Calciomercato.com

  • Panchina decisiva, Zaza come Ravanelli

    Panchina decisiva, Zaza come Ravanelli

    • Luca Borioni
    La differenza alla fine l’ha fatta la panchina. E in generale può farla anche in prospettiva scudetto.

    Al termine di un match che ha visto Juve e Napoli battagliare sul filo dell’equilibrio, la vittoria ha premiato Allegri che nel finale ha saputo o dovuto trovare spazio per Simone Zaza, l’attaccante che nessun altra squadra ha, uno che quando entra lascia sempre il segno, per quanta energica follia ogni volta ci mette: se esagera può anche rischiare il cartellino rosso, se trova il varco giusto allora decide la partita. È come Ravanelli che in quella Juve metteva il turbo e travolgeva gli avversari: in questa squadra Zaza trasforma – con la stessa vorace e un po’ grezza determinazione – i limiti in virtù, insomma fa la differenza.

    La Juve è completa e intercambiabile, il Napoli non può prescindere dai suoi pilastri: se Higuain, Insigne e Callejon steccano, il vuoto è evidente e non si può colmare. Zaza invece fa la differenza, ma non è il solo. Rispetto alla Juventus dei tempi lippiani, la squadra di Allegri ha in più tante alternative di valore. Vive delle prodezze di Dybala e Pogba, ma non certo a tal punto da esserne condizionata nel bene e nel male. Si nutre della forza del reparto difensivo, ma non così tanto da non poter prescindere dai suoi interpreti principali: se manca Chiellini, è il valore di Bonucci a risaltare, e se quest’ultimo si aggiunge alla lista degli infortunati, è la feroce concentrazione di Barzagli a stupire una volta di più. Logico che anche Rugani ne tragga beneficio.

    Insomma la Juve in questo senso ha raggiunto l’obiettivo fissato anni addietro, quando Conte lamentava le differenze (ancora) con le big d’Europa, le quali avevano soldi in abbondanza per investire su giocatori di alta qualità in ogni ruolo e, sempre in ogni ruolo, per poter disporre di alternative allo stesso livello. Quello era il tassello mancante. Ma proprio nel confronto diretto con la rivale più forte del campionato, si è visto che la tendenza è cambiata. Il Napoli ha spesso gestito la partita, senza però tirare in porta. E senza poter cambiare il senso della partita. Higuain ha un solo modo di cercare il gol, Barzagli gli ha sbarrato la strada, ma Sarri non ha potuto scombinare gli equilibri. Allegri invece ci è riuscito inserendo Alex Sandro (per Dybala!) che ha aumentato vigorosamente la spinta a sinistra, ovviando con il lineare Rugani all’uscita di Bonucci e infine trovando in Zaza l’uomo della svolta al posto del discontinuo Morata.

    Il Napoli non ha potuto farci niente. Ha continuato a sviluppare le trame del suo gioco. Fino a un certo punto bastava quello per controllare la partita. Ma nel finale è accaduto l’imprevedibile e, a quel punto, Mertens e Gabbiadini non ce l’hanno fatta a recuperare lo svantaggio. La dimensione della Juve è cresciuta ed è ormai su uno standard europeo. Non c’è un giocatore della rosa che non abbia caratteristiche preziose. Allegri poi è abile a gestire le evenienze, addirittura passando da un sistema di gioco a un altro, spesso anche in partita, e comunque pure in occasione delle sfide più delicate. Un grande segno di vitalità e potenza, non a caso coinciso con la conquista del primo posto in classifica. E con questa rosa amministrare il primato sarà meno difficile.

    Altre Notizie