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  • Mancini: 'Sì a Stankovic e Thiago Motta'

    Mancini: 'Sì a Stankovic e Thiago Motta'

    L'allenatore dell'Inter, Roberto Mancini ha dichiarato in un'intervista a Tuttosport

    Mancini, l’Inter sembra essere la società che, a livello di organizzazione, si sta più avvicinando alla Juventus. 
    "Prima la nostra era una società “a conduzione familiare”. Moratti però non è che abbia fatto malissimo... ha vinto tutto quello che c’era da vincere e ha centrato tutti i suoi obiettivi. Oggi l’Inter è cambiata, ha preso una direzione differente e speriamo sia vincente come lo è stata l’Inter di Moratti che per questo club ha fatto non il massimo, ma di più".

    E’ il club dei due Papi? 

    "Sì perché la famiglia Moratti è l’Inter e perché lui è ancora proprietario al 30% del club". 

    Lo sa che prendendo in considerazione le ultime dieci giornate, l’Inter sarebbe terza. 
    "Però dovevamo svegliarci quindici giornate fa...". 

    Se questa squadra avesse ancora in campo Zanetti e Cambiasso, quanti punti in più avrebbe in classifica? 
    "L’Inter, anche così, avrebbe potuto tranquillamente avere otto-nove punti in più che abbiamo buttato all’aria. Abbiamo preso dei gol per delle stupidaggini che non si vedono nemmeno al campionato giovanissimi". 

    Per questo cercate gente come Yaya Touré e Thiago Motta. 

    "All’Inter servono acquisti azzeccati: ora non possiamo permetterci di sbagliare. È chiaro che avere giocatori che aumentano la personalità della squadra può aiutarci. Thiago Motta ha fatto un pezzo di storia dell’Inter è bravo, ha tecnica ed esperienza ed è chiaro che può esserci utile". 

    Il ct dell’Argentina sostiene che non ha convocato Icardi anche per i suoi comportamenti. Che ne pensa? 
    "Mauro, da fuori, dà un’impressione diversa da quello che è. Quando sono arrivato lavorava male in allenamento e non aveva l’atteggiamento giusto per migliorare. Dopo un mese si è messo a lavorare per bene e oggi è migliorato tantissimo. Ritengo che una persona vada conosciuta prima di dare dei giudizi e credo che Martino abbia un’impressione su Icardi che non è quella giusta. È anche vero che l’Argentina ha i migliori attaccanti al mondo". 

    Dybala è ormai vicinissimo alla Juve. 

    "Dovessero prenderlo, la Juventus avrà fatto un grande acquisto perché credo che Dybala sia un grande giocatore". 

    All’Inter serve una seconda punta che... 
    "Sia veloce, segni molto, faccia un sacco di gol, degli assist e che costi poco. L’ideale sarebbe un certo Roberto Mancini. Scherzi a parte, non ci servono scommesse, ma certezze". 

    Su Yaya Touré è tranquillo? 
    "Non è un fatto di essere tranquillo: il mondo è pieno di giocatori forti, basta volerli prendere. Questo è il momento in cui l’Inter deve tornare a giocare la Champions: non esserci, è come vedere il Bologna in serie B, una cosa che non ha senso. Per questo tutti noi dobbiamo cercare di dare il massimo per riportare l’Inter dove merita per la sua storia. Questo, tra l’altro, è il primo obiettivo che ha in testa Thohir". 

    Com’è vivere con un presidente che è dall’altra parte del mondo? 

    "Ormai ci sono abituato dai tempi del City: le squadre possono vincere ugualmente, l’importante è che tutti vadano nella stessa direzione. E qui tutti stanno lavorando col massimo impegno". 

    L’Inter ha ritrovato un Mancini migliore? 
    "Sì, perché sono più vecchio". 

    Però è anche più paziente... 
    "Questo è normale perché ho avuto esperienze con persone e culture diverse". 

    Podolski è una scommessa persa? 
    "No, anche se non ha reso come speravamo all’inizio. Lukas è un ragazzo serio, molto positivo col gruppo e sono contento di averlo conosciuto". 

    Con Handanovic cos’ha intenzione di fare? 

    "So che stanno parlando, so che Samir vuole giocare la Champions e credo che il suo sia un desiderio legittimo avendo passato i trent’anni. Lui è stato onesto con noi: se pensa che noi non arriveremo in Champions neanche l’anno prossimo, magari farà le sue scelte". 

    Voto alla stagione? 
    "Siamo partiti per arrivare terzi, siamo ottavi e quindi è un cinque e mezzo che può arrivare a un sei stiracchiato se dovessimo centrare il sesto posto". 

    Nello staff c’è spazio per Stankovic? 
    "Dejan ha giocato dieci anni nell’Inter e ne ha fatto la storia, c’è sempre spazio per lui... Anche in campo". 

    Mancini, la Juventus, partendo da due settimi posti, è arrivata a vincere 4 scudetti ed è in finale di Champions. Pensa possa essere da esempio per l'Inter? 

    "Quando c'è da ricostruire bisogna avere pazienza, è quello che purtroppo a volte manca in Italia. Serve la pazienza di capire che i cicli vincenti inziano e poi finiscono e che quando finiscono occorre tempo per ricostruire. È successo anche alla Juve che ha lavorato tra grandi difficoltà passando anche momenti non semplici e che oggi raccoglie quanto fatto in questi anni, anche grazie al fatto di essersi costruita uno stadio di proprietà". 

    Fosse Allegri e dovesse affrontare quei marziani del Barça, che parole userebbe con la sua squadra? 

    "La Juventus ha fatto un'annata straordinaria, ha vinto il campionato con tante giornate d'anticipo, è in finale di Coppa Italia, è arrivata in fondo pure in Champions e deve essere felice di quello che ha fatto, sapendo che in una finale può accadere di tutto anche se incontri una squadra forte come il Barcellona". 

    Infatti: non esattamente un avversario comodo... 
    "Hanno quattro giocatori incredibili, i tre davanti più Iniesta. In questo momento il Barcellona è la squadra più forte e ha un giocatore come Messi che ti fa partire sempre sull'1-0. Però, ripeto, a Berlino può succedere di tutto anche perché la Juve ha in Allegri un allenatore che sa il fatto suo". 

    Rivedere un'italiana in finale di Champions è un bel segnale per il nostro calcio. 

    "È sempre la solita storia: noi non abbiamo pazienza. Se in Europa arrivano in fondo le squadre spagnole, si alza uno e dice che bisogna copiarle. Se l'anno dopo vincono le tedesche, si parla di modello tedesco. Non c'è un modello di calcio: ci sono anni in cui le cose vanno bene e altri in cui non vanno bene. Quanto fatto dalla Juve dimostra che il calcio italiano, nonostante abbia perso tanti campioni negli ultimi dieci anni, sia sempre molto competitivo. A patto, naturalmente, che si lavori bene avendo capacità di soffrire". 

    Quanto è maturato Tevez rispetto al giocatore che, quando lei lo allenava al City, era fuggito in Argentina? 

    "Io e Carlos abbiamo lavorato insieme tre anni e mezzo e lui si è sempre allenato e comportato benissimo, quella è stata soltanto una parentesi. Carlos, d’altronde, è sempre stato un grande giocatore: lo era al West Ham, quindi allo United, al City e ora alla Juve. Lui ha sempre fatto la differenza dovunque ha giocato". 

    Già e poteva essere dell'Inter... 
    "È vero, Moratti mi aveva chiamato per chiedermi Balotelli e io gli ho detto: 'Se vuole un giocatore forte, prenda Tevez'". 

    Magari sarebbe cambiata la storia dell'Inter e... del Manchester City. 

    "Quella del City sicuro: una volta tornato dal Sud America, Tevez si è messo in condizione e ha fatto dei gol decisivi nella volata finale con lo United. Tra l’altro, vi ricordo che l’unico screzio avuto dal sottoscritto con Carlos è stato quello di Monaco, però ventiquattro ore dopo quella partita ci siamo trovati a casa mia e io gli ho detto "Carlos, per me non c'è nessun problema, quello che è successo è già passato decidi tu cosa vuoi fare", lui è andato in Argentina, ma, una volta tornato, si è subito rimesso in riga. Io di Tevez posso parlare solo bene sia come giocatore, sia come persona". 

    Lei è un allenatore che non porta rancore. 

    "Pretendo molto dai giocatori ma so che certe cose possono accadere in partita quando c'è tanta pressione. Con Vidic per esempio a Reggio Emilia mi ero arrabbiato perché non mi andavano bene certe cose a livello tecnico e tattico e perché quando dico certe cose, un giocatore mi deve seguire. Per il resto posso avere un diverbio più o meno brusco ma poi per me quello è l'ultimo dei problemi". 

    La scalda di più il derby di Milano o quello con la Juve? 
    "Sono partite che mi piacciono, perché c'è lo stadio pieno e tanta rivalità. A proposito: credo che la rivalità tra Inter e Juve debba tornare a essere solo a livello sportivo. Bisogna concentrarsi sui novanta minuti, si può vincere o perdere ma è arrivata l'ora di lasciar perdere tutte le altre stupidate". 

    Quanto ci vorrà per dimenticare Calciopoli? 

    "Non so, ma credo che tutti quanti debbano fare qualcosa per uscire da questa situazione. È ridicolo parlare ancora di cose che fanno parte del passato. Non se ne può più". 

    Certo è che l'Inter, tornando al fatto sportivo, non poteva trovare periodo migliore per affrontare la Juve. 
    "Mah, non penso perché la Juve è abituata a scendere in campo ogni tre giorni, sa giocare queste partite e, anche se dovesse cambiare qualche uomo, chi andrà in campo, oltre a essere più fresco, sarà motivato dall'idea di dimostrare di poter giocare nella squadra che ha appena raggiunto la finale di Champions". 

    Che Inter serve per batterli? 

    "Dobbiamo solo continuare a fare quello che sappiamo. Mancando Hernanes e Guarin, è un po' più difficile". 

    Quest'estate è mai stato vicino alla Juventus? 
    "Non mi hanno mai chiamato, come non mi ha mai chiamato la Federcalcio per la Nazionale". 

    Restando in tema: si ritiene ancora un po' troppo giovane per l'Italia? 
    "Diventare ct è una cosa prestigiosa. Dovessero scegliermi, sarei felice. Lo stesso discorso varrebbe anche per qualche altra Nazionale". 
     


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