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  • Maida: Zoff, sei la nostra sicurezza

    Maida: Zoff, sei la nostra sicurezza

    Volere bene a Zoff non è molto difficile e nemmeno originale, ma la sua complicata vicenda sanitaria suggerisce qualche piccola riflessione. C’è qualcosa di veramente eccezionale in quello che è successo: per 50 giorni la notizia del suo ricovero con tutte ansie del caso, è rimasta custodita nel segreto di una discrezione quasi impensabile nell’epoca dei social network. Eppure Dino si trovava in una clinica molto popolare non solo per la proprietà, che fa riferimento a Claudio Lotito, ma anche per essere frequentata da molti personaggi dello sport nazionale. Nessuno ha fiatato, non c’è stato un solo pettegolezzo fino al momento in cui le indiscrezioni hanno preso a correre e la moglie Anna si è trovata costretta a improvvisare un centralino telefonico per rispondere a tutti, da Renzi a Platini.

     Nella seconda fase, quella senza protezione, si è visto quanto Zoff incarni il mito di se stesso. Nessun personaggio dello sport italiano conserva una popolarità così solida, praticamente incorruttibile. Non esistono le banali fazioni del tifo per il portiere che ha vinto tutto con la maglia azzurra, che è finito sull’immagine di un francobollo dipinto da Guttuso, che ha giocato a scopone con Pertini coprendone lo sbaglio fatale costato la perdita del settebello a favore di Bearzot  e Causio. Zoff è il campione di tutti, quello che non è stato mai espulso, mai ammonito, quello che un bel giorno si è dimesso dalla guida della Nazionale <per una questione di dignità> dopo che Berlusconi, allora presidente del Consiglio, lo aveva pesantemente criticato per le scelte tattiche nella finale degli europei persa con la Francia.

    Zoff, insomma, è la sicurezza in un mondo sempre meno sicuro. Sai di poter contare su di lui che non ha scheletri in un armadio, che non tradirà mai la fiducia di tutti quelli che per questo non possono fare a meno di volergli bene. Para anche questa, gli ha scritto uno dei tanti. E lui ha promesso di farlo. Forza Dino.

    Enrico Maida

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