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  • Partizani primo in Albania, Colella a CM: 'Quella chiamata a mezzanotte, ora il titolo. Qui come Inter, Juve o Milan'

    Partizani primo in Albania, Colella a CM: 'Quella chiamata a mezzanotte, ora il titolo. Qui come Inter, Juve o Milan'

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    E’ cominciato tutto una sera di agosto. “Mi hanno chiamato a mezzanotte offrendomi la panchina e il giorno dopo ero qui”. Giovanni Colella, 56 anni, parla da Tirana, in Albania, dove allena il Partizani, primo a pari punti con il Tirana, l’altro club storico della capitale. Colella (foto partizani.net), che vanta un’ottima carriera in serie C, con significative esperienze a Vicenza, Siena e Como, era già stato in Albania, all’Apollonia Fier, storia durata poco e finita con l’arrivo della pandemia: “La realtà è che da quell’esperienza ho imparato molto. Certi errori non non li ho ripetuti e non li ripeto”.

    Per esempio?
    “Quando si va in un ambiente nuovo o diverso, bisogna rispettare le cose che ci sono. Usare il piccone è controproducente”.

    Al Partizani le hanno chiesto di vincere il campionato?
    “Il Partizani è come la Juve, il MIlan o l’Inter. Se accetti di allenarlo devi sapere che l’obiettivo è quello”.

    Sì, ma non è che l’ultimo successo sia poi così recente.
    “L’ultima volta fu nel 2018/19. Noi, però, ci proviamo e ci crediamo anche se è ancora molto lunga. Il Tirana è un avversario storico e, dietro di noi, ci sono delle outsider che vanno molto forte. Parlo di Erzeni, Vllaznia e Egnatia”.

    Com’è strutturato il massimo campionato dell’Albania?
    “La serie A si chiama Kategoria Superiore e vi partecipano dieci squadre. Il girone è all’italiana in quattro fasi: facciamo andata e ritorno due volte. La prima classificata partecipa ai preliminari di Champions, la seconda ai preliminari di Europa League e la terza a quelli di Conference”.

    Lei stavolta ci è stato catapultato all’improvviso.
    “Sì, perché dopo la prima esperienza, mi ero messo l’anima in pace. Eravamo già in piena estate e pensavo di passare sei-sette mesi da disoccupato, magari andando a vedere qualche partita in Italia. Invece, senza alcun preavviso, è arrivato la chiamata”.

    E chi era?
    “Elton Marini, direttore del Partizani, persona di grande cultura e competenza. E’ stato anche mio calciatore e ci conoscevamo da tempo, l’avevo visto a Belluno di recente, ma non ci eravamo detti nulla di particolare”.

    Cos’era accaduto per prendere una decisione tanto repentina?
    “Quella sera, il Partizani era stato eliminato dai preliminari di Conference League e alla fine della partita avevano deciso di esonerare l’allenatore”.

    Che squadra le ha affidato Marini?
    “Una buona squadra soprattutto dal punto di vista tecnico. Ho molti giovani, il capitano, per dire, è del ’96. E’ un gruppo che va rifinito, ma si può lavorare bene”.

    Ribadito che siete in testa a pari punti con il Tirana, com’è l’andamento dei risultati?
    “O vinciamo o perdiamo. Abbiamo pareggiato una sola volta. Questo si deve al fatto che, in casa o in trasferta, il nostro primo obiettivo sono i tre punti”.

    A quale tipo di calcio è paragonabile quello della Kategoria Superiore?
    “Direi che siamo a livello di una buona serie C e, in qualche caso, anche di una media serie B. La base tecnica è alta, c’è da lavorare dal punto di vista tattico e della mentalità”.

    Questo vale anche per impianti e strutture?
    “No, in quelli l’Albania è più avanti. La stragrande maggioranza delle squadre della massima serie sono molto meglio organizzate della serie C italiana”.

    Un esempio?
    “Il Partizani, lo stadio è nuovo e abbiamo un centro sportivo all’avanguardia. Non so quanti se lo possano permettere in Italia anche in serie B”.

    Lei sa che, in tempi recenti, in Albania hanno allenato anche altri italiani: Agostinelli, Sormani, Lerda. Le piacerebbe essere il primo a vincere il titolo?
    “Spesso mi dico: perché no? Sappiamo che dobbiamo provarci”.

    A prescindere dal risultato finale, l’idea è quella di restare a Tirana anche l’anno prossimo?
    “Io qui sto molto bene, ho una società che mi mette a disposizione tutto quello che chiedo, la professionalità è alta, i rapporti con il presidente molto cordiali. Vediamo come va, non escludo nulla”.

    Quindi non esclude neppure che questa possa essere una svolta della sua carriera?
    “La vivo come tale. Nella vita ci sono delle curve a gomito. Spero che questa sia quella giusta”.

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