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  • Mertens non può essere un problema: ecco perché Milik è necessario per Sarri

    Mertens non può essere un problema: ecco perché Milik è necessario per Sarri

    • Luca Bedogni
    Quando Milik nella scorsa stagione tornò dall’infortunio, pur avendo a disposizione sedici giornate, non riuscì a riconquistarsi una sola presenza da titolare. Al massimo una mezz'oretta, al San Paolo, contro un’Atalanta ormai lanciata verso l’Europa League. Per il resto, manciate di minuti sempre sotto il quarto d’ora, oppure panchina.  Arkadiusz stavolta ha ancora meno tempo per convincere Sarri, gli restano soltanto otto partite. Vittima di un altro brutto infortunio al ginocchio, è rientrato in campo con la Roma il 3 marzo, praticamente un mese dopo rispetto al 2017. Ha giocato 15 minuti contro i giallorossi, 3 contro l’Inter, 8 contro il Genoa e 25 l’ultima, col Sassuolo. Durante la sosta nazionali pare che Milik abbia fatto progressi. Chi non lo avesse visto contro la Nigeria o la Corea del Sud (chi scrive, ad esempio), si accontenti del Milik tonico e volenteroso riapparso in campionato al Mapei Stadium. 

    MILIK AL MAPEI - A Reggio Emilia –il calcio è strano- Sarri scende negli spogliatoi incredibilmente sotto di un gol. Insigne, Mertens e Callejon, il primo dopo aver sprecato l’impossibile, nella ripresa continuano a infrangersi contro la retroguardia rocciosa del Sassuolo, costituita per l’occasione da Goldaniga, Acerbi e Peluso, supportati sulle fasce dai laterali giovanissimi Lirola e Rogerio. Il fraseggio del Napoli a un tratto si rivela sterile, persino senza costrutto. Serve l’ariete. Al meraviglioso Barocco subentra l’Arcadia: Arkadiusz, il centravanti di una volta! 

     Mertens non può essere un problema: ecco perché Milik è necessario per Sarri

    In realtà Milik è molto più mobile di quanto si creda. Di tempo, poi, ne ha passato parecchio a osservare e assimilare dall’alto i movimenti di Mertens, che sono poi quegli stessi movimenti che, tra gli altri, hanno fatto la fortuna di Sarri. A Reggio Emilia Milik andava incontro ai centrocampisti e si buttava nello spazio con una determinazione fresca, che quasi risaltava sulla ‘giornata no’ del belga. E non sarà forse solo una coincidenza se il gol del Napoli è arrivato proprio poco dopo la sostituzione di Mertens. Hamsik apre per Mario Rui, Milik ignorato dallo slovacco attacca l’area in due tempi: al momento del controllo del terzino portoghese, il centravanti cambia direzione puntando lo spigolo dell’area piccola. Lo segue Acerbi, ma il pallone tagliato li supera entrambi. Finirà non si capisce bene se contro Rogerio o Callejon, quindi in rete. Ma l’azione di disturbo del polacco, l’intensità del disturbo resta altrettanto decisiva. E’ lui che per primo intuisce e sfonda la piattezza esagerata della linea neroverde.  

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    Fosse stata la prima volta! In pochissimo tempo, Milik si era già reso pericoloso almeno in due, tre occasioni. Un colpo di testa su corner, un’acrobazia per rimettere al centro un pallone scodellato da Callejon e infine una bella semirovesciata di mancino, su suggerimento di Zielinski, neutralizzata da uno strepitoso Consigli. Dopo il pareggio, tornerà a essere pericoloso altre due volte, ancora di testa e con una traversa colpita in rovesciata. 

    DOVE NON ARRIVA MERTENS – E’ sui calci piazzati, sui corner in particolare, che Milik è assai temibile. Con lui (oltre ai soliti Koulibaly e Albiol), il Napoli porta in area tre saltatori imponenti. Appena entrato, a Reggio Emilia, per poco non trovava il gol con uno stacco imperioso al centro dell’area.

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    Un’incornata che ricorda vagamente il secondo gol della prima doppietta di Milik in Italia, al San Paolo contro il Milan, nel 2016. 

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    Anche senza tornare così indietro, viene in mente pure la partita d’andata contro l’Hellas, l’unica giocata da titolare in questo campionato da Milik. Era il 19 agosto, e il Napoli sbloccava così la gara d’esordio: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Milik sale in cielo, più in alto del pugno di Nicolas, ma non riesce a sfiorare il pallone che cade sul ginocchio di Souprayen e termina in rete. Autogol. Dinamica per certi versi simile a quella che ha portato al gol i partenopei contro il Sassuolo. Se non segna, Milik crea comunque disagio in queste situazioni. Tra parentesi, al debutto stagionale, contro il Verona, il polacco segnò il secondo gol (dunque il primo effettivo del campionato del Napoli).    

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    ARCADIO L’ARMADIO - Arcadiusz (variante polacca di Arcadio), naturalmente, non incute timore soltanto quando stacca. Anche quando inchioda i piedi in area è pericoloso, perché è difficile spostarlo. Spalle alla porta, sa usare bene il proprio corpo, e poi è agile a girarsi. Come prendere posizione facendosi spazio dove spazio non c’è: ecco un esempio, ai danni di Peluso (che non è certo piccolo). Milik qui si comporta come un giocatore di basket sotto canestro, in attesa del rimbalzo. Regola numero uno: tagliare fuori il proprio marcatore.  

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    E ora che avete rivisto il fazzoletto nella mischia sul quale ha stoppato di petto e colpito palla in rovesciata, non vi sfugga il dettaglio della maglia neroverde stretta in pugno. Sa usare bene anche il corpo altrui, Milik.  

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    CON O SENZA MERTENS - Sulla coesistenza con Mertens, un solo accenno: tanto contro la Roma quanto col Sassuolo, vale a dire negli ultimi due match in cui il Napoli è andato sotto, Sarri ha cambiato modulo per provare a risolvere le difficoltà della squadra. Dal marchio di fabbrica 4-3-3 è passato al 4-2-3-1/4-2-4 (togliendo in entrambi i casi Jorginho, il regista). E non è certo stata la prima volta. In questi casi Mertens arretra o si affianca a Milik; eventualmente può essere rimpiazzato da Zielinski, che ha qualità e caratteristiche per fare il trequartista. E’ successo ad esempio a Reggio Emilia, quando Hamsik è entrato per il belga ormai stanco e acciaccato. Dopo il gol del pareggio invece, con l’ingresso di Diawara, il Napoli è tornato nuovamente al 4-3-3 (Zielinski ha cambiato tre posizioni in una partita: mezzala sinistra, trequartista, mezzala destra). E se Milik può interpretare alla grande il ruolo di punta solitaria nel tridente, sa giocare anche in tandem, come si evince da questo bel movimento a liberare Mertens contro la Roma (vedi sotto, il gol del 2-4). La domanda più interessante da porsi allora non è se i due possano convivere ma se a Mertens piaccia giocare insieme al polacco. Ora che Dries si è ritagliato un ruolo da protagonista attaccando gli spazi “da solo”, e gestendoli a piacimento, sarebbe disposto a spartirli con l’ingombrante Arkadiusz?      

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