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    L’Inter è Lautaro dipendente ma non può giocare sempre: Inzaghi ha bisogno di risposte dalla sua seconda squadra

    L’Inter è Lautaro dipendente ma non può giocare sempre: Inzaghi ha bisogno di risposte dalla sua seconda squadra

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Se Lautaro segna, l’Inter vince. Se Lautaro vola, l’Inter domina. Non si stava mettendo bene a Salerno dopo quasi un’ora di gioco (0-0), con la squadra di Sousa in partita, quando Simone Inzaghi ha deciso di forzare le sue abitudini e di anticipare di qualche minuto i cambi. Così al 54’ ha messo in campo Aslllani per l’ammonito Calhanoglu, Mkhitaryan per il misterioso Klassen e Lautaro Martinez per l’inconsistente Sanchez.

    Tempo otto minuti, non un secondo di più, ed ecco Thuram e Martinez dialogare sulla trequarti contro una difesa della Salernitana scoperchiata (due contro due). Il francese si è allargato e poi ha messo in mezzo un pallone sul quale Lautaro, con uno scavetto, ha beffato Ochoa. Vero che la Salernitana ha trovato il pareggio (66’) con Legowski (annullato dal Var per fuorigioco), ma vero anche che il Lautaro di ieri sera non l’avrebbe fermato nessuno. Infatti, in estrema sintesi, ha raddoppiato a tredici minuti dalla fine (assist di Barella, palla recuperata da Dumfries), triplicato (85’) con un rigore procurato da Thuram (fallo di Lovato) e messo il quarto sigillo (89’) su ispirazione di Carlos Augusto.

    L’Inter riparte così dopo la caduta interna con il Sassuolo, resta appaiata al Milan in testa alla classifica e si avvicina al meglio allo scontro di martedì sera, a San Siro, con il Benfica. Tuttavia il tema è un altro. E cioé: Simone Inzaghi ha una rosa con due squadre di livello, oppure, ridotti al minimo gli attaccanti e infortunati Frattesi e Cuadrado, il deficit di rendimento si vede e si sente, quando non si palesa all’improvviso?

    Come dicono gli allenatori, ci vuole equilibrio anche nell’esprimere giudizi. Lautaro è unico e a Salerno l’ha dimostrato. Con lui in campo, l’Inter cerca e vede la porta. Senza di lui, la cerca poco e la vede per nulla. Ma Lautaro non può giocare sempre, non a caso qualcuno l’aveva visto stanco anche con il Sassuolo e, per me opportunamente, Inzaghi l’ha messo in panca con la Salernitana.

    Accadrà ancora e non sarà per caso, ma senza di lui si rischia di finire qualche partita in bianco o, peggio, di perderla. Del resto, Arnautovic non c’è e Sanchez è come non ci fosse. Ma con due attaccanti soli, il rischio è quello di pedalare in bici su una strada disseminata di chiodi. Altro discorso per il centrocampo. Opportuno far tirare il fiato a Mkhitaryan, ma l’assenza di Frattesi si è fatta drammaticamente sentire. Klassen va abituato ai ritmi dell’Inter e, soprattutto, deve fare meno errori tecnici. Quando è uscito lui ed è entrato Mkhitaryan l’Inter ha dettato legge e chiuso la gara in modo trionfale.

    Forse, contro la Salernitana (e mi riferisco alla prima parte), ha pesato la serata negativa di Calhanoglu, di solito protagonista indiscusso. Per me è stato frenato dall’ammonizione e dal pressing molto aggressivo dei campani. Se torna sui suoi livelli, la gara con il Benfica è tutt’altro che proibitiva.

    Resto convinto che la forza dell’Inter risieda nelle fasce e credo che Carlos Augusto abbia giocato una buona partita, dando un po’ di tregua a Dimarco. Inter guarita? In realtà ha avuto solo un raffreddore (l’1-2 con il Sassuolo), ma la guida (Simone) è ferma e la squadra è ottima. Fino a quando Lautaro segna non ci sarà problema. E prima di intonare il de profundis ai nerazzurri, vedrete che anche i centrocampisti verranno in soccorso: qualche gol pesante è atteso anche da loro.

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