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  • Napolimania: dopo l'emergenza, via tutti! Il calcio segua la strada di De Laurentiis

    Napolimania: dopo l'emergenza, via tutti! Il calcio segua la strada di De Laurentiis

    • Marco Giordano
    In un momento del genere, provare a scrivere di calcio diventa quasi impossibile. Giusto riflettere, invece, partendo dai fatti: come tutti i presidenti di Serie A, anche De Laurentiis è in contatto con le istituzioni federali, sia con il numero uno della FIGC Gabriele Gravina, sia con il gran capo del CONI, Giovanni Malagò. La paura c'è, così come la voglia di mettere un punto, anche se si tratta di fermarsi per un periodo lungo. L'onda del terrore per il contagio si è impadronita del calcio, in una strada, come sempre, tutta italiana: la scandalosa sceneggiata, la pantomima di Parma-Spal ne sono la palese rappresentazione. Non si fa altro che alimentare questo circuito della paura, quando andrebbe intrapreso un percorso lineare, netto: in momenti del genere, c'è una riunione, una sola, si decide e si va avanti, scegliendo quella strada. L'inettitudine mostrata dai vertici del calcio e dello sport italiano in un momento così drammatico, porta ad una sola strada: finisce l'emergenza e via tutti, a partire dal Ministro dello Sport che riesce nell'impresa di scontentare tutti, passando per un sindacato dei calciatori che si è mosso in modo tardivo e rispondendo a logiche elettorali. Per non parlare della Lega e dei vertici dello sport: pare che abbiano scoperto tutti con Juventus-Inter gli interessi che ci sono nel calcio, pare che abbiano scoperto tutti con il coronavirus che il calcio vale svariati miliardi di euro. Miliardi di euro. Miliardi di euro.

    L'ORA DI ADL. Aurelio De Laurentiis avrà commesso diversi errori, avrà forzato la mano in tante circostanze, ma ha sempre espresso un concetto lineare: dare il calcio a professionisti che conoscano la materia, che vengano pagati e premiati per i risultati che ottengono, che la Serie A divenga industria a parte per quello che genera, così come diventino indipendenti gli arbitri, in una loro corporazione professionale. Un mese, forse 45 giorni e l'emergenza dovrebbe, speriamo, finire, con il minor numero possibile di contagiati, di ricoveri e soprattutto di vittime. Dopo tutto questo, però, si agisca, si segua finalmente una strada. Un piano quinquennale di rilancio del calcio italiano, con una governance precisa, forte, autonoma: e che abbia a cuore il bene del calcio, che poi si traduce anche nel bene dei portafogli di chi di dovere. Pensare di voler cancellare il business dal calcio è ridicolo, riflettere su un nuovo modo di far girare un mondo che si sta trasformando in un circo piuttosto ridicolo diventa fondamentale.

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