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  • Milanmania: bene Montella. Ora il mercato delle idee, non delle amicizie

    Milanmania: bene Montella. Ora il mercato delle idee, non delle amicizie

    • Luca Serafini
    Dopo Carlo Ancelotti nessun allenatore, salvo la parentesi Seedorf, ha mai interpretato quella che una volta costituiva la spina dorsale della filosofia di gioco voluta da Silvio Berlusconi. Bruciate sull'altare del cinismo risorse interne come Inzaghi e Brocchi, impegnati nella gavetta del settore giovanile e prematuramente scaraventati a Milanello che somigliava sempre più a un centro di recupero piuttosto che a un impianto sportivo tra i più imponenti d'Europa, restavano alternative di second'ordine, incognite inquietanti in un panorama tecnico avvilente.

    Montella costituisce un'impennata strategica sorprendente e incoraggiante in un club ancora lontano dal ritrovare solidità ed equilibri smarriti da tempo, la sua scelta - quale che sia la genesi - va interpretata e apprezzata come la volontà di riportare sul campo una traccia di quel dna che ha costituito la base dei trionfi di 25 anni irripetibili. Perché il solco sia adeguatamente seminato, occorre ovviamente supportare, condividere e difendere le indicazioni del tecnico nel rinforzare i reparti e i punti più carenti di una squadra da rifondare: un centrale difensivo, due centrocampisti, due attaccanti. Non è (solo) una questione di soldi: valgono spesso nel calcio più 9 milioni per un talento affamato e tardivo come Lapadula che 30
    per un'eterna speranza di redenzione come Balotelli. Vale spesso nel calcio più il tentativo di recupero di promesse come De Sciglio e Bertolacci che costose suggestioni straniere. In questo senso, cinesi o non cinesi, è fondamentale che a guidare il mercato siano le idee e non le amicizie, la strategia e non la convenienza o lo spreco. Per puntare davvero e fino in fondo su Montella, bisogna dargli retta da subito. 
     

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