Calciomercato.com

  • Luis Enrique e la rivoluzione "felice" col PSG: la finale di Champions League è la consacrazione della sua grandezza

    Luis Enrique e la rivoluzione "felice" col PSG: la finale di Champions League è la consacrazione della sua grandezza

    Vedere Luis Enrique finalista di Champions League, alla guida di un Paris Saint-Germain senza Messi, Neymar e infine Mbappé, è già una vittoria. Un trionfo del merito, dell'arte di allenare a 360°, che non contempla solamente la capacità di creare un'identità tattica ampiamente riconoscibile e che esalti le caratteristiche dei singoli giocatori a disposizione. Luis Enrique è un uomo tutto d'un pezzo e sui comportamenti non transige: per stare dentro un suo spogliatoio sentirsi al di sopra del gruppo non è gradito, perché le vittorie si costruiscono tutti insieme. Non è dunque un caso che, proprio nella prima stagione senza stelle, il lavoro del tecnico spagnolo abbia raggiunto il suo punto più alto.

    E pensare che in Italia, dopo la sua breve e poco memorabile parentesi a Roma, qualcuno lo ha dipinto come un folle. Dileggiandolo oltre ogni ragionevole limite. I capitoli successivi della storia avrebbero reso i giusti meriti e la meritata rivincita a Luis Enrique che, dopo la positiva esperienza al Celta Vigo, ha conquistato un Triplete nel 2015 alla guida del Barcellona. Il Barcellona di Messi, Suarez e Neymar, con altri fenomeni come Dani Alves, Piqué e Iniesta in campo. Poi, qualche anno più tardi, è arrivata la nazionale spagnola, una nazionale con interpreti decisamente diversi rispetti a quelli dell'epoca d'oro e che, grazie anche all'esperienza maturata nel biennio dell'allenatore asturiano (con un Europeo sfumato per dettagli, in semifinale contro l'Italia), l'estate scorsa è tornata a vincere un grande torneo con Yamal e soci.

    E' proprio in quel frangente che abbiamo iniziato tutti quanti ad ammirare la versione 2.0 di Luis Enrique, che ha preso spunto dal suo lavoro sul gruppo alla guida della Roja per imporre al Paris Saint-Germain una rivoluzione filosofica. Quel gioco corale impossibile da imporre ed ottenere in una squadra imbottita di prime donne e nata con l'idea di accumulare più campioni possibili per acquisire prestigio e credibilità. Poi il campo ha detto altro e, durante la gestione qatariota, prima di quella di Monaco di Baviera ha conquistato solamente una finale di Champions League.

    Negli anni, il PSG ha bruciato allenatori su allenatori, tutti impossibilitati ad imporre uno stile ben riconoscibile e a lasciare la loro impronta. Serviva cambiare tutto ma soprattutto farlo accettare ad una piazza che si era abituata alle luci della ribalta e ad un'atmosfera hollywoodiana. Serviva la persona giusta, un uomo fedele a certi principi e non intenzionato a scendere a patti. I fatti gli hanno dato ragione e gli offrono l'opportunità di regalarsi un altro Triplete dopo quello di dieci anni fa. Ma la rivoluzione “felice”, all'insegna di un gioco corale, divertente e finalmente di tutti, può considerarsi già la vittoria più importante. Con tanti saluti a chi in Italia e a Roma lo ha canzonato senza motivo.

    Commenti

    (35)

    Scrivi il tuo commento

    Saimon Vee
    Saimon Vee

    Tanto le prende dall'Inter

    • 0
    • 0

    Altre Notizie