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Netzer, il ribelle che si mandò in campo da solo. La sua versione sulla lattina che annullò il 7-1 contro l'Inter...

Netzer, il ribelle che si mandò in campo da solo. La sua versione sulla lattina che annullò il 7-1 contro l'Inter...

  • Remo Gandolfi
    Remo Gandolfi
E’ il 23 giugno 1973.
Al Rehinstadion di Dusseldorf si sta giocando la finale della DFB-Pokal, la Coppa di Germania.
Di fronte Colonia e Borussia Mönchengladbach.
I Biancoverdi della Renania sono i favoriti.
Solo l’anno prima sono stati capaci di vincere la Bundesliga ripetendo così il successo della stagione precedente. Mai nessuno prima di allora aveva vinto per due volte consecutive il campionato tedesco.
Nel Borussia ci sono calciatori di altissimo livello.
L’attaccante Jupp Heynckes, il terzino Berti Vogst, i centrocampisti Rainer Bonhof e Herbert Wimmer e ilportiere Wolfgang Kleff sono tutti calciatori affermati e tutti nel giro della Nazionale tedesca.
E poi c’è lui.
“L’angelo biondo” o “Von Karajan” come viene chiamato dai tifosi del Borussia.


GUNTER NETZER.

E’ il regista della squadra. L’uomo dai cui piedi (enormi ! porta il 50 di scarpe) passano tutte le manovre offensive.
Ha una visione di gioco probabilmente unica nel calcio mondiale. Forse solo il nostro Gianni Rivera è alla sua altezza sotto questo aspetto del gioco.
Calcia indifferentemente con entrambi i piedi e i suoi lanci di 40 metri sono in grado di tagliare come un coltello nel burro le difese avversarie.
Quel giorno però Gunter Netzer non è in campo.
E’ seduto in panchina.
Una scelta folle che può far pensare che l’allenatore del Borussia Hans Weisweiler, da ben nove stagioni sulla panchina dei biancoverdi e artefice del miracolo di questo piccolo club della Renania, non sia quel giorno nel pieno delle sue facoltà mentali.
“Netzer è come l’olio nel nostro motore. Abbiamo potenza ma senza di lui non siamo in grado di “girare” dirà il compagno di squadra Bonhof al termine di quell’incontro.
La spiegazione di Weisweiler non ha convinto nessuno.
“Netzer non è al top. Dopo la morte della madre (avvenuta un mese prima) non è più riuscito ad allenarsi bene e con continuità”.
Il motivo, come è facile immaginare, è un altro.
Netzer ha comunicato qualche giorno prima ad allenatore e società di aver raggiunto un accordo per trasferirsi al termine di quella stessa stagione in Spagna, nelle file del Real Madrid.
E Weisweiler non l’ha presa bene.
Esattamente un mese prima di questa finale i suoi ragazzi hanno perso la finale della Coppa Uefa contro il Liverpool di Bill Shankly e di Kevin Keegan.
Weisweiler sa che i suoi ragazzi stanno raggiungendo la maturazione necessaria per trionfare anche in Europa … farlo però senza il suo “direttore d’orchestra” diventerà sicuramente assai più difficile.
La punizione per Netzer è quindi di escluderlo dall’ultima partita ufficiale della stagione, quella nella quale Netzer avrebbe la possibilità di salutare i suoi tifosi dopo 10 anni di fedeltà al Club … e magari stringendo un trofeo tra le mani.
Ci vuole poco però per capire che Hans Weisweiler ha clamorosamente sbagliato i suoi calcoli.
Il Borussia fa una gran fatica ad imporre il proprio gioco e la partita è scialba e con pochi sussulti.
Con il risultato fermo sull’uno a uno a metà della ripresa Weisweiler ci ripensa.
Fa segno a Netzer di prepararsi a scendere in campo.
Riceve un secco rifiuto.

Netzer non ha nessuna intenzione di alzarsi dalla panchina.
Weisweiler è costretto ad incassare.
Ha sbagliato e la sua scelta ora gli si ritorce contro.
Mancano una manciata di secondi alla fine dei tempi regolamentari quando Christian Kulik, centrocampista del Borussia, cade a terra colpito dai crampi.
Gunter Netzer si toglie la tuta e si avvia verso il campo di gioco.
Passa davanti a Weisweiler e gli dice “Ecco, adesso è ora che giochi anch’io” senza nemmeno guardarlo in volto.
Al suo ingresso in campo i tifosi del Borussia si rianimano. “Netzer, Netzer, Netzer …” è il coro che si leva dagli spalti.
C’è qualcuno che giura che anche parecchi tifosi del Colonia si siano uniti al coro …
Per i primi tre minuti del primo tempo supplementare Gunter Netzer cammina per il campo, con il suo stile apparentemente indolente e quasi disinteressato.
In fondo proprio lui poco tempo prima aveva dichiarato in un’intervista che “Si, so che dovrei correre anche quando non ho il pallone tra i piedi. E’ solo che proprio non è nella mia natura”.
Poi si fa dare il pallone dal compagno Vogst, qualche metro nella metà campo avversaria. Fa una finta evitando un avversario per poi appoggiare il pallone al compagno Bonhof. Sembra che si accontenti di accompagnare l’azione ma poi decide di fare qualcosa di insolito e di completamente estraneo al suo repertorio.
Si lancia nel cuore della difesa avversaria, senza palla, a dettare il passaggio.
Bonhof lo vede e gli serve una palla filtrante con il contagiri.
Netzer arriva in corsa e scarica un sinistro potente e preciso che si insacca all’incrocio dei pali.
Gerhard Welz, il portiere del Colonia, non accenna neppure alla parata.
Sarà il gol decisivo.
Il Borussia Monchengladbach vincerà la sua seconda Coppa di Germania
nella sua storia e Gunter Netzer potrà andarsene dal “suo” Borussia come merita: da vincitore.
Il Borussia Monchengladbach fu uno degli autentici miracoli sportivi degli anni ’70.
Per quasi tutto quel periodo i grandi rivali dei “Puledri” (uno dei soprannomi del Borussia dell’epoca, composto soprattutto all’inizio da calciatori giovanissimi) sono stati i bavaresi del Bayern Monaco.
Addirittura tra il 1968 e il 1977 queste due squadre si sono divise tutti e 9 i campionati con il Borussia capace di conquistare 5 titoli contro i 4 del Bayern. 
Una sfida aspra, appassionante e polemica.
Due stili completamente diversi di intendere il calcio.
Il ricco e “prepotente” Bayern Monaco e il povero e provinciale Borussia M’Gladbach.
Pragmatico, efficiente e conservatore quello del Bayern, più offensivo, creativo e spettacolare quello del Borussia.
Simboli incontrastati di questi due club Franz Beckenabuer da una parte e Gunter Netzer dall’altra.
Due leader carismatici, due punti di riferimento assoluti, due calciatori di grande talento … e in Nazionale due galli nello stesso pollaio.
Non è un segreto che il “Kaiser Franz” non vedesse di buon occhio la presenza con i bianchi di Germania del biondo centrocampista nativo proprio di Monchengladbach.
Aldilà dei motivi personali spesso tirati in ballo a sproposito (i due hanno sempre negato antipatie reciproche) il motivo era essenzialmente tattico e di coesistenza in campo.


Netzer era l’assoluto fulcro del gioco del Borussia con una libertà di movimento totale. Ogni singolo pallone passava dai suoi piedoni e spesso il biondo numero 10 si “abbassava” a farsi dare la palla anche dai propri colleghi di difesa.
Cosa inaccettabile per Franz Beckenbauer che pur giocando da libero quando il Bayern difendeva era il primo costruttore di gioco dei rossi bavaresi, sia giocando la palla da dietro sia inserendosi spessissimo in attacco.
Per questo Beckenbauer preferiva il molto più duttile (e soprattutto umile) Wolfgang Overath, un tedesco con caratteristiche da brasiliano e che amava giocare prevalentemente nella metà campo avversaria.
Alla fine le pressioni di Beckenbauer e dei compagni del Bayern (neo campioni d’Europa) convinsero il selezionatore tedesco Helmuth Schoen a propendere per il mancino del Colonia, già protagonista in Messico quattro anni prima ma che aveva dovuto lasciare il posto a Netzer agli Europei vinti nel 1972.
Gunter Netzer nei mondiali del 1974 che videro i tedeschi salire sul tetto del mondo calcistico giocò la bellezza di … 21 minuti !
Entrando al posto di Overath e nella partita che la Germania Ovest vorrebbe con ogni probabilità cancellare più di ogni altra dalla propria storia: quella persa contro i cugini della Germania Est nel terzo incontro di qualificazione.
Quelle soddisfazioni che sono arrivate solo parzialmente con la Nazionale tedesca Netzer le raccoglierà a livello di Club. Dopo i trionfi in serie con il Borussia nell’estate del 1973 arriva come detto il trasferimento al Real Madrid.
Poche settimane prima i rivali storici del Barcelona hanno messo sotto contratto il miglior calciatore d’Europa, fresco vincitore della sua terza Coppa dei Campioni consecutiva: Johann Cruyff.
Alle “Merengues” occorre un acquisto importante e “mediatico” per parare il colpo.
Gunter Netzer è l’uomo ideale
sia per le sue qualità in campo che per il suo carisma fuori dal rettangolo di gioco.
Ribelle, amante delle auto sportive, delle belle donne e della vita notturna è impossibile da non notare con quei lunghi capelli biondi.
L’anno successivo arriverà al Bernabeu un altro tedesco, Paul Breitner e la Liga diventerà uno dei campionati più interessanti e combattuti d’Europa.
Il Barça “olandese” di Cruyff e Neeskens, il Real Madrid “tedesco” di Netzer e Breitner e l’Atletico Madrid "sudamericano" di Leivinha, Luis Pereira, Ayala ed Heredia.
Al Real Madrid Gunter Netzer rimarrà tre stagioni, conquistando due titoli (1974-1975 e 1975-1976) e lasciando un ricordo indelebile per le sue grandi doti tecniche e … per l’amore per Madrid e per la sua sfrenata vita notturna.
Chiuderà la carriera nel Grasshopers al termine della stagione 1976-1977 per diventare prima un eccellente General Manager all’Amburgo di Hrubesch, Kaltz e Magath (vincitore di una Coppa dei Campioni nel 1983) e per diventare in seguito un uomo d’affari di grande successo.

ANEDDOTI E CURIOSITA’
Gunter Netzer fu uno dei protagonisti nella famosa “partita della lattina” giocata in Coppa Uefa contro l’Inter nell’ottobre del 1971.

Alla mezz’ora del primo tempo, con il Borussia in vantaggio per due reti ad uno, il centravanti dell’Inter Roberto Boninsegna cade a terra colpito da un oggetto arrivato dagli spalti del piccolo e vetusto campo del Borussia.
Si accende un parapiglia e l’arbitro fa fatica a riportare la calma.
Quando la partita riprende i tedeschi si scatenano.

Finirà sette a uno per il Borussia ma, grazie alle gradi capacità di convincimento del compianto avvocato Peppino Prisco, l’Inter vedrà annullata la partita che dovrà essere rigiocata in campo neutro.
Le dinamiche non furono mai completamente chiarite.
Sceneggiata o danno effettivo ? Inter arrendevole dopo aver perso il suo centravanti o contraccolpo psicologico ? Non si saprà mai.
Ma la versione di Netzer di quella sera è chiarissima.
“Non so neppure io cosa sia successo di preciso. So solo che quella sera eravamo in stato di grazia. Fu una delle nostre migliori partite e quando la squadra giocava così non ce n’era per nessuno … lattina o non lattina”.

L’antefatto della finale di Coppa in cui Netzer partì dalla panchina.
Weisweiler comunica a Netzer la sua esclusione nell’albergo dove la squadra è in ritiro.
Tre ore prima del match.
Gunter Netzer sale in camera prepara i suoi bagagli e fa per andarsene.
“Se non posso giocare la partita tanto vale che me ne vada a casa” ammette di aver pensato Netzer.
Un paio di compagni, tra i quali Berti Vogst, lo rincorrono e lo pregano di ripensarci.
“Hai giocato con noi 10 anni. Oggi è la tua ultima partita e può benissimo accadere che tu possa darci un grande aiuto anche a partita in corso” gli dicono i compagni di squadra.
Netzer si lascia convincere.
Va in panchina solo che … quando entrare in campo lo deciderà lui stesso …
Netzer era un autentico spirito libero. Tutti a Monchengladbach sapevano della sua passione per la bella vita ma nessuno interferiva più di tanto. Non solo perché non aveva vizi particolari (beveva pochissimo ad esempio) ma perché in campo il suo rendimento era sempre altissimo.
Girava in Ferrari e insieme alla sua ragazza aveva aperto un locale molto “fashion” chiamato “Lovers”.
A questo proposito la definizione più divertente di Netzer la darà il suo compagno di Nazionale Gerd Muller, uno che invece con l’alcol di problemi ne ha purtroppo avuti parecchi.
“Gunter era un anticonformista ribelle nella nazione più conformista e inquadrata del globo. Era un George Best senza il bere. Netzer i locali notturni non li usava per festeggiare, ma per fare soldi”.
Mentre è già al Real Madrid viene invitato al matrimonio di Christina Sinatra, la più giovane delle figlie del celebre Frank, a Las Vegas.
Netzer è in ritiro con la squadra ed è infortunato.
“Alla squadra non posso essere utile per cui cosa resto qui a fare ?” pensa il biondo centrocampista tedesco.
Così prende un aereo e va negli Stati Uniti. Al suo ritorno c’è una multa record che lo attende.
“Poco male. I soldi sono l’ultimo dei miei problemi” dichiarerà con grande nonchalance Netzer.
Non solo Netzer ammette che con Franz Beckenbauer non ci sono mai stati problemi fra di loro. Con Overath, suo rivale nel ruolo di regista della Germania Ovest, è ancora più esplicito. “Wolfgang ed io siamo ottimi amici. Ma sono il primo a dover riconoscere che in campo insieme siamo incompatibili”.
I ventuno minuti di gioco con la Germania Est sono comunque valsi a Netzer per entrare nella storia della Coppa del Mondo come primo calciatore vincitore di un Mondiale di calcio a giocare in un Club fuori dai confini del proprio paese. Netzer era infatti già da un anno un calciatore del Real Madrid.

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