Beha: 'Moggi? Mi accontenterei di una confessione generale'
(...) E i media garriscono certamente per Pogba e Tevez, capitani di ventura della squadra attualmente migliore dāItalia ma sempre a rischio in Europa, ma smaltano assai di più le dichiarazioni - che so - di un Andrea Agnelli che parla di Moggi.
Sembra passato un secolo da Calciopoli, quando il rampollo non esisteva ancora sotto i riflettori, ma sono solo otto anni, pochi āper la storia centenaria della Vecchia Signoraā, e nel frattempo ĆØ passata la B per la Juve, le stagioni incerte in A e da Conte in poi la completa resurrezione scudettata degli ultimi tre anni. Adesso il tempo pare sopire e troncare, quindi per Agnelli āMoggi ĆØ una parte importante della nostra storia e visto che siamo in un Paese cattolico lo si può perdonareā.
Tradotto per gli stenti logografi dellāambiente, se ne deduce una sorta di āriabilitazioneā per il Barbablù del pallone dāantan, che avrebbe fatto le stesse cose fatte anche da altri, leggi lāInter, che si ĆØ attribuito scudetti a tavolino. Moggi, piccato, ha risposto di ānon aver bisogno di alcun perdono, semmai di un elogioā.
Ć un modo per riesumare una vicenda che malgrado la radiazione sportiva dellāex Direttore Generale del club plurititolato e la sua condanna in due gradi di giudizio in attesa della Cassazione, il prossimo 22 gennaio, a parer mio rimane ancora fondamentalmente oscura. Liquidare tutto liquidando Moggi o additandolo al perdono come fa Agnelli ĆØ perlomeno equivoco. Intanto, perchĆ© ĆØ tutto da dimostrare che negli ultimi otto anni, scommesse a ripetizione comprese, il calcio e la sua Rotondocrazia siano rimasti indenni da macchie e condizionamenti, che gli arbitri improvvisamente abbiano sbagliato sƬ come prima ma āin buona fedeā, che il potere sportivo-calcistico sia più trasparente di quello precedente.
Chi ci metterebbe la mano sul fuoco, tra i tanti Muzio Scevola che ne discettano? Poi perchĆ© nulla ci dice il nipotino Agnelli delle trame famigliari e dāimpresa intorno alla Juventus di quegli anni, con incontri indebiti assai prima della deflagrazione di Calciopoli, nel 2004, morto lāAvvocato e Umberto, tra John Elkann e Jean Claude Blanc per ingaggiare questāultimo volendo eliminare Moggi.
Infine perchĆ© in Appello a Napoli si ĆØ sentenziato che tutte le partite dei campionati incriminati nel relativo processo āsono risultate regolariā, il che ci lascia ritenere che Moggi e company abbiano tramato per hobby, senza costrutto. Ma per tramare forse avevano bisogno di un ambiente adatto, nel quale tutti sapevano e nessuno parlava. Anzi tra club e media di Moggi e Giraudo erano stati fatti degli idola tribus: la conclusione potrebbe essere, fuori dai brocardi, che nel marciume dilagante pallonaro guizzavano tutti, e Moggi lo faceva semplicemente meglio.
E tra quei tutti cāĆØ posto oltre che per i presidenti di club anche per le dirigenze istituzionali, la giustizia sportiva e insomma tutto il Palazzo straintercettato nelle conversazioni di allora eppure uscito lindo e pinto, rigenerato dalla ācattura del capobandaā. E ci credo che se alla Craxi del āchi non cāentra scagli la prima pietraā Moggi non vuol sentir parlare di perdono, ĆØ perchĆ© in un mondo in cui guidavano tutti contromano hanno beccato solo lui. E questo Agnelli lo sa benissimo. Ma parla impropriamente di āperdonoā. Per parte mia mi accontenterei di una confessione generale, ma si sa, sono allāantica...