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  • Litigo in tv con Cruciani perché fa il razzista verso i napoletani, ma mi fa solo tenerezza

    Litigo in tv con Cruciani perché fa il razzista verso i napoletani, ma mi fa solo tenerezza

    • Raffaele Auriemma
    Quando mi fermano per strada in tanti mi chiedono: ma perché Cruciani ce l’ha con Napoli? Non lo so e non riesco nemmeno a volergli male, al massimo può farmi tenerezza: questo signore che dovrebbe essere ormai prossimo alla maturità, in realtà riserva nella sua parte più intima ancora il desiderio di fare clamore a tutti i costi. E ha capito che attaccando i napoletani si procura una riserva naturale di risentimento, livore e odio, tanto odio nei suoi confronti. Sentimento che, lo ripeto, non riesco proprio a provare per lui, nemmeno quando non riuscendo a tenere testa ad un dibattito su argomenti che riguardano le sue sortite in radio oppure in tv, ti viene ad attaccare sul piano personale.

    E lì cade, lì il “Re è Nudo”, ancora più nudo di come appare sulla copertina del suo ultimo libro (a proposito, come siamo messi a copie vendute?), con le chiappe in bella mostra per manifestare la sua superiorità anche fisica rispetto a quelli che hanno la sua stessa età. E’ più forte di lui, non deve mai apparire in difficoltà e talvolta, mi costa dirlo, prova pure a fare il razzista verso i napoletani come me, perché lui è certo di avere tanti più soldi in banca di tutti quelli che vivono al di sotto del Garigliano. Ma a me, lo ripeto, Peppino genera solo tenerezza, soprattutto quando (spesso) si allinea con quelli più forti.

    Succede che durante una puntata della fortunata edizione di Tiki Taka curata e condotta da Piero Chiambretti, il di cui sopra ha provato ad istruire una difesa d’ufficio per gli imputati Ibrahimovic e Lukaku, messi sotto accusa dal procuratore federale Giuseppe Chinè per la disgustosa gazzarra andata in scena nel derby di Coppa Italia. Disgustosa perché, a dispetto di quanto sostenuto da Cruciani, quella roba lì non è una scena che può far parte del gioco del calcio. Magari certe volte sì, ma tanta violenza verbale è plausibile (non accettabile) sui campetti dei dilettanti, dove la gente va a sfogare le proprie frustrazioni di vita quotidiana prendendo a calci il pallone e pure l’avversario. Ibra e Lukaku, due grandi campioni, tutto questo non se lo possono permettere e qualcuno glielo dovrà pur dire che il loro comportamento è stato mortificante per la categoria, quella dei calciatori che guadagnano decine di milioni all’anno e non possono giustificare offese e minacce con le difficoltà del vivere quotidiano.

    Glielo dico io: Lukaku e Ibra, siete due attaccanti che ogni tifoso vorrebbe nella propria squadra, però ravvedetevi e chiedete scusa. Non a voi stessi, ma ai milioni di ragazzini che si rivedono nelle vostre gesta e poi un giorno ripeteranno quella stessa violenza verbale, “perché lo hanno fatto pure Ibra e Lukaku”. Vi consiglierei, scusatemi se mi permetto, un corso di rieducazione civica, andando nelle ore libere all’interno degli edifici scolastici per spiegare agli alunni che il rispetto sul campo di gioco è la prima regola. E, se si perde la testa (può capitare), bisogna riappacificarsi lì dove la scena della rissa è stata ripresa, davanti alle telecamere. Questo corso di rieducazione potrebbe avere la stessa durata della squalifica che il procuratore federale della Figc certamente chiederà alla giustizia sportiva, in applicazione dell’articolo 28 del codice di giustizia sportiva che punisce "ogni forma di condotta offensiva e discriminatoria, anche indiretta, per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso nazionalità, origine e condizione personale o sociale". Vale a dire, una decina di turni di stop. Non può essere altrimenti, per evitare che il calcio di serie A si trasformi in un’arena dove la rissa diventi la normalità. Proprio come quei programmi tv dove solitamente viene invitato Cruciani per fare un po’ di casino.       

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