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  • Mancini e Perotti uniti dall'8. Roma a Lione 10 anni dopo la notte magica

    Mancini e Perotti uniti dall'8. Roma a Lione 10 anni dopo la notte magica

    • Andrea Menon
    Otto sono i doppi passi di Amantino Mancini, otto è il numero di Diego Perotti, otto è anche la cifra che se ribaltata diventa infinito, proprio come il ricordo di quel gol che 10 anni fa ha piegato il Lione. Il brasiliano e l'argentino si uniscono sotto questo numero, legati anche dall'utilizzo che di loro fa Luciano Spalletti: figure polivalenti del reparto offensivo, fondamentali per saltare l'uomo e inventare, preferibilmente partendo larghi a sinistra nel 4-2-3-1. 

    PROFILI AFFINI - Da Totti a Dzeko poco è cambiato, e nonostante i due abbiano caratteristiche diverse, più potente il brasiliano, più esplosivo l'argentino, l'obbligo è sempre lo stesso: creare superiorità e spaccare la partita con la tecnica nello stretto per servire i compagni o per mettersi in proprio. 

    RENDIMENTI A CONFRONTO - Con 45 presenze e 13 gol nel 2006-07 Mancini ha confermato il suo alto profilo e livello per la quarta stagione consecutiva, diventando di fatto insostituibile: 8 volte a segno in Serie A con 6 assist, 3 in Coppa Italia, vinta poi in finale contro l'Inter, uno in Champions e uno in Supercoppa. Il rendimento di Perotti da quando ha messo piede a Roma - valutato perciò non stagionalmente, ma considerando l'anno solare  - è molto molto simile, anche se in alcuni aspetti è addirittura superiore. L'apporto dell'argentino infatti si riassume in due numeri facilmente in due numeri: 12 gol ma, soprattutto, 16 assist, peculiarità in cui doppia il brasiliano.

    GLI 8 PASSI - "Ho fatto otto doppi passi. Di fronte avevo Reveillere. Mi dà la palla Francesco. E io vado dritto verso la porta, basandomi su un principio: l’area di rigore protegge l’attaccante, perché il difensore non può toccarti e ha paura. Faccio un doppio passo, poi un altro, sposto il pallone, tiro di sinistro. Un gol incredibile". Anche se non è il più bello - quel titolo per sua stessa ammissione spetta al colpo di tacco con la Lazio del novembre 2003-04 -, è sicuramente tra i più importanti e il primo a cui si pensa quando Mancini viene nominato. Rimasto nei cuori e, soprattutto, negli occhi di tutti, a 10 anni e due giorni da quella sera merita di essere rivisto, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto volte... aspettando che, magari, proprio Perotti, nella stessa cornice dello Stade de Gerland di Lione, regali un'altro gioiello così, infinito.

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