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  • Lazio, Romagnoli si presenta ufficialmente: "Coronato il mio sogno. Ora devo ripagare l'affetto ricevuto"

    Lazio, Romagnoli si presenta ufficialmente: "Coronato il mio sogno. Ora devo ripagare l'affetto ricevuto"

    • Tommaso Fefè
    Un sogno divenuto realtà. L'arrivo di Alessio Romagnoli alla Lazio è il più classico dei lieti fini di una favola che qualunque bambino spera si realizzi davvero. Al difensore di Anzio è successo e lo ha raccontato ai microfoni dei media ufficiali biancocelesti presentandosi ufficialmente a tutti i tifosi:

    UN SOGNO - "Ho realizzato il mio sogno di quando ero bambino. Io non volevo giocare in Serie A. Volevo giocare nella Lazio. Penso sia l'emozione sportiva più grande della mia vita, ma forse anche della vita in generale. Indossare questa maglia per me vuol dire coronare quello che sognavo da bambino. Andavo allo stadio da piccolo con mio padre che mi ci portava spesso. Lui è della Lazio e anche mia nonna a cui ero tanto legato era laziale. La prima partita allo stadio non mi ricordo contro chi fosse, perché ero veramente piccolo. Forse era il 1999... Il giorno dello scudetto purtroppo ero a casa perché i biglietti erano finiti, però abbiamo festeggiato moltissimo lo stesso. Un peccato non essere stati lì in quel giorno storico. Essere qui oggi comunque per me significa indossare la maglia tanto sognata e credo sia un effetto fantastico"

    UNA FEDE DICHIARATA - "Credo che non ci sia nulla di male a manifestare la propria fede. Anche se uno gioca per tanti anni in una squadra, l'importante è portare rispetto e dare il proprio meglio per la squadra in cui si sta giocando. Poi può dichiarare tranquillamente che tifi per un'altra, come feci io diversi anni fa. Ogni volta che giocavo contro la Lazio all'Olimpico ero solito, al momento di entrare in campo, mettermi la felpa sopra naso e bocca e cantare l'inno. L'ho sempre fatto. La mia non esultanza sul rigore che eliminò la Lazio dalla Coppa Italia fu un gesto di rispetto ai miei ideali e alla mia fede. Non ci sarei mai riuscito. Il rispetto è la prima cosa e non esultare era una cosa naturale per me in quel momento".

    MAGLIA PESANTE - "la 13 me la porto dietro da tanti anni. Per me Nesta è stato il più forte difensore di tutti i tempi e nessuno sarà mai come lui. Quello che ha rappresentato alla Lazio e al Milan è un qualcosa di irripetibile e oggi Indossare la sua maglie e il suo numero è emozionante, l'ho indossata già al Milan e ho l'onore di farlo qui. Cercherò di fare del mio meglio. Andare via dalla Lazio a quel tempo credo sia stato un forte trauma anche per lui. Si sa che la Lazio aveva dei problemi finanziari all'epoca, ma il dispiacere per noi tifosi è che in biancoceleste ce lo siamo goduto poco. Io poi ho avuto il piacere di conoscerlo, tramite amici e poi una volta anche al Milan. Anche per me andare via dalla Roma è stato un passo molto importante. Venivo dalle giovanili della Roma e andavo in un grande club come il Milan. Mi sono sentito libero a quel punto di esprimere per chi tifassi e la foto con quella maglia bandiera era un modo per ricordare quella che per me è stata una delle più belle di sempre fatte dalla Lazio. Credo che per me e per la mia carriera sia stato giusto fare il percorso a Milano, perchè vedevo che la società stava crescendo e che potevamo vincere qualcosa".

    OPERE DI CONVINCIMENTO - "In questi giorni prima di arrivare, non ho sentito nessuno, a parte pochi amici stretti e la mia famiglia. Ho cercato di isolarmi, di stare tranquillo e di chiudere la trattativa. Ciro mi ha bombardato di telefonate, mi chiamava ogni giorno! Anche Danilo uguale. Mi ha fatto molto piacere sentire e vedere il calore dei compagni oltre che della società. E poi, con le dichiarazioni d'amore dei tifosi... era impossibile non accettare. Poi ogni volta che giocavo contro la Lazio capitava di parlare con Igli Tare. E ogni volta... 'Mancano tre anni... mancano due anni'. La volta dopo... 'Manca un anno solo' poi anche 'sei mesi'... Ho sempre detto di voler giocare nella Lazio e parlando ho ripetuto più volte che se ci fosse stata la possibilità avremmo discusso il da farsi. Ma non volevo andare troppo in la con gli anni. Adesso ho avuto un problema abbastanza serio con la pubalgia, che sto risolvendo e credo che sia giusto dare il cento per cento e anzi molto di più per questa maglia. Devo ripagare l'affetto ricevuto, con le tante persone che in Paideia erano lì ad accogliermi.  Sapevo che sarebbero arrivate tantissime persone, ma credo che tra compagni e tifosi la mia voglia di venire era moltiplicata al mille per cento. Impossibile dire di no. Sarebbe sembrato un tradimento e non mi sembrava gisuto. La gente mi ha dato tanto in questi giorni e adesso tocca a me restituire tutto con gli interessi".

    PROMESSA - "Il mio augurio e la mia promessa è che insieme potremmo raggiungere grandissimi risultati. Tutti voi per me e per noi siete una parte fondamentale di questa famiglia, quindi mi raccomando avanti insieme!"

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