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  • Moratti: 'Lautaro addio? Per Messi o Dybala. La Juve non vuole lo scudetto a tavolino? Nel 2006 fu una truffa, oggi...'

    Moratti: 'Lautaro addio? Per Messi o Dybala. La Juve non vuole lo scudetto a tavolino? Nel 2006 fu una truffa, oggi...'

    Intervistato dalla Gazzetta dello Sport l'ex presidente dell'Inter, Massimo Moratti, ha parlato dei trionfi del Triplete, iniziati ieri di 10 anni fa con la vittoria della Coppa Italia, parlando però anche del futuro dei nerazzurri suggerendo un super colpo di mercato.

    5 MAGGIO - "Niente viene esorcizzato nel calcio, quel 5 maggio resta. Anche se Milito poi lo rese meno amaro. Io però nel dubbio per scaramanzia quel giorno a Roma non andai... Gettammo le basi per il resto. Vincendo peraltro la sfida più dura delle tre, soffrendo in puro stile Inter. La Roma era la rivale storica di quegli anni e ci teneva a superarci. Servì una prodezza da fuori, un gol non da Milito".

    IL TRIPLETE CHAMPIONS - "Fu paradossalmente la meno difficile. Avevamo sofferto abbastanza a Barcellona. Emotivamente, la Champions l’abbiamo vinta al Camp Nou. La partita più drammatica della mia vita. Giocata quasi interamente in 10 per l’espulsione ingiusta di Thiago Motta. Vedere Eto’o sacrificarsi in fascia rincorrendo chiunque fu un segnale forte. Lì capimmo che il destino era dalla nostra parte, che potevamo superare ogni ostacolo"

    IL RICORDO - "Sembrerà strano, ma la prima cosa che mi viene in mente è un’immagine vista dopo in tv. Una ragazza coi capelli corti e la maglia nerazzurra che piange a dirotto. L’emblema della felicità regalata a tanta gente. Poi il primo gol di Milito, per l’importanza e la bellezza, quell’esitazione con cui fece perdere il tempo a portiere e difensore. Diego era così, classe purissima: anche i suoi silenzi erano delle lezioni".

    NEL NOME DEL PADRE - "Ripetersi nel nome dei Moratti e far felice un popolo mi riempì d’orgoglio. La Coppa del ‘64 fu speciale non solo perché battemmo il mitico Real, ma perché quella squadra, come quella del 2010, era come i Beatles. Grandi uomini messi insieme dal destino per fare la storia".

    RETROSCENA MANCINI - "Quanti meriti ha Mancini? Tantissimi. Aveva costruito la casa negli anni precedenti. In Italia prima di lui non vincevamo, anche perché c’era una ragione molto importante... È un grande allenatore, come sta confermando in Nazionale. E pensare che decisi di prenderlo dopo che nel Natale 2003 mi regalò una maglia di lana dell'Inter con uno scudetto enorme e nel biglietto scrisse “Se vuole tornare a vincere, io sono a disposizione...”

    BENITEZ-LEONARDO - "Mi viene ancora da ridere. Era al top e se non si fosse infortunato si sarebbe ripetuto l’anno dopo. Se hai una squadra così forte e non hai bisogno di soldi, perché dovresti cambiarla? La verità è che sbagliai la scelta dell'allenatore. Benitez era bravissimo, ma non era la persona giusta. Avrei dovuto prendere subito Leo, non a Natale».

    LAUTARO - "Se arriva Messi, ci sto. E se Leo è impossibile, al posto del Toro vorrei Dybala".

    SCUDETTO A TAVOLINO - "Andrea Agnelli ha messo un like al post di un tifoso che non vorrebbe lo scudetto, perché la Juve non è come l’Inter? C'è una leggerissima differenza. Allora si trattava di una truffa, qui di un virus che ha paralizzato il mondo".

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