretto di domenica contro il Milan e l’ultima a Udine.

    Ma preparare una partita e giocarla secondo tattica o strategia non è esattamente come schiacciare play. Perciò la Juve, già scarica di suo in questo finale di stagione, priva del capitano Danilo e di Cuadrado (entrambi squalificati), con dentro gli immaturi Miretti e Barbieri (devono andare a giocare in serie B per crescere, ora sono sempre insufficienti), ha preso quattro gol dall’Empoli pregiudicando quasi del tutto l’aggancio alla Champions e mettendo anche fortemente in discussione la partecipazione all’Europa League.

    Per arrivarci deve fare sei punti e sperare che l’Inter vinca domani la Coppa Italia, oppure superare Roma e Atalanta. Sempre che l’Uefa non prenda provvedimenti ulteriori e non la escluda comunque dalle manifestazioni continentali. Tuttavia, parafrasando un libello calcistico di denuncia di moltissi anni fa (“Non si fanno queste cose a cinque minuti dalla fine”, scritto da Claudio Pea e Paolo Ziliani), bisognerebbe dire che non si fanno queste cose (cioè comunicare una penalizzazione di dieci punti in classifica) a tre giornate dalla fine e a mezz’ora dalla partita.

    Tanto per capirci, Allegri ha molte colpe. Non ultima quella di avere presentato, una formazione con degli ectoplasmi (Vlahovic e Milik), giocatori finiti (Alex Sandro), giocatori mai cominciati (i già citati Barbieri e Miretti), improbabili capitani (Rabiot quando è uscito Alex Sandro), gente spremuta (Kostic), sopravvalutati (Locatelli), strapagati (Bremer). Ma dover comunicare, appena dopo il riscaldamento, alla squadra: “poco fa ci hanno tolto dieci punti” non deve essere il massimo della vita per la concentrazione, l’attenzione, la motivazione e tutto ciò che riguarda la mente di un calciatore.

    Chi non ha mai giocato, a nessun livello, può anche credere che togliere dieci punti anziché quindici costituisca un incentivo, ma il calcio è un gioco collettivo e le teste di undici giocatori, più le riserve, sono tutte diverse l’una dalle altre. E poi - l’ho già detto - non basta schiacciare un pulsante per ricominciare a vincere. Eppure, per i primi quindici minuti aveva fatto calcio solo la Juve. Gol sbagliato da Vlahovic, prima, e Milik, poi, su iniziativa di Gatti. Traversa di Milik (testa) e gol annullato a Gatti per fallo di Bremer sul portiere. La palla quasi sempre sui piedi dei bianconeri.

    Ma è bastata una punizione dalla trequarti (fallo di Barbieri) e, dopo l’uscita salvifica di Szczesny, l’algido Milik ha steso Cambiaghi. Rigore netto, trasformato da Caputo. Nemmeno tre minuti e, da angolo, quindi da un altro calcio piazzato, Luperto, da due passi ha fulminato Szczesny, autore di un miracoloso salvataggio su Akpa. A più di settanta minuti dalla fine, la Juve ha avuto subito un’occasione con Bremer (svirgolata nell’area del portiere avversario) e, a pochi minuti dall’intervallo, un’altra opportunità con Vlahovic, ma il serbo si è fatto togliere il pallone, fuori area, da Vicario.

    Da partita quasi riaperta a ufficialmente chiusa al secondo minuto della ripresa. Alex Sandro (una sciagura) ha perso palla, Akpa se n’è andato in area e sul suo assist Caputo ha realizzato una doppietta. Nel frattempo Chiesa e Paredes avevano rilevato Barbieri e Miretti. Prima dell’ora di gioco sono entrati Kean per Milik e Di Maria per Locatelli. Tuttavia le occasioni, quasi sempre in contropiede, le ha avute l’Empoli e bravo è stato Szczesny a non incidere sul passivo. Nel finale gol di Chiesa e, in pieno recupero, rete di Piccoli, subentrato a Caputo.

    Insomma un trionfo per l’Empoli (già salvo, ma onesto) e un tracollo per la Juve (destabilizzata, ma confusa). Da ieri sera seconda sul campo e settima nella classifica ufficiale.

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