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Perché uno come André Silva ha potuto vestire la maglia del Milan?

Perché uno come André Silva ha potuto vestire la maglia del Milan?

  • Antonio Martines
    Antonio Martines
Molto presto di André Silva si dirà che non era uno da Milan. Una di quelle frasi fatte che piacciono tanto al tifoso medio, un'affermazione spiccia e risolutiva con la quale si potrebbe liquidare sbrigativamente la vicenda di un giovane attaccante che in maglia rossonera non ha mai sfondato e probabilmente mai avrebbe potuto. Eppure la cosa non si può chiudere cosi in fretta, perché se è pur vero che André Silva non è uno da Milan - o quanto meno non degno di una certa idea di Milan – è altrettanto vero che il Milan per il portoghese ha speso la bellezza di 38 milioni di euro, una cifrà che colloca l'attaccante lusitano al terzo posto nella classifica degli acquisti più costosi nella storia del Diavolo, dietro solo a quelli di Bonucci e di Rui Costa (ma qui parliamo di una vita fa), una cifra non da poco per un acquisto sicuramente sbagliato e che sta per passare in giudicato come se nulla fosse.

Una cifra della quale purtroppo mai nessuno darà conto alla tifoseria rossonera, visto che in questi anni molto spesso i dirigenti del Milan hanno dato l'impressione di staccare a cuor leggero assegni assai pesanti, per giocatori che il più delle volte si sono dimostrati non all'altezza della situazione, se non addirittura privi di stimoli e motivazioni (mi riferisco a Bonucci e Higuain) per una maglia che da sola dovrebbe bastare a dare il senso ad un'intera carriera. Ma non è di questo che si sta parlando, anche se di motivi ce ne sarebbero eccome, quanto piuttosto del perché un giocatore come André Silva sia potuto arrivare a vestire una maglia pesante come quella rossonera. Intendiamoci: di giocatori peggiori di lui negli ultimi 10 anni se ne sono visti eccome, solo che per nessuno di loro si era speso tanto e soprattutto cosi a cuor leggero, ed è proprio su questo che si dovrebbe battere il chiodo, la leggerezza con la quale si sono spesi tutti qui soldi per un giovanotto belloccio, che al di là del fatto di far parte della scuderia di Jorge Mendes ed essere amico di un certo Cristiano Ronaldo, non aveva ancora dimostrato altri particolari “meriti”. 

André Silva non è un brocco, ma di sicuro non è neanche un fenomeno o potenziale fenomeno, come invece era stato fatto credere al suo arrivo al Milan, soprattutto grazie anche alle generose referenze che gli erano state generosamente regalate dalle sue altolocate amicizie calcistiche. André Silva è solo un potenziale buon attaccante che però fino ad ora non è mai riuscito ad esprimersi come avrebbe potuto, ha fatto qualcosa di buono (ma nulla di eccezionale) con il Porto, al quale probabilmente non è parso vero all'epoca, di ricavare dalla sua cessione quasi 40 milioni di euro. Aveva fatto bene all'inizio del suo prestito al Siviglia, per poi perdersi in un limbo fatto di referti medici assai sospetti, che fecero addirittura sbottare il tecnico degli andalusi Caparros, il quale alla fine della scorsa stagione arrivò a dire che “se il Portogallo chiama Andrè Silva è un insulto al calcio”, indispettito dalla sua improvvisa e progressiva latitanza, tanto che invitò la UEFA a indagare sull'accaduto. 

Ma in definitiva parliamo solo di un giocatore che potrebbe o vorrebbe essere molte cose, senza in realtà essere nessuna di esse. André Silva è un attaccante come tanti altri. Alto e robusto si, ma mai abbastanza per gli standard odierni. Veloce e scattante? Si, ma neanche troppo. Tecnico? La risposta è ni, visto che in più occasioni ha steccato di brutto in elementari episodi di gestione e controllo della palla in situazioni di stress e velocità all'interno dell'area di rigore. Non ha mai dimostrato di avere un tiro al di sopra della norma, ma una qualche dimestichezza col dribbling sì, solo però in situazioni di gioco sterile quando era di spalle alla porta e sulla trequarti; inutili ricami che non si sono mai tradotti in qualcosa di più concreto. Tattico? Esclusivamente per necessità visto e considerato che ha giocato da centravanti o ala, solo perchè in realtà, non è fino in fondo nessuna delle due cose. Si tratta dell'incarnazione del tipico centravanti portoghese, ovvero il classico attaccante tutto fumo e poco arrosto, parliamo di un Nuno Gomes qualsiasi che nella migliore delle ipotesi potrebbe diventare un Pauleta, ma neanche un Cadete o un Fernando Gomes. Tutta gente che prima di lui ha provato a fare come si deve il centravanti di ruolo per il Portogallo, che però i veri centravanti non li ha mai sfornati e neanche particolarmente amati. 

@Dragomironero

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