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  • Beha: 'Moggi? Mi accontenterei di una confessione generale'

    Beha: 'Moggi? Mi accontenterei di una confessione generale'

    Riprendiamo e pubblichiamo un pezzo di Oliviero Beha per "Il Fatto Quotidiano"

    (...) E i media garriscono certamente per Pogba e Tevez, capitani di ventura della squadra attualmente migliore d’Italia ma sempre a rischio in Europa, ma smaltano assai di più le dichiarazioni - che so - di un Andrea Agnelli che parla di Moggi.

    Sembra passato un secolo da Calciopoli, quando il rampollo non esisteva ancora sotto i riflettori, ma sono solo otto anni, pochi ā€œper la storia centenaria della Vecchia Signoraā€, e nel frattempo ĆØ passata la B per la Juve, le stagioni incerte in A e da Conte in poi la completa resurrezione scudettata degli ultimi tre anni. Adesso il tempo pare sopire e troncare, quindi per Agnelli ā€œMoggi ĆØ una parte importante della nostra storia e visto che siamo in un Paese cattolico lo si può perdonareā€.
     
    Tradotto per gli stenti logografi dell’ambiente, se ne deduce una sorta di ā€œriabilitazioneā€ per il Barbablù del pallone d’antan, che avrebbe fatto le stesse cose fatte anche da altri, leggi l’Inter, che si ĆØ attribuito scudetti a tavolino. Moggi, piccato, ha risposto di ā€œnon aver bisogno di alcun perdono, semmai di un elogioā€.

    ƈ un modo per riesumare una vicenda che malgrado la radiazione sportiva dell’ex Direttore Generale del club plurititolato e la sua condanna in due gradi di giudizio in attesa della Cassazione, il prossimo 22 gennaio, a parer mio rimane ancora fondamentalmente oscura. Liquidare tutto liquidando Moggi o additandolo al perdono come fa Agnelli ĆØ perlomeno equivoco. Intanto, perchĆ© ĆØ tutto da dimostrare che negli ultimi otto anni, scommesse a ripetizione comprese, il calcio e la sua Rotondocrazia siano rimasti indenni da macchie e condizionamenti, che gli arbitri improvvisamente abbiano sbagliato sƬ come prima ma ā€œin buona fedeā€, che il potere sportivo-calcistico sia più trasparente di quello precedente.

    Chi ci metterebbe la mano sul fuoco, tra i tanti Muzio Scevola che ne discettano? Poi perchĆ© nulla ci dice il nipotino Agnelli delle trame famigliari e d’impresa intorno alla Juventus di quegli anni, con incontri indebiti assai prima della deflagrazione di Calciopoli, nel 2004, morto l’Avvocato e Umberto, tra John Elkann e Jean Claude Blanc per ingaggiare quest’ultimo volendo eliminare Moggi.
     
    Infine perchĆ© in Appello a Napoli si ĆØ sentenziato che tutte le partite dei campionati incriminati nel relativo processo ā€œsono risultate regolariā€, il che ci lascia ritenere che Moggi e company abbiano tramato per hobby, senza costrutto. Ma per tramare forse avevano bisogno di un ambiente adatto, nel quale tutti sapevano e nessuno parlava. Anzi tra club e media di Moggi e Giraudo erano stati fatti degli idola tribus: la conclusione potrebbe essere, fuori dai brocardi, che nel marciume dilagante pallonaro guizzavano tutti, e Moggi lo faceva semplicemente meglio.

    E tra quei tutti c’è posto oltre che per i presidenti di club anche per le dirigenze istituzionali, la giustizia sportiva e insomma tutto il Palazzo straintercettato nelle conversazioni di allora eppure uscito lindo e pinto, rigenerato dalla ā€œcattura del capobandaā€. E ci credo che se alla Craxi del ā€œchi non c’entra scagli la prima pietraā€ Moggi non vuol sentir parlare di perdono, ĆØ perchĆ© in un mondo in cui guidavano tutti contromano hanno beccato solo lui. E questo Agnelli lo sa benissimo. Ma parla impropriamente di ā€œperdonoā€. Per parte mia mi accontenterei di una confessione generale, ma si sa, sono all’antica...

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