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  • Laziomania: Tudor sbaglia tutto, Felipe Anderson merita la panchina. Mancini, la toppa è peggio pure del buco

    Laziomania: Tudor sbaglia tutto, Felipe Anderson merita la panchina. Mancini, la toppa è peggio pure del buco

    • Alessandro De Felice
    Il cronometro oltre il 96'. L'ultima chance a disposizione. Tutti nel cuore dell'area di rigore per tentare l'assalto disperato alla porta giallorossa. Felipe Anderson che prova inspiegabilmente a servire Guendouzi in posizione di fuorigioco. È questa la prima fotografia del derby della Lazio, che dopo oltre due anni torna a perdere una stracittadina. L'altra vede due schieramenti ben delineati. Da una parte le provocazioni e l'astuzia di Dybala, Paredes e Mancini, che decide il derby e sembra quasi volerlo arbitrare, "affiancando" Guida in ogni scelta e commentando da vicino ogni decisione del direttore di gara. Dall'altra Felipe Anderson e Isaksen, due a cui non sembra che il derby abbia dato quella carica necessaria per poter disputare gare di questo calibro. C'è chi la sente forse troppo come Pedro, chi ha la "garra" necessaria come Guendouzi e chi come il brasiliano e il danese gioca la stracittadina come una delle tante gare della stagione. Un atteggiamento che pesa nel risultato finale, con la voglia di vincere della Roma che è decisiva per i tre punti. 

    TUDOR, CHE FAI? - Il suo calcio o la carica del derby? Dopo il "dribbling" in conferenza alla vigilia, Igor Tudor sceglie di puntare su calciatori più adatti - a suo dire - al modulo, lasciando in panchina quelli più sanguigni in una gara dal carico emotivo pesantissimo. Fuori Cataldi, Luis Alberto e Pedro, per far posto a Kamada e Isaksen. Una scelta che si rivela totalmente sbagliata, con una Lazio senza carattere. Un fattore fondamentale e molto spesso più rilevante degli aspetti tecnico-tattici in una gara come il derby. Una scelta che il croato pagherà perdendo il primo derby della Capitale. Poi i tre cambi all’intervallo, come a chiedere scusa per le scelte iniziali e rivoluzionare la squadra. Infine inserisce tardivamente Luis Alberto per Vecino, fino a quel momento uno dei migliori della Lazio. Una serie di errori determinati ai fini del risultato.

    NO ISAKSEN E FELIPE ANDERSON - In una partita decisa dai dettagli e da un colpo di testa di Mancini a fare la differenza è la voglia di vincere della Roma di De Rossi. L'atteggiamento scaltro dei calciatori giallorossi - vedesi le continue proteste di Mancini, lo schiaffetto di Dybala e un Paredes sempre pronto a pizzicare gli avversari - è risultato totalmente agli antipodi rispetto a quello di una Lazio molle e senza carattere. Certamente spiccano le prestazioni gravemente insufficienti di Felipe Anderson e Isaksen. Se la scommessa danese di Tudor è totalmente persa, con il numero 18 spesso lezioso e "leggero" nei contrasti, oltre a sbagliare una quantità indefinita di scelte, dall'altra parte ciò che risalta all’occhio è l'ennesima prova inguardabile del brasiliano, che prima con Sarri e poi con Tudor risulta insostituibile, apparentemente senza reali motivazioni. In campo il brasiliano fa sempre la scelta più scontata, non punta mai l'avversario per provare a creare superiorità e sfruttare le doti fisiche e tecniche e perde una mole infinita di duelli. A suggellare il tutto l'ultimo calcio di punizione e un'esecuzione la cui scelta risulta difficile da spiegare e motivare. In attesa di capire la decisione finale del brasiliano sul suo futuro, forse un po' di panchina gli farebbe bene a un calciatore che appare spento, svogliato e senza idee. 

    'COLPA DI SARRI' - Il ciclo infernale con cui ha preso il via la gestione Tudor si conclude con un successo in extremis contro la Juve e due sconfitte, in Coppa Italia contro i bianconeri e nel derby contro la Roma. Certamente il giudizio di questo avvio non può che essere negativo, alla luce di quanto visto in campo. Dopo l'addio di Sarri, spodestato proprio dallo spogliatoio, i giocatori hanno mostrato una timida reazione contro la Juventus, prima di evidenziare nuovamente grossi limiti in termini di conclusione e finalizzazione. Quei calciatori che non hanno confermato la fiducia nel tecnico toscano e che continuano a mostrare gli stessi problemi di gioco e risultati, anche con Tudor e un sistema di gioco totalmente diverso. Una prova che conferma che probabilmente le colpe del rendimento negativo di questa squadra non potevano essere totalmente attribuite a Maurizio Sarri. 

    SARRI, MOU E I NUMERI - "Serviva" l'addio del tecnico toscano per far riassaporare alla Roma il gusto di un gol realizzato e della vittoria nel derby. La Lazio cade dopo oltre due anni nella stracittadina e torna a subire una rete. La legge dei grandi numeri. Con il cambio in panchina e senza il duello Sarri-Mourinho viene meno anche quella che era diventata quasi una certezza: con il toscano e il portoghese sulle panchine biancoceleste e giallorossa l'imbattibilità della Lazio era quasi una certezza con un solo ko nelle ultime sei tra campionato e Coppa Italia. 

    TUTTO IN 90' - Ora per la Lazio restano 90 minuti. Gli ultimi per giocarsi l'accesso alle coppe europee nella prossima stagione ed evitare di rendere questa disastrosa, soprattutto considerando il rendimento in campionato. La semifinale di ritorno in Coppa Italia all'Olimpico contro la Juventus del prossimo 23 aprile sarà lo spartiacque di un'annata che al momento risulta molto negativa. Un'occasione per Tudor e per i suoi ragazzi per provare in parte a riscattarsi e cercare di portare a casa un trofeo, oltre alla qualificazione in Europa e al pass per la prossima Supercoppa Italiana in Arabia Saudita. Un dentro o fuori per i biancocelesti che può segnare davvero questa annata. 
     

    MA QUALI SCUSE? - Avremmo preferito evitare di trattare l’argomento ma l’episodio che ha visto come protagonista Gianluca Mancini al termine del match rappresenta il più classico dei casi in cui ‘la toppa è peggio del buco’. Le scuse del difensore della Roma vengono sconfessate dalle immagini, che lo inchiodano: è lui a indicare proprio quella bandiera in Curva Sud e chiederla a gran voce per poterla sventolare. Mancini eviti, dunque, scuse di circostanza e dichiarazioni di facciata. Il derby di Roma è anche questo, a patto che lo si accetti sia da una parte che dall’altra, nello sfottò che lo caratterizza da sempre e senza perbenismo. Ma senza dimenticare, dall'altra parte, che i protagonisti dovrebbero dare un esempio di correttezza e lealtà, provando a smorzare i toni. Un derby iniziato in mattinata con gli scontri e terminato con il gesto di Mancini, tutt’altro che un esempio da seguire e il messaggio adeguato in un clima di violenza

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    Ant Mastro
    Ant Mastro

    De Rossi ha avuto tempo per sistemare la sua Roma, Tudor ancora no anche se alcuni giocatori non...

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