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  • Parmamania:| Carte ancora coperte

    Parmamania:| Carte ancora coperte

    • Mattia Fontana

    Dare un giudizio sul nuovo corso del Parma è difficile. Anzi difficilissimo. Perché a chiudere il 2010 non è stata soltanto la vittoria con Fiorentina in Coppa Italia, ma anche il deludente pareggio nel derby con il Bologna, che lascia un po' meno speranza per l'anno nuovo 'dando continuità' a una serie di partite con mille alti e bassi. E quel retrogusto amarognolo tipico di quando sai di non aver espresso tutte le tue potenzialità. Partiamo con le attenuanti per Pasquale Marino, l'uomo chiamato a sostituire Francesco Guidolin, che se ne era tornato a Udine forte dell'ottavo posto da neopromosso.

    La prima sta negli infortuni estivi di Galloppa prima e Paloschi poi, associati ai quasi due mesi che la stella Giovinco ha passato ai box. Calcolando il valore del trio, è logico che tutto questo renda difficile il bilancio per una squadra che ha finito il 2010 appena sopra la zona retrocessione dodici mesi dopo aver chiuso il 2009 appena sotto il quarto posto. Ma, detto questo, due cose non tornano. E non sono affatto elementi da poco, almeno per il presidente Tommaso Ghirardi, che nei prossimi mesi potrebbe rimettere in discussione la gestione dello stesso Marino (che non a caso ha firmato un accordo annuale).

    La prima sta a monte, e la colpa non può che essere di chi ha condotto il mercato: Pietro Leonardi. Conoscendo come gioca il nuovo tecnico, doveva mettergli a disposizione un reparto offensivo adeguato. Invece, si è tenuto le tre prime punte che aveva (Crespo, Bojinov e Paloschi non possono che essere considerati in questo modo) aggiungendo un fantasista come Giovinco e due esterni di centrocampo come Marques e Angelo. Che Marino non a caso adatta da terza punta all'occasione. Per vedere un tridente vero, però, servivano attaccanti veri.

    L'infortunio di Paloschi e l'inizio di stagione drammatico di Bojinov (il suo riscatto è per ora la vera scommessa persa del mercato) hanno fatto il resto. Ma l'altro elemento che inquieta Ghirardi è la gestione stessa di Marino. Arrivato con la promessa del bel gioco mancato nella stagione passata, non ha mantenuto le aspettative. Perché il Parma di bel calcio ne ha fatto vedere poco, pochissimo. Vincendo partite soprattutto con la forza dei nervi e il carattere di chi non può perdere. E, quasi mai, grazie al calcio spettacolare che si proponeva. Certo, le assenze hanno pesato eccome. Però, qualcosa non torna comunque. Vedremo da gennaio in poi se sarà 'vero' Parma oppure no.

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