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  • No di Albertini e Bertolaso: Salvini incolpa la Meloni, Draghi lascia dopo Natale?

    No di Albertini e Bertolaso: Salvini incolpa la Meloni, Draghi lascia dopo Natale?

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Luana, 22 anni, operaia all'orditoio. Operaio, operaia... parole che non usano più. Lavori e condizione sociale che abbiamo espulso dal... dibattito. Dal dibattito, dall'immaginario e dall'immaginato. Infatti alla parola orditoio nessuno, se non del settore tessile, ha saputo bene cosa immaginare, al massimo qualche vaga reminiscenza di illustrazioni sulle filande... E invece l'orditoio è un macchinario moderno e in funzione qui e oggi. Rulli che fanno girare senza mai fermarsi i fili del tessuto, rulli che girano a loro volta, rulli a vederli in foto lunghi quasi quanto un essere umano e larghi decine di centimetri. Un girare di rulli che, a detta di chi ci lavora, non consente di star loro vicino se sei stanco o in non perfetta forma fisica. Il rumore, la velocità del girare, il rapporto tra fili e rulli. Luana è morta agganciata, presa e uccisa da un orditoio, una morte operaia di cui ci siamo voluti accorgere perché era bella, giovane, mamma e aveva sognato di fare l'attrice. 

    Sindaci Roma e Milano, Salvini a Meloni: se perdiamo è colpa tua - Sindaci Roma e Milano, i candidati Bertolaso e Albertini si chiamano fuori. Candidati forti della Destra, con possibilità (non certezza) di vittoria. Ma hanno detto: no, grazie. Salvini dice che sono "saltati per colpa degli alleati", leggi Meloni. Quindi Salvini dice a Meloni: se a Roma e Milano perdiamo sarà colpa tua. A Milano la Destra, saltato Albertini, ha difficoltà a trovare un candidato che davvero competa con Sala. A Roma sarà dura, soprattutto per l'elettore. Può rivotare Raggi che si ripresenta, se è dotato di spirito masochista non avrà difficoltà. Può votare Calenda: se gli interessa partecipare e non vincere non avrà remore. Può votare per ancora non si sa chi ma della nomenklatura di Fratelli d'Italia, se vuole il quarto sindaco quarto cavaliere dell'Apocalisse per Roma dopo Alemanno-Marino-Raggi sa come tentare l'impresa. Oppure, pare, può aspettare l'accordo Pd-M5S per la Regione e, se accordo c'è, votare per Zingaretti che lascerebbe la Regione blindata da suddetto accordo e quindi si candiderebbe a sindaco di Roma. Oppure può votare, se non per Zingaretti che non ce la fa a fondere in patto di ferro in Regione Pd e M5S, per Gualtieri. Se ha molta pazienza, nessun entusiasmo, poca memoria e se crede che Goffredo Bettini sia il mago della pietra filosofale e il messia della sinistra e il redentore del populismo, allora sa chi votare.

    Draghi: quasi quasi faccio Natale e me ne vado - L'ha detto davvero? Probabilmente no, probabilmente detto così papale papale se lo sono inventato i giornalisti che lo scrivono. Ma un pensiero del genere nella testa di Draghi non sarebbe immotivato. Partiti e forze sociali, partiti politici e sindacati gli stanno chiedendo di rimandare in pensione gli italiani a 62 anni di età. Non come ma più di Quota 100 di Salvini, questa diceva pensione a 62 anni (38 di contributi) ma pensione più bassa e non piena. Sindacati dicono a 62 anni pensione piena. Stessi sindacati e forze politiche danno sulla scuola un saggio di come intendono la riforma della Pubblica Amministrazione: 60 mila in cattedra sulla base della qualifica unica ed esaustiva dell'essere stati o essere precari. La spinta delle forze politiche e sociali è chiara: tutti in pensione e assumere chiunque. Ovviamente con i miliardi del Recovery, Recovery che non per caso non contempla spesa pensionistica aggiuntiva ed esplicita per le assunzioni nella macchina pubblica la condizione, di sopravvivenza, delle competenze. Competenze, non anzianità di precariato. Il Paese o gran parte di esso chiede a Draghi e preme perché firmi il contratto di sei anni con l'Europa (200 miliardi in cambio di riforme) e poi non lo rispetti. Se a Draghi venisse in mente quindi di aspettare e completare primo giro di vaccinazioni, portare a casa la prima rata del Recovery e poi salutare lasciando a chi lo vuole la responsabilità della inadempienza rispetto al contratto con l'Europa e i mercati, sarebbe umanamente, oggettivamente, politicamente comprensibile. 
     

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