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    Mihajlovic è Dr Jekyll e Mr Hyde: gran motivatore, tecnico sopravvalutato

    Mihajlovic è Dr Jekyll e Mr Hyde: gran motivatore, tecnico sopravvalutato

    • Alessandro Di Gioia
    Chi è veramente Sinisa Mihajlovic, il Dr Jekyll e Mr Hyde della panchina?

    A dire la verità, facciamo un po' di fatica a capirlo anche noi: l'allenatore serbo ex Milan, attualmente al Torino, poteva senza dubbio entrare nel novero dei grandissimi di questa professione, a livello di Mourinho o Conte.

    Già, poteva. O potrebbe. Sicuramente, ora non può: alle sue squadre manca sempre qualcosa, come evidenziato anche dallo stesso Mihajlovic dopo l'incredibile pareggio ottenuto in casa contro il Milan lunedì scorso, o dopo la sconfitta di ieri a Bologna. "Manca sempre un centesimo per arrivare a una lira", recitava un vecchio proverbio che nel 2000 ha ottenuto la giusta conversione monetaria: nel mondo del pallone, si preferisce dire che manca il salto di qualità

    Eppure, il Torino quest'anno ha una gran bella squadra, una gran bella rosa: Ventura, attuale tecnico della Nazionale italiana ed ex granata, avrebbe pagato di tasca sua per vedere arrivare nella stessa stagione giocatori come Ljajic, Iago Falque o Iturbe. No, Cairo con lui non comprava: con Mihajlovic sì, e sembra non sia ancora finita. Sicuramente punti in più per l'allenatore, capace di motivare, oltre che i propri giocatori, anche il proprio Presidente.

    Punti in più che diventano però immediatamente punti in meno, se con questi giocatori la tua squadra accusa cali di tensione e blackout paurosi, come avvenuto contro i rossoneri di Montella, sia in Coppa Italia che in campionato: inspiegabili, se si pensa che una delle migliori qualità dell'allenatore serbo è proprio quella di instillare nei propri calciatori un fuoco sacro sconosciuto ai più.

    Un fuoco che però brucia troppo in fretta: l'anno scorso al Milan, dopo una buona partenza e nonostante partite che i tifosi rossoneri ricorderanno per sempre, come il derby vinto 3-0 contro l'Inter, tutto è diventato cenere troppo in fretta, tanto da provocare l'effetto opposto nella squadra, che invece di apparire carica e vogliosa scendeva in campo impaurita, non riuscendo a produrre uno straccio di gioco. Ha lanciato Donnarumma, ma ha cassato Suso. Con la rosa che aveva, nessuno gli chiedeva di vincere lo scudetto, ma si poteva sicuramente fare meglio: vedere alla voce Montella.

    Al Toro, il refrain appare il medesimo: inizio con grande entusiasmo, risultati importanti, poi qualcosa che si spezza. Forse per un po' di tracotanza da parte dell'allenatore stesso: un episodio simbolo può essere l'inserimento di due attaccanti nel derby contro la Juve, sul punteggio di 1-1, prima di subire la rete dello svantaggio, un minuto dopo gli innesti. Forse, a causa di un'eccessiva dose di cazzimma, termine che va per la maggiore in questo momento storico: alcuni giocatori si possono caricare per una strigliata davanti ai microfoni, altri possono imboccare un tunnel nero senza via d'uscita. Vedere alla voce Ljajic.

    Ieri, dopo la doppietta di Dzemaili, il primo segno di resa: probabilmente il Torino è fuori dalla lotta Europa. Nonostante gli acquisti. Nonostante Sinisa: motivatore eccezionale, ma tecnico sopravvalutato, per i risultati raggiunti finora, bene alla Samp, male al Milan, così così così al Torino. E forse le due situazioni sono proprio legate. 

    @AleDigio89

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