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Perin addio amaro all'Italia: harakiri alla Juve e che rimpianti con Napoli e Roma!

Perin addio amaro all'Italia: harakiri alla Juve e che rimpianti con Napoli e Roma!

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
In un anno la vita calcistica di Mattia Perin, 27 anni, passato dal Genoa alla Juve per una quindicina di milioni, è completamente cambiata e, purtroppo per lui, decisamente in peggio.

Arrivato in bianconero come vice Szczesny con la segreta speranza di giocare almeno quanto il portiere polacco (17 presenze) quando, l’anno prima, aveva davanti Buffon, il ragazzo nato a Latina ha chiuso con 9 partite all’attivo. Il saldo più basso della sua carriera se si esclude la stagione dell’esordio nel Genoa quando aveva diciott’anni. Neppure nel 2016-17, quando patì ben due infortuni gravi, ne aveva totalizzate di meno (16).

Una delusione gigantesca che, complice un infortunio alla spalla, gli ha fatto perdere anche la Nazionale dove, peraltro, la sua posizione era già in bilico. Il c.t., infatti, aveva ragione di chiedersi se un portiere che non fosse titolare nella sua squadra avrebbe potuto fare da dodicesimo a Donnarumma, soprattutto nell’anno in cui il granata Sirigu ha disputato la sua migliore stagione da quando è tornato in Italia.

Ora per tornare ad essere quello di prima, soprattutto agli occhi dei suoi non pochi estimatori, Perin deve andarsene all’estero, conquistarsi il posto da titolare, fare alcune stagioni di buone prestazioni e, magari, vincere anche qualche titolo.

È vero che, formalmente, ha conquistato scudetto e supercoppa con la Juve, ma una cosa è farlo da titolare, un altro da riserva nemmeno tanto considerata.
In pura teoria l’opportunità che gli si prospetta (il Benfica) è di alto livello. Sia perché la squadra ha messo in bacheca il suo trentasettesimo campionato nazionale, sia perché ovviamente parteciperà alla Champions League.

Da tutti i punti di vista, il Benfica è la Juventus del Portogallo: è la squadra leader per numero di titoli e, come la Juventus, ha vinto due Coppe dei Campioni su sette finali (i bianconeri due su nove finali). Inoltre, se vogliamo considerare più basso il livello della serie A portoghese rispetto alla nostra, dobbiamo anche ricordarci che la Nazionale di Cristiano Ronaldo ha vinto l’ultimo Europeo in casa della Francia e la prima edizione della Nations League.

La destinazione, dunque, è tutt’altro che di ripiego, anche in ragione del prezzo (15 milioni) che i portoghesi sono disposti a pagare. In pratica gli stessi soldi sborsati dalla Juve al Genoa. E allora, se le cose stanno così, perché Perin, che avrà tre milioni di euro l’anno per cinque anni,  dovrebbe avere dei rimpianti?

In primo luogo perché alla Juve ha fallito. E se qualcuno (Allegri) non ha mantenuto le promesse, anche lui ha sbagliato qualche partita.

In secondo luogo perché riprendersi da quest’annata negativa sarà psicologicamente difficile.

In terzo luogo perché, se Perin avesse voluto (come voleva), restare in Italia, un anno fa ha perso opportunità che sembravano plausibili per non dire comode.

Penso, per esempio, al Napoli che prese Meret, cinque anni più giovane di lui, ma con un’esperienza ridottissima in serie A (13 presenze prima di approdare in Campania). Ma penso anche alla Roma che si affidò allo sciagurato Olsen, sostituito da Ranieri nel finire del campionato con lo stagionato Mirante.

Possibile - mi chiedo - che Perin non fosse competitivo quanto o più di costoro?
E possibile, sempre per restare alla Roma, che Petrachi adesso gli abbia preferito Pau Lopez che non conosce lingua, compagni e campionato?
Evidentemente sì. E questo significa che un deprezzamento, ancorchè involontario, dell’ex portiere del Genoa c’è stato.

Colpa della Juve. Ma, purtroppo, anche colpa delle scelte e del rendimento di Perin.

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