Calciomercato.com

  • Palermo:| Acquah si racconta

    Palermo:| Acquah si racconta

    • D.V.

    Il ghanese Afriyie Acquah si racconta. 'Ormai quello che guadagno lo divido tra le mie esigenze e quelle della mia famiglia. E faccio anche tanta beneficenza nel mio Paese, non come vorrei perché ancora non guadagno tanto ma cerco di dare il mio contributo. E in futuro vorrei fare molto di più, come ha fatto Essien che è sempre stato il mio punto di riferimento. Sì, Essien lo conosco, ci siamo incontrati tante volte e mi ha sempre incoraggiato. Il mio primo regalo alla famiglia? Una macchina, una Toyota con quattro ruote motrici a mia mamma Anita che l'ha resa felicissima'. Acquah parla del suo grande amore, la fidanzata Mina. 'Non vedo l'ora che finisca gli studi e che mi raggiunga a Palermo, ha solo 18 anni. Le ragazze palermitane? Sono molto carine ed essere un calciatore del Palermo dà sempre qualche privilegio, ma io penso solo a Mina'.

    Il Ghana è considerato tra i migliori paesi africani, ma un terzo della popolazione lì vive ancora con meno di un euro al giorno. E in molti scappano. 'Tutto questo è molto triste - racconta Acquah  -. Vedo in televisione quello che accade e non mi piace. Credo che nessuno vorrebbe lasciare la propria casa, ma per guadagnare qualcosa si fa di tutto anche rischiando la vita. Per fortuna nessuno dei miei amici è andato via in quel modo. Io mi sento fortunato e se non avessi giocato mai a calcio non sarei scappato. Mio padre insegna, mia madre lavora, avrei continuato a studiare e sarei rimasto nella mia città, perché l'Africa può avere un futuro. Non è facile ma io ci credo, e quando smetterò di giocare - spero di chiudere in una delle squadre di Accra, magari nel Chelsea -, resterò nel mio Paese per aiutarlo a crescere. Vorrei mettere su un'associazione umanitaria, un po' come ha fatto Weah in Liberia, per portare cibo e acqua nelle regioni più povere'.

    Domenica all'Olimpico una parte dei tifosi della Lazio gli ha riservato cori razzisti: 'Mi hanno detto che a Roma qualcuno ha fischiato, ma non ho sentito nulla - ha detto Acquah -, ero troppo concentrato sulla partita. Per me a Palermo il razzismo non esiste proprio, tutti sono gentili, da quando gioco in prima squadra mi fermano, mi riconoscono e mi chiedono gli autografi'.

    (Giornale di Sicilia)

    Altre Notizie