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  • Napoli, ma allora non era tutta colpa di Garcia

    Napoli, ma allora non era tutta colpa di Garcia

    • Renato Maisani
      Renato Maisani
    "Colpa di Garcia". È stato questo il tormentone che da agosto fino al 14 novembre ha accompagnato ogni sconfitta raccolta dal Napoli, ma anche ogni pareggio, e spesso anche qualche vittoria.

    Del resto, vedere il Napoli che aveva dominato lo scorso campionato in affanno contro qualsiasi rivale, aveva inevitabilmente generato malcontento da parte dei tifosi e della proprietà, che si aspettavano di assistere a un'altra cavalcata trionfale, magari anche in Europa. Del resto Aurelio De Laurentiis non aveva nascosto l'ambizione di puntare alla conquista della Champions League e la rosa del Napoli era stata confermata quasi per intero: di conseguenza, equazione facile, l'unica novità è rappresentata dall'allenatore e dunque se le cose vanno male è solo colpa sua. Semplice, no?

    In realtà il tutto era molto più complesso di così e sorprende come un imprenditore illuminato come De Laurentiis sia caduto in questo errore di valutazione. Il Napoli l'anno scorso aveva stravinto il campionato, è vero, e l'organico - ad eccezione di Kim - era stato confermato e anche impreziosito da qualche rinforzo. E allora cos'è successo? 

    Innanzitutto, come accaduto in passato anche in altre piazze (Inter post-Triplete su tutte), la conquista di un traguardo storico genera un inevitabile senso di appagamento - o limita la fame, per lo meno -  e cambiare alcuni componenti dell'undici titolare genera quella ventata di motivazioni che non guasta e avrebbe guastato nemmeno al Napoli versione 2023-2024: non a caso l'innesto di Ngonge ha finora inciso in tal senso, seppur soltanto a intermittenza.

    Tuttavia, ridurre il tutto a responsabilità dell'allenatore è risultato un errore marchiano e pensare di risolvere tutti i problemi sostituendo il tecnico francese un'esagerata semplificazione della situazione. Tanto più se l'identikit del successore viene individuato in un Walter Mazzarri che ha dimostrato, nei numeri e nel gioco, di non riuscire ad invertire la rotta ma - probabilmente come da pronostico - di far sprofondare ulteriormente la squadra azzurra in classifica, al punto da indurre De Laurentiis a rimpiazzarlo prima della sfida col Barcellona, puntando ad una scossa che possa salvare per lo meno il percorso europeo.

    Insomma, risultati e numeri alla mano, non era tutta colpa di Garcia. Anzi, probabilmente lo stesso Luciano Spalletti avrebbe fatto fatica a trascinare questo Napoli ad un'altra stagione al vertice. Ed è probabilmente anche questo il motivo che ha indotto il buon Luciano a salutare tutti tra gli applausi, onde evitare di rovinare il ricordo di un trionfo epico. Perché sì, l'organico del Napoli che ha conquistato lo Scudetto era un organico di assoluto rispetto, ma lo strapotere dimostrato in campionato è stato frutto anche di una combinazione di eventi, di periodi di forma strabilianti di alcuni dei protagonisti e di défaillance delle rivali non facilmente ripetibili.

    E per questo Spalletti, consapevole delle difficoltà che avrebbe trovato nel ripetere il trionfo in campionato e tanto più nel puntare alla alla conquista Champions League, ha deciso di congedarsi.

    Sicuramente Garcia avrebbe potuto fare meglio, questo è innegabile. Nei risultati, nella gestione dei giocatori, nell'inserimento dei nuovi, nel mantenere alte le motivazioni. Sicuramente sì. Ma la colpa non era certo tutta di Garcia. E adesso, forse, è tutto un po' più chiaro.

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