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  • Numeri da Barcellona per un ultimo tango da 'vero leader': il Mondiale privato di Messi

    Numeri da Barcellona per un ultimo tango da 'vero leader': il Mondiale privato di Messi

    • Federico Albrizio
    L'ultimo tango del Diez. Dici Argentina e dici Lionel Messi, mai come prima i fari sono puntati sulla Pulce. Quello in Qatar sarà il quinto e probabilmente l'ultimo Mondiale per lui, nonostante il ct dell'Albiceleste Scaloni abbia lasciato la porta aperta a un'altra edizione, e per tanti fattori sarà unico: la chiusura del suo cerchio in nazionale; l'ultimo confronto mondiale (anche solo a distanza) con l'eterno rivale Ronaldo; il primo dopo la scomparsa di Maradona, di cui ha raccolto e onorato la pesantissima eredità come nessun'altro avrebbe saputo e forse saprà mai fare. Pressione alle stelle, ma Leo è abituato alle pressioni psicologiche e anche fisiche. E sotto quest'ultimo aspetto il calendario anomalo dato dalla coppa a metà stagione aiuta Messi, che si presenta in Qatar in uno stato di forma strepitoso.

    NUMERI DA... BARCELLONA - I numeri di inizio stagione sono impressionanti e riportano indietro le lancette. Senza contare le due amichevoli con l'Argentina, nelle prime 19 partite stagionali con il PSG Messi ha uno score straordinario: 12 gol e 14 presenze, produce attivamente più di un gol a partita di media. Un avvio così a Parigi non l'ha mai avuto, più che doppiato quello dello scorso anno (5 gol e 6 assist con lo stesso numero di partite). Per ritrovare un andamento simile bisogna tornare ai tempi d'oro del Barcellona: partenza simile nel 2019 (15 gol e 9 assist, a fine stagione furono 31 e 27), meglio aveva fatto nel 2018/19 (20 gol e 13 assist) in un'annata che lo vide chiudere con 51 reti e 22 passaggi decisivi. Insomma, un Messi non ancora logoro per le fatiche di un'intera stagione sportiva e in formato Barcellona quello che si presenta in Qatar per guidare l'Albiceleste.

    BASTA CRITICHE - Ed è proprio questo che si aspetta tutta l'Argentina da lui, che prenda per mano la squadra e la trascini verso la vittoria finale. Non solo dal punto di vista tecnico ma come leader, o meglio líder, a tutto tondo. Perché in patria Leo è amato e venerato quanto Diego, ma è sempre stato anche bersaglio di tante critiche, come fosse il parafulmine di tutte le difficoltà della nazionale, e tra i principali capi di imputazione c'era proprio l'accusa di non essere capace di trascinare caratterialmente lo spogliatoio. Lo ha confermato con un pizzico di amarezza lo stesso Messi nell'intervista concessa a un'altra leggenda del calcio argentino come Jorge Valdano: "Ho sempre sentito l'affetto della gente, ma gran parte del popolo argentino ha messo in discussione tutto quello che facevo. Nella Copa América 2011 siamo partiti male. Ma poi siamo stati criticati da tutte le parti Quando siamo usciti abbiamo giocato una delle nostre migliori partite [...] Nel 2006 non ho giocato con la Germania. Hanno iniziato a 'picchiarmi'. Poi abbiamo perso una finale di Copa América contro il Brasile. Da lì... Ora dopo aver passato così tanto, dopo aver vissuto così tanto, è arrivato un momento impressionante. Dopo tante finali perse". Già, la vittoria nella Copa América dello scorso anno. Il primo trofeo in nazionale per Leo, in casa dei rivali di sempre dell'Albiceleste, il Brasile. In queste ore è tornato alla ribalta il video del discorso da brividi tenuto dalla Pulce prima della gara del Maracanã: da jefe vero, da capitano che in pugno lo spogliatoio, non per autorità ma per valore riconosciuto dai compagni. Da líder insomma. Ma non basta, serve un ultimo tassello senza neanche pensare al futuro, che sia a Parigi, a Barcellona o a Miami da Beckham. Quel trofeo che manca in bacheca per abbracciare idealmente Maradona: è questo il Mondiale privato di Leo Messi.
     

    @Albri_Fede90

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