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  • Mihajlovic: 'Ibra? Sono dispiaciuto, ma è stato di parola. La malattia? Bastarda, ma ha lasciato qualcosa di positivo'

    Mihajlovic: 'Ibra? Sono dispiaciuto, ma è stato di parola. La malattia? Bastarda, ma ha lasciato qualcosa di positivo'

    Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, si racconta a SportWeek, settimanale de la Gazzetta dello Sport, dopo le feste di Natale passate in famiglia e il ritorno a pieno regime sul campo: "Non potevo desiderare un Natale migliore. Passarlo in famiglia, nelle mie attuali condizioni, è il massimo a cui potessi aspirare: le analisi vanno bene, mi sento ogni giorno più forte, ho accanto mia madre, mia moglie, i miei figli. E il Bologna ha pure vinto le ultime due partite. Mi sento in pace, sono sereno, contento, felice per tutto". 

    APPREZZARE IL TEMPO - "Fermare il tempo? Faccio di meglio, me lo godo. Attimo dopo attimo. Oggi apprezzo fino in fondo ogni singolo momento, ogni piccola cosa, di cui prima magari neanche mi accorgevo, preso come tutti dalla fretta, dalla frenesia e dal pensiero di quello che dobbiamo fare dopo. Ho imparato ad ascoltare, guardo le espressioni di chi ho davanti, gli occhi, i particolari. E mi gusto alcuni piaceri della vita, piccoli e semplici, che però adesso mi sembrano impagabili. Amo tre momenti della mia giornata. La mattina presto: ho ripreso a fare lunghe camminate, 7-10 km. Prima correvo per scaricare la tensione con le cuffie alle orecchie, Oggi non scarico, ricarico. Mi guardo intorno e respiro. Quando hai passato mesi chiuso in una stanzetta di tre metri per tre, con aria filtrata, ti assicuro che anche una boccata d'aria, all'aperto, è una sensazione bellissima. Poi c'è la mia grappa serba prima di cena. La sorseggio pensando a mio padre, che non c'è più, e ne andava matto. Dopo cena invece mi prendo un bicchiere di vino rosso e mi accendo un sigaro. Me lo gusto. Non fumo più le sigarette da quando ho scoperto la malattia: un fioretto. Ho preso tutti i pacchetti e li ho buttati". 

    PACE INTERIORE - "Mi sento bene anche quando non faccio nulla. Resto seduto sul divano, mi godo il sole di Roma, la vista, gli odori e tutto mi sembra bellissimo". 

    LA MALATTIA - "Diciamo che anche una malattia così bastarda, quando la superi, ti può lasciare qualcosa di positivo e di benefico perché ti può cambiare il modo di pensare, di vivere, di comportarti. Io ho riassaporato la meraviglia delle piccole cose". 

    CONTARE FINO A 10 - "Da giocatore scattavo subito, non arrivavo neanche a uno. Adesso ho imparato a contare fino a 6-7, so che posso arrivare a 8. A 10 non chiedetemelo, non è roba per un uomo come me...".

    CON MEDEL... - "L'ho fatto un po' apposta, cercavo un pretesto per dare una sveglia a tutti e forse anche per risentirmi anch'io come sono sempre stato. Quando Gary ha reagito verso di me, mi è partita un po' la brocca, poi però mi sono fermato. In passato se un mio giocatore mi avesse mandato a quel paese lo avrei strozzato in campo, ora invece...".

    LE COSE CHE INFASTIDISCONO - "La slealtà, le bugie, la mediocrità delle persone. Ma lo pensavo anche prima. Ci sono cose nuove che non sopporto, ma in un altro senso. Quando accendo la tv e ci sono pubblicità o programmi che vedevo in ospedale: mi tornano in mente quei momenti e cambio subito canale. Oppure certi suoni. Quando passano i camion per ritirare l'immondizia c'è quel beep per caricare i bidoni che è uguale a quello che in ospedale avvertiva la fine delle cure in vena. A Roma sono fortunato, si fa per dire, perché quel beep lo sento poche volte. Anche sotto a casa mia l'immondizia non la ritirano sempre, decine di sacchetti fuori dai cassonetti, una vergogna. Assurdo vedere la città ridotta così". 

    SU IBRAHIMOVIC - "Dispiaciuto che abbia scelto il Milan? Sì, perché penso che si sarebbe divertito più qui e sarebbe stato bello per lui, per la città, per la società. La squadra avrebbe giocato al suo servizio. Ma non ho nulla da rimproverargli. Mi aveva detto che se avesse scelto il Bologna lo avrebbe fatto per me. Ma poi contano anche le scelte familiari e altre componenti. Ibra mi ha chiamato prima di decidere, è stato di parola e resta un caro amico a cui voglio molto bene. Vorrà dire che mi toccherà batterlo sul campo...".

    SUL MILAN - "Non ho capito la strategia. Giampaolo è stato mollato troppo in fretta, l'ho sempre considerato un grande tecnico, lo consigliai a Ferrero per la Samp, credo avesse bisogno di più supporto e fiducia. Pioli è un allenatore capace ed esperto, ma il vero problema del Milan è chiamarsi Milan. Un passato che pesa rispetto a un presente da ricostruire". 

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