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  • Mertens: 'I dollari non mi interessano, mi basta Napoli! Quando ci diremo addio a casa piangeranno tutti. Higuain un mostro, ora tocca a Osimhen'

    Mertens: 'I dollari non mi interessano, mi basta Napoli! Quando ci diremo addio a casa piangeranno tutti. Higuain un mostro, ora tocca a Osimhen'

    Sono 143 i gol segnati con la maglia del Napoli da Dries Mertens, che lo rendono il calciatore più prolifico con la maglia azzurra. Il contratto del belga scadrà tra cinque mesi ed il rinnovo sul piatto ancora non c'è. Di questo e tanto altro ha parlato ai microfoni del Corriere dello Sport in una lunga intervista, di cui proponiamo un estratto:

    L'ARRIVO A NAPOLI - "Dal primo momento ho avvertito un'attrazione fatale per la città, per la gente. Qui ci sono nove anni ed un quarto della mia vita: ci sono stato e ci starò, sempre bene, perché ho immediatamente avvertito affetto. Sono stato fortunato nella scelta".

    LA CITTÀ - "Non sapevo che sarei andato ad abitare a Palazzo Donn'Anna e per chi conosce quel luogo c'è poco da spiegare. È un posto che ti prende l'anima, io al mattino mi sveglio e vedo il mare, ho un orizzonte che ti conquista, se è possibile posso salire in barca, andare ad Amalfi o a Capri, respirare, immergermi in acqua, vivere. Nella drammaticità del Covid e di questa fase dell'esistenza dell'universo ho potuto scoprire altro, ho apprezzato ancora di più quel luogo, casa mia, mi sono costruito grazie a mia moglie, nuovi interessi, ho cominciato a cucinare seguendo i suoi consigli".

    IL RAPPORTO CON NAPOLI - "Napoli mi ha conquistato, d'impatto. Ho un rapporto speciale con chiunque, il ragazzo del bar di via Posillipo, quello dove vado a mangiare la pizza, perché c'è empatia con la natura stessa di questa gente. Io sono sempre Dries, mai Mertens, quando vado in giro a gustarmi le bellezze di Napoli".

    FUTURO - "Io sto qua. Ho un contratto con opzione a favore del club. Aspetto e poi si vedrà. So che esistono due strade, una è quella dell'addio. E so anche che nel momento in cui sarà inevitabile salutarsi, a casa Mertens piangeranno tutti, io Kat (la moglie, ndr), anche il bambino, mi creda. Io qui sono un uomo felice e lo è la mia famiglia. Ma bisogna essere realistici e pratici: il Napoli potrebbe non avere più bisogno di me, spero non accada subito, però nel caso in cui questo si dovesse verificare, io tenderò la mano, sarò grato per avermi dato la possibilità di appartenere a questo mondo e di avermelo fatto apprezzare. Non dimenticherò un solo istante".

    RINNOVO - "La strategia per il rinnovo è segnare tanto, così De Laurentiis sarà costretto a tenermi. Più gol faccio e più lui capirà che varrà la pena farmi firmare. E poi ho l'asso nella manica... Invece di andare in giro a buttare soldi, per comprare un attaccante nuovo, gli concedo la possibilità di tesserare mio figlio. Ha un centravanti giovane, con una carriera lunga davanti a sé. Ed io non devo mollare né la casa, né tantomeno Napoli. Dollari? Non mi interessano, mi basta Napoli".

    LA SQUADRA PIÙ FORTE - "La più forte in cui ho giocato è quella del secondo anno di Sarri, quella che andò vicinissima allo scudetto, ché se fai 91 punti ti tocca quasi per diritto. Ma non bisogna avere rimpianti. Mi capita raramente di pensarci, e certo fa un po' male, come quando mi capita di ricordare del gol in fuorigioco concesso al Dnipro in semifinale di Europa League. Ma a me non interessa guardarmi alle spalle, né davanti: vivo il presente". 

    PRESENTE - "Domenica dobbiamo affrontare la Salernitana, alle 15, un orario ormai insolito. Bisognerà batterla. Abbiamo buttato via troppi punti e ci sono stati tolti tanti giocatori, nei momenti chiave. Se il secondo Napoli di Sarri è stata la squadra più bella, questa lascia dentro di sé tante domande: dove saremmo se Covid, infortuni e Coppa d'Africa non ci avessero sottratto tutti quei compagni?".

    LA SQUADRA - "Abbiamo Koulibaly, Fabián Ruiz, Insigne e Zielinski nella loro fase più matura; un Di Lorenzo di cui sono innamorato perché le gioca tutte; Rrahmani e Juan Jesus che sembrava - e ribadisco sembrava - dovessero essere le alternative al blocco titolare, che giocano a questi livelli; il ritorno di Ghoulam... Mettiamoci gli altri, poi: questo è uno squadrone, che però ha dovuto pagare un prezzo altissimo alla sfortuna. L'Inter è la più forte, sta avanti, ha un vantaggio, ma non è finita".

    OSIMHEN - "So quanto vale e cosa può diventare. Dipenderà molto da lui, dalla sua capacità di gestirsi. Ha un potenziale spaventoso, già adesso incide come pochi, ed è ancora giovanissimo. In due anni ne ha dovute passare troppe. Ma adesso toccherà a lui".

    IL PIÙ FORTE - "L'Higuain dei 36 gol non ha eguali. Io sono compagno in Nazionale di De Bruyne e di Lukaku, che rappresentano eccellenze. Ma il Pipita di quella stagione faceva di tutto e giocava per la squadra. Fu un mostro".

    IL GOL PIÙ BELLO? - "Non ho ancora finito, devo mettere al sicuro il mio record e quindi se De Laurentiis vuole e me lo consente, mi piacerebbe arrivare a 250. Però posso dire che la prima rete, quella a Firenze, il duetto con il Pipita, ha un posto particolare. Giocavo poco, in quei momenti, o io o Insigne, e dopo aver segnato andai ad abbracciare Colombo, il nostro terzo portiere, che tempestavo di tiri in allenamento. Lui mi teneva su: aspetta e vedrai. Ebbe ragione lui".

    POST CARRIERA - "Quando smetterò viaggerò tanto e poi mi impegnerò con i giovani calciatori. Ho letto che sei su dieci, quando lasciano, si accorgono di aver dilapidato la loro ricchezza e parecchi si ritrovano in difficoltà. Io ho avuto una famiglia che mi ha illuminato e una moglie che ha condiviso con me il processo di crescita. Non posso pensare che si buttino via così i propri sacrifici. Non sarei un manager, chiariamolo, ma mi vorrei inventare una figura nuova, fedele e rassicurante, che sappia consigliarti e garantire un gioioso distacco dalla carriera".

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