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  • Milan, il ruolo di Furlani e il doppio scenario sul mercato: Maldini e Massara non sono una certezza

    Milan, il ruolo di Furlani e il doppio scenario sul mercato: Maldini e Massara non sono una certezza

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Una bella partita, vinta con merito, non basta per qualificarsi ai quarti di Champions, né tanto meno per garantirsi il quarto posto finale in campionato. Ripensando, però, al valore del Tottenham e al difficile periodo del Milan il successo dei rossoneri, che avrebbero meritato di segnare almeno un altro gol, alla legittima soddisfazione aggiunge paradossalmente anche una spruzzata di rimpianto. A prescindere da ciò che accadrà nella gara di ritorno è infatti legittimo chiedersi dove potrebbe arrivare questo Milan se fosse stato adeguatamente rinforzato l’estate scorsa, o almeno ritoccato nel mercato di gennaio. Perché se sono bastati gli stessi uomini dello scudetto, con il piacevole inserimento in difesa dell’emergente Thiaw, per battere il Tottenham considerato da tutti superiore, dove potrebbe arrivare il Milan in questa Champions con un sostituto di Kessie e un altro attaccante in perfette condizioni e non reduce da un infortunio come Origi?

    In fondo sarebbero bastati due rinforzi veri per non rimanere con il forte sospetto di avere perso un’occasione per il definitivo salto di qualità, soprattutto a livello internazionale, che guarda caso sognava Maldini l’estate scorsa. Invece se soltanto adesso, dopo sei mesi e mezzo, si scopre Thiaw, mentre il tanto atteso De Ketelaere parte sempre dalla panchina e quando entra sbaglia tutto o quasi, vuol dire che sono stati commessi molti errori. E qui veniamo al dolente capitolo delle responsabilità che riguardano la proprietà, visto che il nuovo patron Cardinale non ha voluto alzare il budget, e ancora di più l’area tecnica visto che Maldini ha speso male quanto gli è stato messo a disposizione.

    Ricordare, per credere, le differenti scelte dell’Atalanta che ha trovato due grandi attaccanti, come il venticinquenne Lookman pagato 15 milioni e il ventenne Hojlund pagato 17 milioni, per non parlare del Napoli che ha preso il ventiduenne Kvaratskhelia, pagandolo soltanto 10 milioni, un terzo di quanto è costato il suo coetaneo De Ketelaere. Con l’aggiunta che nessuno dei tre ha avuto alcun problema di ambientamento, al contrario del belga. Proprio questi confronti, ai quali va aggiunta la rinuncia a Enzo Fernandez o al secondo portiere Ochoa, finito invece alla Salernitana, potrebbero indurre la nuova proprietà a cambiare l’area tecnica, se il Milan non si qualificherà per la prossima Champions. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, infatti, i rapporti tra Maldini e la nuova proprietà sono di reciproco rispetto e poco più. E non a caso il ruolo di Ivan Gazidis, milanista d’importazione per motivi aziendali, dall’inizio di dicembre è stato occupato da Giorgio Furlani, milanese e milanista da tempi non sospetti, che non deve imparare l’italiano per parlare con Maldini prima di riferire a Cardinale. Rimasto comprensibilmente in silenzio fin qui, perché quando le cose non vanno bene è giusto tacere, il nuovo amministratore delegato rossonero, sembra l’uomo giusto per evitare di ripetere gli errori del passato, facendo da tramite tra la proprietà che deve capire l’importanza degli investimenti e l’area tecnica che poi deve spendere bene. Per il futuro, quindi, le ipotesi sono due: le prossime scelte di “mercato” spetteranno ancora a Maldini e Massara se il Milan centrerà la qualificazione per la Champions, o in caso contrario ad altri dirigenti con un grande curriculum come Giovanni Sartori, centravanti di scorta nel Milan che vinse la “stella” nel 1979 con Liedholm in panchina, già capace di trovare i giocatori giusti per il Chievo, l’Atalanta e ora al Bologna.

    Nell’attesa di sapere che cosa accadrà, l’unica certezza per il futuro è rappresentata da Stefano Pioli, artefice di un inaspettato scudetto e del rilancio del Milan nella partita più difficile contro il Tottenham. E così, dopo aver dato addio alla scudetto, alla coppa Italia e alla Supercoppa, rimane almeno il sogno Champions. Poi, nel bene o nel male, si faranno i bilanci, a livello tecnico e di conseguenza economico. Perché mai come stavolta saranno i risultati a decidere se, ed eventualmente quanto, si dovrà cambiare per costruire un Milan davvero competitivo su tutti i fronti e non soltanto a parole. Per evitare di ritrovarsi con altri ripianti tra un anno.

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